Tre racconti di miseria e guerra, mi aspettavo dei ritratti della guerra più sconvolgenti e sanguinosi, e invece l' ho trovato, soprattutto sull'ultima storia vago, confusionario e monotono.
Ovviamente, non è forse il miglior libro da leggere di Solzenicyn, una figura di opposizione contro il comunismo staliniano di grande importanza, che nei suoi romanzi ha confessato e reso noto al mondo tutte le nefadenzze e ingiustizie del regime comunista staliniano, raccontando dei Gulag, essendo stato lui stesso prigioniero dentro un Gulag.
Amnesty International si è interessata a lui, di sicuro una figura di grande importanza per rendere note a tutti le ingiustizie, i diritti umani e le libertà a lungo calpestate del regime dittatoriale comunista da non discostarsi più di tanto da un regime dittatoriale fascista o nazista.
Ovviamente, è un premio Nobel per la letteratura,
è per quanto la scrittura risenta tanto della traduzione perdendo quella sua particolarità nello stile, posso dire, comunque che è un autore che valga la pena leggere, forse, non tanto questa serie di racconti, anche se il primo devo dire che l' ho trovato veramente molto forte e notevole.
Si evince dalla prima storia la conoscenza minuziosa dello scrittore verso i gulag, essendo stato lui stesso un prigioniero politico, a causa delle sue idee contrarie al regime.
Tuttavia, a parte la prima storia e la seconda, sulla terza ho perso un po' il filo, la lettura è diventata sempre più monotona e di difficile comprensione. Di sicuro, l' ordine delle storie non è di aiuto, io avrei seguito una linea temporale differente, avrei invertito l' ordine delle storie partendo con "la casa di Matrjona", per poi entrare sempre più nel vivo, dentro le dinamiche della guerra, con "alla stazione" per poi concludere con "Una giornata di Ivan Denisovic", così il ritmo sarebbe stato più incalzante e avrebbe lasciato al lettore un maggiore senso di oppressione.
Tuttavia, ritengo che libri come questi, che affrontino tematiche delicate come la guerra siano storie che vadano lette, ora più che mai, anche se, devo ammettere che competere con "l' ospite" di Hwang Sok-Yong sia veramente difficile.
Quel libro sulla guerra delle due Coree mi ha devastato e scioccata mentalmente per le sue immagini di violenza così agghiaccianti, quel libro è la Guerra e l' aberrazione che essa comporta, aldilà di dove avvenga e del tipo di guerra, io credo che quel romanzo utilizzi un linguaggio efficace, forte e universale da potersi comparare a qualsiasi guerra avvenga, in qualsiasi angolo del mondo.
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