sabato 26 giugno 2021

Washington Square ( l' ereditiera) di Henry James

Mi sono innamorata di questa edizione vintage presa con il bookcrossing. Ha la copertina rigida integrata con la rappresentazione grafica ed è una cosa molto rara, ma che personalmente adoro, perché in questo modo la copertina non si rovina. Le pagine sono poi così spesse, forse poco ecologiche, ma così resistenti e con quel profumo di libro vissuto. Unica nota negativa nell' edizione in sé è quel titolo "l' ereditiera", quando poteva benissimo essere lasciato il titolo originale "Washington Square", ma probabilmente il titolo originale è stato considerato forse poco attraente e anche astruso durante la stampa italiana.  
Ma, passiamo al contenuto del libro in sé: Ho dei seri problemi con questo autore, in un primo momento quando inizio un suo libro mi entusiasma molto l' incipit, apre con delle premesse interessanti , ma poi vengono irrimediabilmente deluse. 
Non è come "giro di vite", ma quasi. 
Sulle prime pagine mi aveva colpito la brevità dei capitoli, la narrazione diretta e senza fronzoli. Henry James ti butta dentro le vicende, senza troppe descrizioni, predilige più un analisi psicologica e l' interazione dei personaggi. In molti punti ricorda quasi un testo teatrale. Non è una storia d'amore come potrebbe apparentemente sembrare. All' inizio sembrava il preludio di Jane Austen in "persuasione", ma qui non c'è quel tipo di sentimentalismo, è più una storia giocata sul rapporto tra padre e figlia. Credo che in questa storia si parlasse tanto più dell' incomprensione che un padre può avere della propria figlia e di come questo porti alla disubbidienza. Mi ha toccato molto su quei punti perché mi ha ricordato tante situazioni personali, insomma, chi ha avuto un padre dal pugno duro potrebbe ritrovarsi e riverdersi in quelle pagine e non necessariamente per il fidanzato che tuo padre non condivideva, ma per l' università e milioni di altre scelte di vita.
I padri che pensano di fare del bene ai propri figli e invece fanno tutta altro. Ma, quello che probabilmente doleva più a Caterina era il modo in cui il padre la trattasse e percepisse. La ribellione e il buttarsi a capofitto in una relazione con un uomo avido e furbo nasceva da una ricerca disperata di attenzioni e di essere vista dal proprio padre come intelligente, bella, caparbia e forte. Voleva dimostrare al padre di non essere poi così scialba e insignificante come lui la ritenesse. Su questi punti il libro mi è piaciuto, ma poi si perde... Non si lascia spazio ad un po' di suspence, la narrazione diventa monotona e piatta, si scopre quasi subito che l' innamorato sia un opportunista solamente interessato alla rendita di Caterina, e quindi non si trova un motivo valido per continuare la lettura. Lo so, i libri classici non devono necessariamente lasciare suspence, ma questo modo di scrivere di Henry James non so come dire, non mi lascia niente a lungo andare è tutto così statico, monotono e piatto. Per quanto sia una lettura fluida, leggera e spensierata e per certi versi ci si sorprende quasi a ritenerlo un classico, perché è scritto in modo molto semplice e scorrevole con capitoli molto incisivi, però appunto come in "Giro di vite" sono arrivata ad un punto in cui mi dicevo mentalmente: "E quindi?". Sarà un mio limite non lo so, ma per quanto sia una lettura carina, godibile e piacevole soprattutto in estate, non è uno di quei libri classici che mi hanno lasciato il segno. Per quanto "Jude l' oscuro" di Thomas Hardy mi avesse mentalmente devastato, devo dire che l' ho di gran lunga preferito, come stile di scrittura. Hardy lascia il segno anche in negativo per carità, ma lo lascia, dopo aver letto "Tess d'urberville" e "Jude l' oscuro" mi sono sentita appagata dalla lettura perché sono romanzi ricchi di introspezione,  significato, per carità anche pregni di una visione arida, nichilista e pessimista dell' esistenza, insomma tutto quello che volete, però è una lettura difficile e pesante, ma è fonte di arricchimento.
Mentre,Henry James almeno in queste mie letture non mi ha comunicato nulla di particolare, un po' vago e vuoto. Non so magari, non ho letto il libro giusto, dovrei forse leggere "ritratto di signora" uno dei suoi romanzi più famosi e corposi, ma inizio seriamente ad aborrire l' idea di leggerlo, cioè se già per me risulta fiacco in delle letture brevi, be' iniziò a temere di andarmi ad impellagare in un romanzo suo più lungo che potrebbe non piacermi o entusiasmarmi nella stessa misura in cui hanno fatto altri romanzi di altri  scrittori. No, meglio darci un taglio  e metterlo in pausa, riproverò con " ritratto di signora" ma in un altro momento, voglio disintossicarmi e dimenticare questo mio forte rigetto "Henryjamesiniano".

lunedì 14 giugno 2021

Il giro di vite di Henry James

Ho un sesto senso sui libri che non mi piacciono questo avevo già la sensazione che non mi sarebbe piaciuto, tuttavia, mi sono lasciata persuadere da recensioni positive su questo romanzo. Il libro costava pochissimo su Amazon e ho detto vabbè dai per iniziare con "Henry James" essendo una lettura breve, può essere una buona idea. La storia appare intrigante, un' istitutrice deve seguire dei bambini in una grande tenuta. Questi bambini così buoni e calmi da apparire quasi disumani per la loro quiete e la totale mancanza di capricci fanciulleschi. Tuttavia, la storia gotica o psicologica fa acqua da tutte le parti, non decolla come dovrebbe. È un romanzo con un buon incipit, ma che poi non si capisce dove voglia andare a parare. Esistono i fantasmi o sono dentro la testa dell' istitutrice? È vero che li vede anche Flora, la bambina e il fratello Miles? Il libro gioca sull'ambiguità di tutto e personalmente ho trovato Miles abbastanza insolito con l' istitutrice dagli atteggiamenti affettuosi, ma non quelli soliti di un bambino, ma con un interesse amoroso nei confronti dell' istitutrice. Ma, anche qui sottointesi...per poi ritornare a mettere in dubbio tutto, persino il lettore si chiede cosa stia leggendo di preciso. Sicuramente, lo avrei apprezzato di più con occhi diversi, sicuramente innovativo per l' epoca in cui è stato scritto, ma purtroppo per me, resta una storia insoluta, con dei buoni spunti, ma che non decolla mai. La narrazione appare monotona e noiosa, per quanto possa essere scorrevole appare priva di contenuti salienti e totalmente priva di suspence. Poi, appare quasi inutile l' interesse stesso del lettore nello scoprire la verità, se i fantasmi della tenuta esistano o meno o siano frutto della fantasia dell' istitutrice, cioè nella misura in cui non siano una minaccia, non facciano nulla di pericoloso e dannoso, chissenefrega, è quello che ho pensato per tutto il romanzo. Poi, il finale volutamente aperto e pieno di domande sull' indeterminazione dell' oggetto del discorso, laddove i dubbi potevano essere tranquillamente svelati e chiariti dallo scrittore con una semplice parola o frase e invece no, questa chiusura della storia così fuorviante e aperta, mi ha creato frustrazione e irritazione. Non mi è piaciuto, ma proprio per niente! Horror non è, psicologico non è, perché non c'è poi questa grande introspezione e caratterizzazione del personaggio principale, l' istitutrice e se vogliamo neanche dei bambini, dato che ci sono tante zone d'ombra sulle loro menti e horror be' decisamente non lo è, con un' atmosfera leggermente gotica forse, ma di terrore e paura qui non c'è proprio nulla. Non accade mai assolutamente nulla, per tutto il romanzo, si respira solo noia a palate! 

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