domenica 19 agosto 2018

Non buttiamoci giù di Nick Hornby

Famoso per "Alta fedeltà" e "un ragazzo", Nick Hornby  è uno scrittore  dall'ironia inglese pungente, i suoi libri sono abbastanza scorrevoli e immediati, ma le storie dei propri personaggi non risultano quasi mai banali e scontate. Peccato che da "Come diventare buoni" c'è stato come un cambiamento di rotta nel suo modo di scrivere,forse mancanza di inventiva e di nuove idee. "Come diventare buoni" non sono mai riuscita a finirlo di leggere, la storia di una donna che divorzia da suo marito, non mi ha per nulla coinvolto, non capivo davvero che piega volesse prendere la storia e alla fine l'ho abbandonato per sempre, e per una come me che divora i libri è più che strano.
Non mi piace lasciare i libri a metà, mi crea una sensazione sgradevole di qualcosa di incompiuto, ma quando un libro mi risulta tanto odioso e fastidioso, non mi forzo neanche più e alla fine mi rassegno. Mi capitò di vedere " non buttiamoci giù" il film, un' americanata buonista, che si conclude con un lieto fine forzatissimo, così per curiosità ho voluto leggere il libro prestatomi dalla mia più cara amica. Sicuramente si presenta migliore del film, ma in realtà è una storia dal ritmo molto fiacco, mi aspettavo qualcosa di più accattivante, invece anche le battute ironiche sono stentate e forzate, e una tematica come quella del suicidio non è sulle corde del buon caro Nick Hornby, sembra una tematica che non gli appartiene affatto, che non conosce a livello personale, e allora perché farne un romanzo? Poi la storia non è neanche originale, ricordo di aver sentito parlare in precedenza, tanti anni fa, di un manga che trattava la stessa tematica " persone di diversa fascia d'età,di diversa astrazione sociale, con diversi vissuti e situazioni, che decidono di uccidersi e alla fine si incontrano, si riuniscono, e poi ci ripensano". Ovviamente poi le storie saranno diverse e trattate in maniera del tutto differente, ma secondo me la narrazione di Hornby non è stata molto efficace e sensata nel trattare un argomento di tale portata, mi aspettavo qualcosa di più.
Inoltre devo ammettere di aver apprezzato un po' di più il film per quanto riguarda la storia d'amore tra JJ e Jess, che ovviamente nel libro non è affatto menzionata, ma quanto meno rendeva la storia più accattivante. Non mi sento di dire che sia un pessimo libro, di libri ben peggiori ne ho letti, direi solo che era un libro con tante buone idee, ma che non sono state sviluppate nel migliore dei modi.  Carino, ma non troppo, si poteva far di meglio. Resto dell' idea che "Alta fedeltà" e "un ragazzo" restino i migliori libri che abbia scritto, a meno che non mi ricreda leggendo altri libri  poco conosciuti di quest' autore.


venerdì 3 agosto 2018

Io prima di te di Jojo Moyes

Prima che uscisse il film con la fantomatica  attrice "Emilia Clarke -Daenerys nel" trono di spade", non avevo mai sentito parlare di questo libro.

Non avrei mai preso in considerazione di leggere un bestseller se non che la storia, mi riportava ad una storia che avevo scritto tempo fa, "La primavera di Kai", a questo punto tanto vale sputtanarmi per bene, e riportare il link del sito e della storia, ma se volete sbattervi per leggerla, e se ne avete davvero tanta voglia bè dovrete registrarvi nel sito,la registrazione è gratuita , specifico:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3144651&i=1



Non ho plagiato, credo solo che fosse un periodo in cui si iniziasse a trattare temi forti nei film, nei libri, e sicuramente come alla Jojo Moyes, anche a me era partita l'ispirazione di parlare dell'argomento disabili e amore, anche perchè premetto non avevo mai sentito parlare nè del libro nè del film, fino a che dopo aver finito di scrivere la storia, dopo non è uscito il film che poi ho scoperto tratto da un libro.

Poi ovviamente, le storie si discostano molto sia nel finale, che nelle vicende, l'elemento comune è l'amore e la disabilità.

Così è normale che mi sia venuta la curiosità di vedere il film, e poi insoddisfatta dal film, ho deciso di leggere il libro, anche se sapendo che ci fossero dei seguiti, l'idea non mi entusiasmava molto.

Mi sono perfettamente ricreduta, il libro è molto bello, scritto in modo molto semplice e scorrevole, ti fa venire voglia di continuarlo fino alla fine.

Mi sono ustionata sotto all'ombrellone pur di finirlo!

Non è un libro allegro, questo è certo.

E' uno di quei libri che banalmente sembra la classica storiella d'amore, ma alla fine ti rendi conto che non lo è, che non ci sarà un lieto fine per i protagonisti, è che è un libro triste-strappalacrime, più profondo di quello che credessi.
Suggerisco di leggere il libro e di non vedere il film, dato che il film non riesce efficacemente ad esprimere le emozioni dei personaggi e a farti emozionare allo stesso modo.

Tanti gesti, azioni, sensazioni e pensieri nel film o sono espresse male, o in maniera troppo sbrigativa, oppure ci sono pezzi, interi capitoli del libro del tutto tagliati o dialoghi del tutto reinventati.

Il libro anche se non ha un finale allegro, nel vero senso del termine, devo dire che in realtà riesce a trasmettere un messaggio molto positivo, dà la carica, ti fa capire che tanti di quei problemi che ti affollano la testa sono stupidaggini.

Che se sei una come la protagonista, rintanata nella tua confort-zone, abitudinaria, che ti limiti a stare lì nel tuo paesino desolato, senza fare esperienze di nessun genere, probabilmente stai sprecando il tuo tempo.

Si potrebbe tradurre con "carpe diem", cogli l'attimo, ma sarebbe troppo semplicistico.

Ci si accorge entrando dentro determinate realtà pesanti e difficili, come quella di Will, un uomo rimasto tetraplegico, che le nostre paura e difficoltà sono sciocchezze al confronto.

La gravità di certe situazioni irrisolvibili, ci porta a ridimensionare i "nostri problemi" e a trovare soluzioni anche dove non le vedevamo.

Mi sono rivista tanto nella protagonista, e questo libro in un certo senso mi ha dato una scossa, mi ha fatto venir voglia di uscire dal mio cantuccio sicuro e di aprirmi forse un po' di più alla vita, e a miliardi di cose che si possono fare per vivere una vita piena e soddisfacente.


I seguiti "io dopo di te" e "sono sempre io", mi paiono un gran trovata commerciale alla quale non oso nemmeno avvicinarmici, dato che la storia di "io prima di te" è fine a se stessa, e i seguiti risultano solo essere una gran forzatura.


Anna,io, Anna di Klaus Rifbjerg

La follia pura, quella insensata, priva di spiegazione, ecco quello che rappresenta questo libro. La maestria di avere una vita perfetta e rovinarsela, a causa di un ossessione folle quella di voler uccidere la propria figlia. Anna rappresenta tutte quelle donne sposate represse, insoddisfatte che primo o poi finiscono per far qualcosa di pericoloso, insomma quelle che primo o poi ci scappa il morto.
Non so dire se sia o meno un libro bello o brutto, sicuramente rappresenta uno spaccato di realtà sgradevole, forse da questo tipo di realtà si preferisce chiudere gli occhi e non vederla,non vedere né sentire il notiziario del TG, che parla di madri che uccidono i propri figli. Ma in questo caso, la storia prende un' altra piega per non uccidere la figlia, finisce per far qualcosa di altrettanto folle, scappa con un delinquente in Italia.
Il finale si rivela insoddisfacente e sconclusionato, ma la storia in sé, non mi è tanto dispiaciuta, sarà che mi piacciono le storie strampalate, sarà che lo scrittore si rivela molto bravo nel descrivere e rappresentare la storia. La protagonista l'avrei presa a schiaffi, ma credo che lo scrittore lo abbia fatto di proposito a rendere la protagonista un personaggio insopportabile, per cui si prova una certa repulsione, ma allo stesso tempo compassione per la sua follia che la porta a fare un mucchio  sciocchezze che stravolgeranno la sua vita, in negativo si intende.

Non è una lettura affatto leggera, le prime pagine sono disorientanti, difficili e pesanti, inoltre il fatto che lei parli spesso di se stessa in terza persona l'ho trovato a dir poco fastidioso.

Non è un libro da tutti, è più uno di quei libri nella quale più della storia in sé, è più interessante l'introspezione della protagonista, la sua carica emotiva  e  il suo problema, il suo esordio di follia.

In un certo qual senso, si intuisce che il desiderio di uccidere la figlia, derivi come in quasi tutte le idee della persone pazze, dal "voler proteggere" la persona amata dalla vita stessa, dai dolori che essa comporterà, e non a caso si accentua che riveda la figlia come se fosse una piccola se stessa inconsapevole dei dolori e delle amarezze a cui andrà incontro. Insomma un libro del tutto folle, se avete il coraggio di volervi tuffare negli esordi della pazzia, questo libro farà di sicuro al caso vostro!





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