giovedì 30 dicembre 2021

Canone inverso di Paolo Maurensig

Una storia che parla di passione per la musica, in particolare per il violino. Maurensig con la sua coinvolgente penna riesce a descrivere l'amore di un musicista, verso il proprio strumento musicale. È stato tratto anche un film da questa opera, ma è stata ampiamente rivisitata, trasformandola in una struggente storia d'amore, strappa lacrime. 
Per quanto il film sia bello, rifugge in una rotta differente da love story commovente, per accattivare il telespettatore; mentre il libro parla di tutta altro, c'è amore, ma è un amore sofferto e tormentato, e non è tanto quello per una persona fisica, ma più rivolto verso l' innafferabile suono stridente e sibilante del violino. A chi ama la musica classica, soprattutto il violino, non posso fare altro che suggerire la lettura di questo libro, non privo di qualche interessante colpo di scena.

martedì 28 dicembre 2021

Il senso di Smilla per la neve di Peter Hoeg

Non mi è piaciuto per niente, è un thriller psicologico concepito male. Capisco e apprezzo la tendenza degli autori nordici, ad andare fuori i canoni prestabiliti, soprattutto, nel genere thriller, solitamente è il loro punto forte, non seguire necessariamente le regole prestabilite del genere, miscelando e racchiudendo elementi narrativi differenti e originali. Tuttavia, in questo caso, questo libro fa ghiaccio e neve da tutte le parti.
Dopotutto, il punto forte del libro è solo l' ambientazione: L' autore riesce veramente a trasportare il lettore in Danimarca e più avanti verso la Groenlandia, sulla neve,  ghiacciai, iceberg e pancake ice. Comunque, a parte il sentirsi trascinati efficacemente in posti gelidi e freddi, sia a livello scenografico, ma anche mentale, dato che, la protagonista Smilla è una donna sconvolta e depressa dal lutto di un bambino, non suo, ma con cui aveva stretto un forte legame. La depressione di Smilla è equiparata alla consistenza fredda della neve. Si avverte per tutto il romanzo una gelida apatia, un dolore muto a cui Smilla non sa dare voce. Il libro gioca anche su un' ambiguità morbosa sul rapporto tra Smilla e questo bambino, e l' ho trovato spesso di cattivo gusto, con un' ipersessualizzazione morbosa e voyeuristica, tra una donna adulta e un bambino. Come altrettanto sgradevoli e insinuanti sono state delle scene sessuali, discordanti da tutto ciò che sta attorno al libro. Non ho nulla contro le scene di sesso, se hanno un senso, un perché, se sono buttate così a casaccio nel libro, giusto per riempire pagine, senza neanche essere spiegate e descritte, da ritrovarsi a  rileggere per una seconda volta, perché non concorda con ciò che stava accadendo un momento prima, be' c'è un problema di incomunicabilità tra il il narratore e il lettore. Il problema di questo romanzo è che sono state introdotte eccessive divagazioni, che fanno perdere il filo stesso della storia. 
Ci sono molte soffermarzioni su dettagli e particolari irrilevanti, e poi di colpo arriva l' azione, solo che questa giunge fin troppo sbrigativa e non si capisce nulla di cosa stia effettivamente accadendo.
Improvvisamente, Smilla è su una nave che prende pugni, e si trova implicata in complotti e svariate situazioni, che personalmente mi hanno reso la lettura molto difficile. 
Fremevo della voglia di sapere che diavolo stesse accadendo, ma avevo come l'impressione che lo scrittore non volesse proprio spiegarmelo. 
Ho capito l' intento di voler creare suspence, ma il grande problema è che se ci sono troppe digressioni e tematiche fuori tema, il lettore si trova spiazzato e a lungo andare si annoia e perde l'interesse.  
Questo libro fa fatica a tenere alto il ritmo, mantenendo costante l' interesse del lettore, a causa di un utilizzo spropositato di un linguaggio scientifico, poi si ripete di continuo, senza arrivare ad una conclusione. È come se ci fosse una sovrabbondanza di pagine in eccesso, si poteva sfoltire la mole di pagine, terminandolo molto prima, senza dilungarsi e perdersi in 446 pagine. Poi, non parliamo dei personaggi, a parte Smilla e il bambino, altri sono solo apparizioni casuali, che mi hanno reso la lettura ancora meno piacevole, facile e comprensibile. 
Sarebbe stato meglio se lo scrittore si fosse soffermato sull'idea di partenza, senza tutte queste divagazioni. Ho apprezzato tante riflessioni e processi di introspezione psicologica della protagonista, ma poi si viene sepolti da un cumulo di pagine "ghiacciate". Mi si è assiderato il cervello, nel leggere questo libro, be' se era questo l' intento dello scrittore, con me, ci è riuscito benissimo.


domenica 26 dicembre 2021

Voglio il tempo indeterminato di Mariachiara Scotti

Questo libro offre contenuti e riflessioni interessanti sul mondo del lavoro, è facile in qualche modo rivedersi nella protagonista della storia, anche se in certi momenti è risultata anche un po' superficiale e odiosa in alcuni frangenti. Comunque, una lettura diversa che sensibilizza e avvicina il lettore a tematiche come lavoro e gravidanza spesso due cose incompatibili, per una donna.

venerdì 24 dicembre 2021

Sono introverso e allora? di Steve Allen.

Mi è piaciuto molto, offre ottime informazioni e consigli utili , inoltre, rende note le peculiarità degli introversi, comunicandoci che essere introversi non è un difetto, ma un modo di essere con i suoi pro e contro tanto quanto l' estroversione. Non esiste una formula magica per essere differenti da quel che si è. Non dobbiamo forzarci di essere ciò che non siamo, rinnegare la nostra natura introversa, ma tutta al più valorizzarla quando è necessaria, e sdoganarla e affievolirla se le circostanze lo richiedono. Ho amato questo libro perché non si proclama essere un inno all' introversione, non dice che gli introversi sono buoni e belli e gli estroversi brutti e cattivi, semplicemente mette in luce le qualità e i difetti di entrambe le personalità, attraverso studi scientifici  condotti su entrambi i due modi di essere. Ha messo in luce, anche quanto gli introversi abbiamo una maggiore capacità di analisi e di conseguenza di ipercriticità, ed è vero, da introversa mi ritrovo, sono una vera criticona, non che mi metta a puntare sempre il dito verso gli altri e i loro comportamenti, però mentalmente sì, troppo spesso tante e innumerevoli volte. Dopotutto, gli introversi sono già super critici verso sé stessi, figuriamoci se possono risparmiare gli altri dalle loro durissime sentenze. D'altra parte, questo libro ci fa notare quanto gli introversi riescano a vedere molto meglio i propri difetti e quelli altrui, rispetto agli estroversi. Tuttavia, se questo può dare agli introversi una maggiore consapevolezza degli altri e di sé,  così da potersi migliorare, dall' altra può essere anche un modo distruttivo di mozzarsi le gambe, nelle circostanze di tutti i giorni. L' estroverso è più leggero, lui vive più sul mondo esterno, attraverso gli altri e l' azione, mentre l' introverso vive nel suo mondo interiore. È facile pensare che gli estroversi siano persone che abbiano più successo soprattutto in Occidente, perché  è la personalità che riceve più approvazione, mentre quando sei introverso ricevi più volte feedback negativi da parte delle altre persone, ma in realtà l' estroverso se portato all' eccesso tanto quanto l' introverso può fare tanti danni. Perché? Questo libro ci spiega benissimo il motivo, perché se l' introverso presta molta attenzione e medita sulle sue azioni e parole misurandole, dall' altra l' estroverso avrà la tendenza ad essere più impulsivo e incauto, facendo maggiore fatica ad empatizzare con gli altri e ad accorgersi della causa effetto che le sue azioni e parole producano sugli altri. 
L' estroverso è imperterrito, si nutre di socializzazione e azione, mentre l' introverso si nutre della sua solitudine e calma. 
Anche l' estroversione se portata agli eccessi è distruttiva, perché non si può vivere di sola azione e socializzazione, bisogna imparare anche a saper stare bene con sé stessi e riuscire anche a godersi i momenti anche quelli di inattività, perché sono quelli ad essere un' importante spunto di riflessione e rinascita. 
L' estroverso fugge da sé stesso, dalla sua interiorità, e quando è tempo di fare i conti con sé stesso, potrebbe farsi più male di un introverso, proprio perché è disabituato a fare i conti con i propri mostri interiori, mentre un introverso li conosce bene, è abituato a scontrarsi contro di essi,  e saprà tenerli maggiormente a bada, oppure no, potrebbe lasciare che essi prendano il predominio di sé stesso. 
Questo libro ci dimostra quanto entrambe le due personalità se portate all' eccesso possano essere letali. 
Quindi, la soluzione sarebbe quella di raggiungere un equilibrio fra le due personalità, racchiudendo in noi stessi entrambi i due spettri caratteriali. Dopotutto, chi davvero, riesce ad essere sempre e costantemente introverso e chi riesce a perseguire una vita sempre attorno agli altri e all' azione continua? In entrambi i casi si finirebbe per impazzire e a non stare affatto bene con sé stessi e tanto meno con gli altri.

giovedì 23 dicembre 2021

Hummus a colazione di Serena Zammartini

È la storia di una donna single di trentacinque anni che ama moltissimo viaggiare da sola, visitando luoghi particolari dallo Sri Lanka, a Bali in Thailandia, fino alla tappa decisiva Israele, è questo il viaggio on the Road su cui si sofferma il libro. 
L' ho trovata una lettura molto piacevole sul viaggio come introspezione personale e un modo per essere emotivamente indipendente ed emancipata. Ho amato anche il fatto che la storia resti fissa sul viaggio e non cambi affatto rotta, virando in una storiella romantica, ma più su avventure occasionali della protagonista, che nonostante perda la testa per qualche ragazzo, non si lasci sopraffare e persegua il suo viaggio in piena autonomia e con lo stesso entusiasmo. Il cibo tipico, l'hummus, i felafel e i mercatini, insomma si respira aria medio orientale e risveglia una grande voglia di viaggiare, anche da soli se è necessario, perché parliamoci chiaro è piacevole viaggiare in compagnia, ma da soli diventa un'esperienza ancora più forte e intensa, soprattutto in luoghi sconosciuti, in cui si parla una lingua differente dalla propria. Sapersela cavare da soli in un luogo estraneo, può renderci emotivamente più forti e intraprendenti, può darci una sferzata di autostima che ci mancava.

Il dipendente di Giuseppe Passeri

Un libro ben riuscito che parla con sarcasmo tagliente del mondo del lavoro in Italia, della pensione sempre più lontana dopo la legge Fornero,  ma sul finale il libro ha preso una piega da lieto fine forzato poco convincente, molto raffazzonato. Tuttavia, come lettura gratuita su Amazon Kindle è stata una buona e valida lettura che delinea un ritratto realistico e veritiero sulle dinamiche lavorative fra colleghi e i meccanismi malati  e tossici portati avanti dai datori di lavoro e gestori di grandi aziende.

lunedì 20 dicembre 2021

Un litro di lacrime di Kito Aya

Il diario di Kito Aya è struggente, commuove e fa pensare, ci mette di fronte agli occhi la disabilità, quella che spesso non vogliamo vedere perché troppo pesante e triste da vedere soprattutto in una ragazzina. Aya ci fa entrare dentro la sua malattia, ci mette nella condizione di scoprire come ci si sente ad avere una malattia come la SCA, l' attasia spinocerebellare, passo dopo passo, tra il passaggio della sua vita adolescenziale fino all' età adulta. Il suo coraggio e la sua forza di volontà resta impressa tra le pagine di questo diario. Avevo visto in passato il drama giapponese, ispirato a questo diario, ma posso dire che non è stato altrettanto bello, perché sono state cambiate molte cose, si è voluto necessariamente creare una storia d'amore, virando ad un dramma romantico, per renderlo più accattivante per gli spettatori. Capisco, anche l' espediente della "love story" nella realizzazione di un telefilm, però non è questa la vera storia di Aya. Kito Aya non ha avuto una storia d'amore come le altre ragazzine, proprio perché la sua malattia non glie l'ha permesso. Dentro di lei, però Aya aveva conservato e nutrito la speranza di potersi innamorare e sposare come tutte le altre persone, e probabilmente, come si evince dal diario doveva essersi presa una cotta per uno specializzando di medicina. Il drama giapponese era molto edulcorato, mentre il diario presenta una realtà molto più cruda e drammatica, eppure, nonostante tutto Aya pur cadendo, e versando un litro di lacrime, riusciva a trovare comunque la forza di volontà per reagire e andare avanti, nonostante il progredire della malattia. Questo non è un libro che si legge per la sua prosa accurata, ma più per la forza e il coraggio della sua protagonista, una ragazza veramente esistita, che ha toccato il cuore di molte persone, per come è stato in grado di fronteggiare la sua malattia. Le sue parole sono semplici e spontanee, abbozzi di una ragazzina, ma efficaci, toccano sul vivo. Aya nel suo diario parla della sua malattia con estrema schiettezza, senza sconti, e tuttavia, non c' è autocommiserazione in lei, ma neanche un eccessiva positività irrealistica, ma si respira in lei solo tanta umanità e voglia di reagire alle avversità, ma non senza vacillamenti e tentennamenti, anzi Aya ne ha tanti, ed è proprio nelle sue fragilità di ragazzina che sta la sua stessa forza, perché nonostante tutto trova lo stesso il modo di asciugarsi il viso e riprovare, trovando sempre nuovi modi per fare quello che la malattia non le consentiva di fare. È un grande esempio di vita per la sua grande forza di volontà. Ebbene, ho versato anche io un litro di lacrime per la cara e piccola Aya.

La tentazione di essere Cesare Annunziata di Lorenzo Marone.

Ho letto la tentazione di essere felici di Lorenzo Marone, che mi è strapiaciuto, ma in questa raccolta di brevi racconti il personaggio di Cesare Annunziata a mio parere viene stravolto e reso piuttosto banale, raccontando espedienti scontati e nulla di interessante, capisco che si tratti di brevi racconti gratuiti, però uno sforzo in piú.

sabato 18 dicembre 2021

Il fantasma del lettore passato di Desy Icardi.

Una breve lettura di natale piacevole, con i personaggi "dell'annusatrice di libri" suo precedente romanzo, con una mole di pagine molto più lunga. Tuttavia, ben speravo in qualcosina di più, per esempio, in una storia d'amore nella terza età fra l' avvocato Ferro e la zia di Adelina. 
Desy Icardi resta per me una garanzia nel novero delle letture gratuite su Amazon Kindle, mi piacciono sempre i suoi tributi ai libri, in questo caso "il canto di Natale" di Charles Dickens è il libro più volte citato. Inoltre, ci strappa un sorriso e ci intenerisce con i suoi personaggi appassionati lettori, su cui possiamo rispecchiarci. 

venerdì 17 dicembre 2021

La voce delle stelle di Makoto Shinkai, disegni di Mizu Sahara.

Sono più brava a recensire i libri che i manga. Premetto che io adoro Makoto Shinkai, lo preferisco alle animazioni di Hayao Miyazaki, ritengo abbiano dei contenuti molto più maturi. Tuttavia, questa storia era di per sé un OAV, quindi, un contenuto di pochi minuti, con una narrazione piuttosto povera di contenuti, ma con delle riflessioni di fondo, il tempo e la distanza nelle relazioni sentimentali, uno dei capisaldi di Makoto Shinkai, ripreso più volte nelle sue opere di animazione, però qui, si tratta di uno Shinkai acerbo, alle prime armi, che utilizza dei pretesti fantastici per separare i due innamorati. Anche in "Your name" ci sono elementi fantastici, però hanno una coerenza, si amalgamano bene e sono quanto meno spiegati. Se lo avessi letto da ragazzina lo avrei amato, ma forse è passato troppo tempo, e i miei gusti sono maturati da discostarsi molto da questo tipo di narrazione: la ragazzina delle medie che mandano nello spazio perché superdotata, per combattere gli alieni, un po' una trama campata in aria, un po' come in "Lei, l' arma finale" solo che lì i disegni erano anche meno belli. Di sicuro, la disegnatrice ha fatto del suo meglio per tenere testa alle animazioni dell' anime e non essere da meno, però non è stato abbastanza. Non a caso è stata una piccola opera minore di Makoto Shinkai, rimasta pur sempre un OAV di pochi minuti. In un manga con le vignette  in bianco e nero si perde molto di quell' emozione suscitata dalla resa dell' animazione e dei colori dell' anime. 
Di sicuro, è stata una trovata commerciale realizzare il manga, non posso dire che sia stato sgradevole da leggere, ma neanche nulla di eccezionale. Troppe vignette disegnate senza parole, che di per sé non aggiungevano nulla di sensazionale alla storia. Ora, non so, sarà che non sono più abituata a leggere manga, ma io credo che se fai delle vignette senza parole, devi dare forza alla resa delle immagini, a questo punto fai delle vignette a colori o comunque con delle immagini che da sole comunichino qualcosa di emotivamente forte, ma non c'è stato questo impegno e sforzo, perché il nome di Makoto Shinkai dietro questo manga rappresentava una garanzia di successo.

Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle stop di Fannie Flagg.

È un romanzo americano cult, mentirei se non dicessi che mi aspettavo una prosa più accurata, meno scazzottata, ma credo che sia volutamente scritto così, è una narrazione corale spedita, che raccoglie le vicende di svariati personaggi frequentatori e gestori del caffé di Whistle stop, in Alabama. È una scrittura ariosa, priva di dettagli e descrizioni, ci si sofferma solo alla narrazione delle vicende per raccontare gli anni 60, il periodo della grande depressione e gli inizi degli anni 90. Ci sono continui salti temporali e rimandi saltallenanti di personaggi differenti in ogni capitolo, e se da una parte lo rende una lettura fluida e stimolante, dall' altra purtroppo raccoglie la pecca di essere troppo caotico e dispersivo. Non ci viene dato il tempo di empatizzare con i personaggi, se non con quelli principali, gli altri fanno solo da sfondo confondendosi con altri innumerevoli nomi. Di sicuro, non sono i personaggi realmente i veri protagonisti della vicenda, ma il caffè di Whistle stop entro cui si svolgono molte delle vicende narrate, e i pomodori verdi fritti preparati in quel caffè, che erano appunto la ricetta di Sypsey una donna di colore; infatti, il tema principale e cardine del romanzo è il razzismo, quando in America vigevano le leggi razziali e non si poteva servire nei locali ai neri. Poi si parla di differenza di genere, della relazione sentimentale fra due donne, Ruth ed Idgie, solo che ho trovato poco veritiera la tolleranza riscontrata da tutti, verso la loro relazione, soprattutto in quegli anni. 
Mi è sembrato come se l' autrice volesse racchiudere in un libro diverse tematiche, ma che poi a conti fatti, non sia riuscita a focalizzarsi effettivamente su nessuno. Tuttavia, mi è piaciuta la leggerezza di questo libro, l' ironia tagliente di cui l' autrice si arma parlando di maschilismo e femminismo, senza però scadere nella superficialità. Inoltre, è un libro che sfortunatamente appare ancora attuale, sono passati gli anni, eppure certe dinamiche e pregiudizi restano ancora gli stessi. 

lunedì 6 dicembre 2021

Il mago di William Somerset Maugham

Il mago di William Somerset Maugham, prende ispirazione da un personaggio misterioso e inquietante realmente conosciuto da Maugham, Aleister Crowley un praticante di occultismo. In questo romanzo Maugham si rifà a " Dracula" di Bram Stoker e a "Frankenstein" di Mary Shelley. Maugham amalgama brevemente e sapientemente elementi gotici ed horror, ma resta una lettura di mero intrattenimento, senza fare un' analisi psicologica dei suoi personaggi e senza ricche riflessioni di fondo, com' era in Frankenstein di Mary Shelley e senza gli eccessivi moralismi cattolici pregnanti in Dracula. Mi è piaciuto lo stile diretto e spedito del romanzo, però, ho sentito verso la fine della storia che mancasse qualcosa, forse un po' di quella suspence presente in Dracula e in Frankenstein. Non sono riuscita a lasciarmi trascinare dalle vicende, non ero in ansia e in trepidante attesa di sapere cosa sarebbe accaduto ai protagonisti, non mi ha coinvolto, perché i personaggi erano psicologicamente fin troppo piatti, privi di spessore e non sono entrata in empatia con loro, da lasciarmi travolgere dall' incombente finale, tanto che ho dovuto leggerlo piú di una volta, perché verso la fine la mia mente vagava altrove. Mi piace lo stile di Maugham, ma questo romanzo forse è stato troppo coinciso, eccessivamente incentrato sullo svolgimento degli eventi, perdendo di vista la caratterizzazione dei personaggi, la loro analisi psicologica e anche l' aspetto magico. In realtà, di occultismo, magia e alchimia, argomenti che tanto mi piacciono be' se ne parla poco, vengono solamente accennati ai fini strettamente necessari della trama. Tuttavia, è uno scrittore che vorrei continuare a leggere, ha dei tratti distintivi e singolari nello stile, poi la sua vita travagliata, il suo non considerarsi mai abbastanza e all' altezza dell' essere considerato un grande scrittore, ha attirato il mio interesse. 

lunedì 22 novembre 2021

La chimera di Sebastiano Vassalli

Questo romanzo storico riporta in vita il seicento nell'Italia settentrionale, tra Milano, in particolar modo Novara, e poi Zardino, un paesino piementose che ormai non esiste più. È un libro denso di storia medievale, riporta tutti gli usi e costumi di quell' epoca: dominazione spagnola, misticismo, superstizione, santa inquisizione, la vendita delle indulgenze, gli inganni e la corruzione del clero, i quistioni preti fatuccheri fasulli e imbroglioni che si rifuggiavano nei paesi sperduti lungo le montagne. Sebastiano Vassalli ci parla anche delle risaie, dell' estenuante lavoro dei risarioli per la coltivazione di riso, sul paesaggio paludoso e umido di Novara. 
È un libro ottimo per uno studioso e appassionato del medioevo e per chi ne vuole sapere di più di questo periodo storico. Ma se come me avreste voluto leggere della storia della strega di Zardino non ne sarete ampiamente soddisfatti, perché la storia della strega è un pretesto di saggistica sociologica, di ricostruzione di quel periodo storico buio. Non si può dire che sia un libro brutto, ma è un libro difficile, non per tutti. Per leggere certi libri ci vuole una certa maturità intellettuale credo, o semplicemente avere un gusto letterario vasto, da saper apprezzare il lavoro dello scrittore che in questo caso non è tanto più quello di raccontare una storia, tanto più quello di ricostruzione e indagine di un periodo storico così grigio e spento. Pur non amando il genere, ho saputo cogliere e apprezzare la critica tagliente di Sebastiano Vassalli sul medioevo e di quanto spesso e volentieri, alcune situazioni del medioevo si ripetano, quando al posto della scienza ci si affida a dicerie e a superstizioni contemporanee e moderne, in voga. Riguardo la storia della strega di Zardino non mi sono ritenuta abbastanza soddisfatta, avrei voluto sapere di più su di lei, entrare più in empatia con questo personaggio, e invece Vassalli se ne discosta, si tiene sempre distante dai suoi personaggi, in special modo da Antonia. Non è un romanzo di narrativa pura, ma tutta al più un trattato storico sul medioevo e le sue abberazioni, sicuramente accurato e ben scritto, ma non quello che avrei voluto effettivamente leggere, tuttavia, è stata grande fonte di arricchimento culturale per me, e l' ho trovato tutto sommato piacevole  e interessante da questo punto di vista.

martedì 2 novembre 2021

La forma dell' acqua Guillermo Del Toro, Daniel Kraus.

È meglio il libro? È meglio il film? Avevo prima visto il film e posso dire che tante cose nella rappresentazione cinematografica erano state trascurate, e la caratterizzazione dei personaggi appare più forte ed efficace sulle pagine scritte, mentre nel film tutto viene ben rappresentato con immagini e scenografie di forte impatto emotivo e visivo , però questo rimane a mio parere un gusto personale, se preferire una narrazione tramite video-immagini, oppure la scrittura. Di sicuro, per motivi di tempistiche e di livello di narrazione differente va da sé che il romanzo abbia qualcosa in più da raccontare, ma  dall' altra parte, avendo tanto da dire, si perde un po' il filo conduttore, il senso di tutto. Paradossalmente, la storia d'amore tra i protagonisti mi è parsa più poetica, efficace e potente attraverso il supporto visivo, che attraverso le parole del libro, perché alle volte nel tentativo di voler tradurre in parole un emozione, un sentimento come dire incondizionato e spontaneo, si finisce per parlare a vanvera, e perdersi nella vacuità delle parole, laddove non bastano e neanche servono per spiegare un' emozione come l' amore, quando avviene in modo così naturale.
Ma, in altri aspetti ho preferito il romanzo che ha ricoperto tanti punti oscuri dei personaggi e della trama, che nel film non vengono spiegati e chiariti. 
È il caso in cui per farsi un'idea completa sull'opera sia meglio leggere, ma anche vedere, perché, secondo me, hanno una resa così diversa, che l' uno compensa e completa l' altro. 
Per il resto, è un libro che ho trovato molto carino, piacevole e scorrevole da leggere, anche se, su alcune parti può rivelarsi un po' noioso e dispersivo, ma nel complesso non è male. È un libro suddiviso in piccoli capitoletti, solitamente di poche pagine che facilita la lettura, così da non interrompere e perdersi pezzi, un romanzo che consiglio se per esempio siete pendolari e vi spostate con i mezzi pubblici. Poi, se vi piacciono anche un po' quelle storie un po' particolari, che sfuggono ai soliti canoni di scrittura, un po' fuori dagli schemi, in cui si narra in stile Light Novel e di genere fiabesco dark per una fascia comunque adulta, per esempio, se vi piacciono scrittori come Neil Gaiman e Mathias Malzieu potrà piacervi tantissimo, se invece non vi piace il genere, e rimanete ancorati e fedeli ai classici canoni narrativi e di scrittura, be', questo libro potreste anche odiarlo da morire. 

martedì 26 ottobre 2021

Metallo Urlante di Valerio Evangelisti

"Dal cielo piove ferraglia, il suolo si spacca e ne escono alligatori" questa frase riassume il mood del romanzo, è come uno di quei film di serie B,  tra la fantascienza e l' azione, un' accozzaglia di roba posticcia buttata a casaccio. È un peccato perché Valerio Evangelisti sembra averle le idee e saper anche scrivere, ma questi racconti sembrano vagare nel vuoto abissale, sono due le cose: o non ci ho capito niente, o non è proprio il mio genere. Sarà che è un libro scritto a metà anni novanta, in cui andavano i film di Arnold Schwarzenegger tra la fantascienza e l' azione, e quindi andava e tirava questo genere, che adesso risulta a mio parere soltanto pseudo-trash.  O non sono un uomo a cui il genere virile azione e fantascienza, buttata così a casaccio possa accattivare il favore. 
Ho trovato tanta virilità maschile repressa e misoginia in questo libro, e non l' ho apprezzata.
Probabilmente a quei tempi scrivere di violenza sulle donne così a cuore leggero andava benissimo, senza prendere delle posizioni evidenti in merito, mentre alla luce di questi tempi, è aberrante, per carità non penso che l' autore sia misogino, io questo non posso saperlo, dato che non trapela nulla da questo libro, assolutamente nessuna riflessione in merito a nulla di ciò che si racconta, ed è diventata per me una lettura affannata verso una fine incasinata, come la musica heavy metal tanto decantata. Ma a conti fatti, è un libro che si trascina in cose assurde che accadono, sparatorie, rituali magici strani, ma nulla viene veramente approfondito e spiegato. Si viene buttati in delle storie senza né capo né coda, e non si riesce nemmeno ad empatizzare con nessun personaggio perché nessuno appare un vero protagonista degno di nota, ma solo un susseguirsi di nomi sparati a caso, con un M16, forse, il vero protagonista imperante dell' ultima storia, ho intuito uno pseudo intento di cavare una vaga e implicita riflessione sull'essere umano che si fa la guerra e volge verso l'autodistruzione, ma poteva essere esplicata meglio, tanto che mi pare solo un mio tentativo disperato di voler dare un senso a quanto ho letto fino ad ora, giusto per dare un senso a questa lettura appena conclusa. Mi dispiace perché è stato un libro che all' inizio parte bene, intriga nelle parti di Eymerich, ma poi si perde come una nuvola di fumo. Se fosse stato solo su Eymerich l' inquisitore molto probabilmente mi sarebbe piaciuto di più, ma essendo un miscuglio di storie variegate, che paiono più degli spunti, delle bozze su cui creare singoli romanzi, no, non mi è piaciuto. Se le storie si fossero poi rincongiunte e collegate, per arrivare ad una spiegazione finale, magari sì, ma così proprio NO. 
E concludo con il dire, che ad urlare erano più i miei nervi piuttosto del metallo, per la completa delusione che questo libro mi ha suscitato.


domenica 24 ottobre 2021

La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone.

Questo libro è un inno alla vita, ironico, sarcastico, pur prendendo una piega triste e drammatica, riesce lo stesso a strappare dei sorrisi al lettore. Non si tratta di letteratura di alto livello per carità, e non lo ritengo neanche un libro che ne ha la pretesa, e l' ho apprezzato proprio per questo. Lorenzo Marone non strafà mai, durante la narrazione, del personaggio di Cesare Annunziata ci descrive un vecchietto sulla settantina che conserva una gran voglia di vivere, nonostante tutti gli urti della vita. Ma, non si tratta di un anzianotto tenero e coccoloso, anzi, Cesare è tutto fuorché un docile nonnino, e lo apprezziamo proprio per questo, perché in Cesare Annunziata possiamo vedere il ritratto sbiadito dei nostri padri e di qualche nonno.
Mi ha sorpreso molto come Lorenzo Marone sia riuscito a delineare così bene il personaggio di Cesare Annunziata, un protagonista che non è un santo, ma neanche un burbero e scorbutico, come spesso tenta di apparire. 
Questo signore di una certa età ci attira per le sue contraddizioni caratteriali che lo contraddistinguono, dandogli una maggiore umanità. Poi, si toccano tematiche anche delicate come la violenza sulle donne, diventando uno pseudo testo di denuncia, anche se la tematica viene drammaticamente abbozzata, per non volgere troppo nella tragedia, però ho comunque apprezzato il tentativo, anche se non del tutto ben riuscito. Del resto, capisco anche, che trattare certe tematiche non sia mai troppo semplice, mantenendo comunque un ritmo allegro e disteso alla storia, senza correre il pericolo di cadere nella superficialità. 
Tutto sommato Lorenzo Marone è a sprazzi riuscito nell'intento, garantendo un buon ritmo tra commedia e dramma, senza scivolare nella scontatezza e nell' eccessivo buonismo retorico. 
Una bella scoperta. Un libro per passare delle piacevoli ore di lettura spensierata, ma non troppo, perché ci mette dinnanzi alla vita e a tutte le sue sfaccettature allegre e drammatiche, ma ci spinge allo stesso tempo ad accettarle e a prenderle con maggiore tranquillità e leggerezza. 
In questo romanzo è profuso l' amore per la vita in tutti i suoi aspetti allegri, divertenti, ma anche dolorosi, e ci dona un buon insegnamento l' accettazione e la consapevolezza di come la vita sia da prendere a morsi in modo consapevole, e che non bisogna mai rimandare nulla della propria esistenza, perché poi il tempo passa e non perdona le nostre scelte sbagliate.

martedì 12 ottobre 2021

Paesi tuoi di Cesare Pavese

Romanzo breve che descrive una realtà di campagna Piemontese fortunatamente sorpassata. Sul Monticello piementose alla larga da Torino, la civiltà si perde, gli uomini sono bestie avide, lussuriose, ignoranti e goffe e le donne si riducono a forza lavoro e a meri strumenti di piacere, come selvaggina da caccia di cui cibarsi. 
Questo libro ripugna e indigna, raccontando una realtà rustica scomoda, ricordando il realismo delle novelle verghiane, non se ne discosta più di tanto. Forse, la differenza è che in Pavese non si denota un barlume di umanità, è come se la fatica del lavoro, innaridisca e avvizzisca l' animo umano, facendo perdere ai personaggi quel briciolo di sensibilità e umanità, senza dar spazio alle lacrime e ai sentimenti, la priorità resta portare avanti il lavoro nei campi, qualsiasi cosa accada. 
La violenza passa quasi inosservata e la morte viene vissuta nella più completa indifferenza, accompagnata dal frastuono dei rastrelli e zappe di coloro che continuano a lavorare la terra. 
Tutto appare vacuo e vuoto, in questo romanzo si dipinge una realtà aspra, fredda, ostile e tanta rassegnazione. 
Tuttavia, Pavese si dimostra bravo nel buttarci dentro questa realtà sconveniente e sbagliata, ci immerge dentro contro la nostra stessa volontà, e ci infastidisce quasi, da come ci sballottola dentro una realtà così cruenta, indifferente, miserabile e misogena. Ci offre delle immagini forti, agghiaccianti e vive che restano impresse alla memoria. Poi, c'è questo ritmo incalzante, il protagonista narra la vicenda in prima persona con un tono cantilenante, come se si trattasse di una filastrocca dialettale, ma cruda e amara, non di certo per bambini. Ci sono spesso dei rimandi continui al desiderio sessuale,
questa ossessione per il sesso si denota anche da come venga descritta la collina sempre come una "mammella" e alla visione della donna come l' unico modo per liberarsi da questa frustrazione sessuale, la donna appaga e dà sollievo alle esigenze fisiologiche maschili, e viene vista in questa ridotta visione, anche se lo stesso protagonista risuta per un attimo sgomento dalla violenza e insensibilità, alla fine si conforma ad essi, e i suoi pensieri tristi si  perdono nel vuoto e vacuità, come se l' ambiente stesso abbia preso il predominio sulla sua stessa anima, rendendolo parte integrante di quello scenario crudele e disumano. Da donna mi sono sentita offesa da questo romanzo, ma credo che 
l' intento di Pavese fosse proprio questo, quello di indignare il lettore, di comunicare a lui stesso quello che il protagonista non riesce a dire, perché si è immedesimato con quella realtà selvaggia, da perdere la stessa capacità di pensiero più moralmente umano.

lunedì 4 ottobre 2021

Cose che nessuno sa di Alessandro D' Avenia

Cose che nessuno sa di Alessandro D' Avenia, in molti hanno bocciato duramente questo romanzo. Io penso che, un romanzo  vada letto e valutato in base al genere e al pubblico a cui è rivolto. 
Questo libro senza dubbio è rivolto ad una fascia d'età adolescenziale, non di certo a persone della mia età, io sono già troppo fuori fascia d'età, avendo trent'anni.
 È un libro che offre delle riflessioni sulla vita, e cerca di avvicinare e stimolare i giovani alla lettura. Sicuramente, è un libro impregnato di eccessivo buonismo, di ridondante retorica e molte cose svincolano dal realismo, anche i personaggi stessi, il loro modo di parlare, pensare e di fare è spesso usato per cavar fuori molte frasi fatte e i dialoghi spesso perdono di credibilità. Ma, è un libro scritto da un professore, è un po' come i libri di Daniel Pennac, non so se lo avete letto mai?! Bene, Pennac è la stessa identica cosa, può piacere tantissimo questa indole da maestro che deve indottrinare le proprie idee sulla vita e i libri, o lo si detesta, la via di mezzo spesso non c'è. 
Tuttavia, penso che ricoprendo un ruolo di insegnante si tenda ad usare questi toni estremamente buonistici sui libri, è proprio nell' indole intrinseca del professore e della didattica. Tuttavia, credo che un libro del genere per degli adolescenti possa essere un valido approccio per la lettura, per me è naturale che il libro presenti tanti difetti, ma credo che D'avenia l'abbia scritto volutamente così, volendo avvicinarsi ai giovani, gli stessi a cui insegna nelle scuole. 
Di sicuro, questo libro può lasciare tanto a dei giovani rispetto ad un libro di Fabio Volo e Federico Moccia e ha il pregio di indurre il lettore a delle riflessioni sulla vita, ma senza appesantirlo troppo.  
Devo ammettere che, per quanto non sia stato nelle mie corde leggerlo, è stato piacevole nel complesso. Mi sono piaciute alcune frasi, poi la nonna della protagonista siciliana con i suoi proverbi siciliani, anche se, a volte strafava troppo, svincolando persino dai dialoghi con la nipote, e i richiami nostalgici al mare, agli odori e ai sapori della Sicilia si respirano spesso in questo romanzo, e questo da siciliana trasferitasi a nord mi è piaciuto. Il problema del libro è il narratore quando anziché raccontare una realtà oggettiva sfocia in frasi sulla vita fin troppo stucchevoli, retoriche e dozzinali, come quelle dei baci perugina. Come, anche dei dialoghi fra i personaggi che si scambiano delle battute per nulla realistiche, per dire cose sull'amore, tipo che il padre dell'amica della protagonista, non fotografa mai la moglie perché aveva paura di rovinare la sua bellezza, insomma, ma che sei serio?! 
Ma, poi anche l'amica che si prende questo pensiero di dover raccontare questo annedotto alla sua migliore amica, ma perché?! Insomma, ci sono tante situazioni e dialoghi che evadono proprio dalla realtà e fanno innervosire e storcere il naso per il nonsense, tuttavia, nel complesso lascia un bel messaggio, e in qualche modo, anche se maldestramente infonde nei giovani un bel messaggio positivo e di speranza sull'esistenza e l' amore. 



venerdì 24 settembre 2021

Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati


In questo romanzo non accade nulla di preciso: Giovanni Drogo, un sottotenente viene condotto alla fortezza Bastiani per sorvegliarla e proteggerla da eventuali nemici, tuttavia, questa guerra tanto bramata sembra sempre sul punto di avvenire, eppure non si presenta mai, se non quando è troppo tardi. 

Questo romanzo mi è piaciuto tantissimo, perché è metafisico, tutte le volte che Dino Buzzati descriveva la fortezza mi si è impressa l' immagine di quegli spazi desolanti dei quadri famosi di De Chirico, però, ambientati su una fortezza, sopra una sconosciuta montagna dell' Italia settentrionale. 

Non sarà poi la trama a riempire le pagine del libro, ma c'è qualcosa di molto più profondo dentro, racconta dello stantio della vita, dello scorrere del tempo e delle attese spesso non ripagate dell' esistenza, di come l' orologio scorra inesorabile e non ci si possa fare niente. 

È un romanzo introspettivo e riflessivo, dal sapore amaro, ma è proprio questo il suo punto di forza. 

La bravura di Dino Buzzati sta nell' andare aldilà della trama, trasformandola solo in un' espediente esistenzialista, descrivendo  le emozioni e dinamiche astratte della vita. Riporta con maestria, per iscritto quelle sensazioni, a cui non avremo saputo dare un nome preciso: quell' incombente ansia del tempo che fugge, mentre noi restiamo in sospeso, con le nostre aspettative e ambizioni irrealizzate.

Il lettore viene trasportato su un posto immaginario e sperduto insieme a Drogo, 
o maggiormente su una dimensione impositiva della vita, in cui non accade nulla e diventiamo noi stessi prigionieri della nostra stessa esistenza, nella speranza che, qualcosa accadrà primo o poi, a distoglierci dal nostro torpore, ma del resto, in fondo, con il tempo, ci siamo anche adagiati e abituati ormai ad esso, da non saper più rispondere agli impulsi del cambiamento.

Ci si immedesima pienamente nelle vicende e situazioni di Drogo, perché benché non siamo militari, il senso delle vicende di Drogo appartengono a tutti noi: Quella sensazione in cui la nostra vita appare ferma e tutto resta stantio, monotono e immutato, eppure, quel severo orologio continuerà a girare, a scandire le ore, senza risparmiarci affatto; mentre noi attendiamo la nostra occasione che, tarderà ad arrivare, e quando si presenterà, semmai accadrà, ci coglierà del tutto impreparati, così da ritrovarci ormai troppo vecchi e stanchi,  da poter essere all' altezza di essa. 

Cosa altro posso dire? Se volete leggere un libro italiano del novecento particolare che lasci il segno, questo sarà un libro che farà al caso vostro!

sabato 28 agosto 2021

Doppio inganno di Prosper Merimee

"Quei due cuori che non si compresero erano forse fatti l' uno per l'altra".

Nello stile Prosper Merimee ricorda molto Honoré de Balzac, inscena anche lui una commedia umana, solo che innesca sarcasmo, lasciando al lettore un sorriso amaro. In questo romanzo ottocentesco si va controcorrente, non si respira l' influenza del romanticismo, anzi è l' antitesi di quella corrente, ci si oppone ad essa. 

Questa storia rappresenta una pesante critica al movimento letterario del romanticismo, come culturalmente induca a pensare al sentimento d' amore in un certo modo, a costruire delle aspettative, luoghi comuni e come questi possano trarre in inganno le persone. 

Madame de Chaverly mette in dubbio di amare suo marito, lo stesso marito che ha sposato e credeva di amare, fino a lanciarsi tra le braccia di Darcy, un amico di infanzia, di cui scopre di essere "stata sempre innamorata", ma in realtà è tutto un inganno perpetrato per sfuggire alla monotonia matrimoniale e Darcy stesso che crede di amare Madame de Chaverly, si lascia trasportare dai desideri sessuali più che romantici. Si scopre che il marito tanto criticato e detestato è quello realmente amato e che ama a sua volta Madame de Chaverly. 

L' amore spesso è troppo vicino per essere chiaramente veduto e si camuffa nell' abitudine e noia, tanto da non essere più riconosciuto; ne fanno le spese la povera Madame de Chaverly e il marito, per aver perso di vista i loro sentimenti, caduti nella quiete e routine matrimoniale.

lunedì 2 agosto 2021

La bambina strisce e punti di Emanuela Nava (rilettura)

È stato il primo libro che io abbia mai letto, ero molto piccolina, avevo più o meno sette anni o forse un po' di più. Ho deciso di rileggerlo perché ho sempre serbato un caro ricordo di infanzia per questa lettura. Da questa lettura sono poi diventata un'agguerrita lettrice! Ilaria è una bambina figlia di due studiosi che per i loro studi scientifici si trasferiscono in Africa. La narrazione inizia in modo piuttosto strambo e bizzarro, Ilaria si trova dentro un pentolone su cui l'ha infilata una ragazza del luogo, inizialmente pensa sia una cannibale, ma poi avrà modo di ricredersi su di lei e di fare amicizia con questa insolita ragazza del luogo, poi conoscerà anche Zega e Kimu e andrà a contatto con la natura incontaminata e gli animali africani, finendo per affezzionarsene sempre di più.
All' inizio, Ilaria pensa che l'Africa sia incomprensibile e spaventosa, rispetto l' Italia, ma poi inizia ad amare le tradizioni, gli usi e costumi del luogo. Sono capitoli molto brevi, pensati apposta per dei bambini per non affaticare troppo il piccolo lettore e in ogni capitolo c'è racchiuso sempre un piccolo messaggio e insegnamento educativo. Da bambina questo libro aveva stimolato tanto la mia fantasia immaginativa, infatti probabilmente lo avevo riempito nei miei ricordi di cose che non c'erano riprodotte dalla mia mente, però che posso dire anche se da adulta non lo apprezzo con gli stessi occhi da bambina, mi sono ritrovata spesso a sorridere durante la rilettura, ripercorrendo le piacevoli ore della mia infanzia in cui leggevo questo libro.

venerdì 30 luglio 2021

Le amicizie particolari di Roger Peyrefitte

Le amicizie particolari di Roger Peyrefitte, romanzo scritto nel 1944, racconta la relazione segreta nel collegio cattolico di Saint Claude fra due giovani collegiali, Georges e Alexandre. Roger Peyrefitte gioca molto sui sottointesi e le allusioni, c'è molto di non detto nella storia, eppure, nonostante molte cose non siano state esplicitamente dette, si intuiscono. 
Padre de Trennes, professatore di cattolicesimo e castità si rivela essere ambiguo e torbido, molto più dell' amore innocente e segreto fra i due ragazzi. 
In nome della religione si mira a scoraggiare e a castigare l' amore dei due giovani, ma in realtà è tutta una profonda menzogna, non lo si fa più per religione ma per invidia e gelosia. Chi vive di repressioni condanna altri alla propria repressione.
Questo romanzo sconosciuto poiché non ci sono state altre ristampe, denuncia con coraggio la chiesa e le sue ipocrisie, soprattutto quei preti che sotto le mentite spoglie di predicatori, nascondono un lato oscuro, la perversione più aberrante, quella della pedofilia. Peyrefitte non si espone, non dice più di quello che dovrebbe, ma certe scene restano nella memoria, suscitando ribrezzo e rabbia, come quella disgustosa del prete che spia morbosamente i ragazzini mentre dormono, oppure il prete sorpreso con un ragazzino in camera. Eppure, nonostante tutto,  ciò che risulta peccaminoso e sacrilego dovrebbero essere due innocenti ragazzini che si amano? Questo romanzo è struggente e lascia tanto amaro in bocca, fa capire come spesso si faccia un cattivo uso delle credenze cattoliche, solo per portare avanti tacitamente le proprie abberazioni, mentre agli altri gli si potrà fare persino la morale?!  Riguardo l' edizione purtroppo è molto vecchia e presenta parecchi errori, non si azzecca mai un tempo verbale, azioni finite sono spesso prolungate nel tempo. Nonostante, queste imperfezioni di traduzione, ho amato molto questo romanzo, anche se lo stile di Peyrefitte non lascia il segno, ma è solo diretto a raccontare la storia.
Ho apprezzato molto la storia e la sua rappresentazione del collegio, il modo in cui lo ha reso nauseante con il suo rigore cattolico, ha perfettamente ricostruito al lettore l' idea di stare rinchiuso dentro ad un collegio di preti, in cui la religione pervade tutto e diventa un modo di vivere quasi claustrofobico.




lunedì 26 luglio 2021

Ritratto di signora di Henry James

All' inizio il libro entusiasma con la elegante e abituale consumazione vittoriana del tè inglese, descritta in modo così raffinato, più avanti diventa sempre più dispersivo e ridondante, è come se i fili della storia diventassero una folta ragnatela su cui destreggiarsi è sempre più difficile, per l' eccesso di parole intessute da Henry James, proprio come la tela di un ragno, ma anziché attirare il lettore dissertano ogni suo vivido interesse.
Il titolo è ben riuscito e coerente "ritratto di signora" perché davvero l' unico apprezzamento e merito da fare ad Henry James è di aver costruito una protagonista femminile così ben riuscita, anche se man mano perde sempre più il suo fascino.  Sicuramente, è un autore di difficile traduzione, perché ho trovato l'edizione italiana  in mio possesso della "Newton Compton editori" con tante spiegazioni a piè di pagina, riportando la difficoltà di dare la stessa resa delle parole inglesi con quelle italiane, soprattutto nei suoi giochi di parole. Poi, la scrittura pomposa e per nulla fluida, con tanta sovrabbondanza di "che" e ripetizioni sgradevoli e in questo complice una difficoltà nella traduzione. Probabilmente, è uno scrittore che si apprezza di più in lingua originale o forse mi sono accapparata la traduzione peggiore, eppure questa sensazione l' ho avuta con altri libri di Henry James.  Aldilà delle traduzioni, ho sempre percepito nello stile di Henry James della freddezza, o comunque un tono molto perentorio, impersonale e irritante, accompagnato a delle divagazioni manieristiche e superflue ai fini della storia. Spesso, ho avuto l' impressione che, persino Henry James nell' atto di scrivere non avesse chiaro lo sviluppo della storia, come se improvvissasse ad ogni pagina, lasciasciandosi semplicemente guidare dal flusso delle parole.
È plausibile che la storia possa dipanarsi mano mano, però, può diventare eccessivamente prolissa e dispersiva, quando non si hanno delle idee precise e il lettore può facilmente stufarsi. Intendiamoci, ho letto libri anche più lunghi e complessi, però come posso dire lo stile catturava l' interesse e l'attenzione e non ne avvertivo il peso, mentre qui è diventata una lettura difficile e pesante.
Henry James ricalca la mano su descrizioni analitiche stridenti, artificiose e in alcuni casi particolarmente vuote, unendosi alla pecca di una traduzione malriuscita. Ho trovato delle espressioni anche piuttosto stravaganti che in un classico del genere stonano alquanto "come la sua onestà era pari a quella di un compasso" , espressioni da Lewis Carroll in "Alice nel paese della meraviglie" non di certo da romanzo di Henry James, sarà complice la pessima traduzione?! Poi, in questo romanzo si arriva all' apoteosi dell' antipatia verso la voce narrante, per i toni spocchiosi e saccenti, con quelle analisi psicologiche irrilevanti. E mai come in nessun altro romanzo già letto di Henry James, ho pensato prepotentemente ad ogni capitolo "E quindi?". 
Superate le 200 e passa di pagine, dopo una noia mortale sembra smuoversi qualcosa. Devo riconoscere una cosa se la narrazione l'ho trovata piuttosto opprimente, nei dialoghi è stata piuttosto efficace e tagliente. Quando i personaggi parlavano, sembravano quasi ribellarsi alla penna di Henry James fin troppo insipida e confusionaria. Nei dialoghi i personaggi prendevano effettivamente corpo e vita,  si arrivava dritti al punto, avveniva un potente scambio dialettico che dà forma ai personaggi meglio di quanto possano fare le lunghe e barbose descrizioni di Henry James sulla loro psicologia, in cui induce solo l' effetto soporifero. Probabilmente, lo avrei apprezzato di più con una traduzione migliore e se fosse stato più mirato ad una narrazione più spedita e diretta, senza troppi giri di parole e queste lunghe sospensioni narrative ingiustificate, da apparire come delle prese di tempo per l' autore per decidere come proseguire la narrazione. Già, del resto sono i personaggi stessi che abilmente spesso prendono tempo, quindi lo avrà fatto anche lui, mentre scriveva.
Nel complesso un romanzo classico valido che rappresenta una donna con dei buoni propositi di emancipazione femminile, ma ahimè nell' ottocento essere donne moderne non era facile, si poteva cadere sempre nelle insidie dell' intrigo e inganno. Poi, c'è quella eloquenza tagliente e dialettica vittoriana che tanto amo, che mi affascina sempre, come se si duellasse a suon di parole, a scambio di botta e risposta. Tuttavia, lo stile di Henry James non fa per me, non mi ha particolarmente colpito, anzi l' ho detestato.



mercoledì 14 luglio 2021

Donne innamorate di David H. Lawrence

In Donne innamorate di David H. Lawrence, si indaga scrupolosamente sull'animo umano dell'uomo e della donna.
David H. Lawrence offre in questo romanzo profonde riflessioni sull'esistenza umana, in cui la morte, la vita, l'amore e l'erotismo si scontrano tutte le volte. Tratta argomenti scomodi Lawrence, con un lieve spirito autobiografico: Birkin rappresenta un ritratto sfumato di sé stesso, giocando con la realtà e la narrazione. Su molti punti si denota del marcato realismo nei personaggi: delle imperfezioni caratteriali così naturali e veritiere, con le loro incongruenze e complessità, da apparire così umani nei loro difetti e fragilità.
Non esiste un personaggio che non sia ben caratterizzato e credibile, persino nella loro negatività, si denota un perfetto realismo. 
Il finale nella sua leggera crudezza mi ha lasciato con il fiato sospeso, ma del resto non poteva esistere finale migliore e ben riuscito. Ho amato questo romanzo sin dalla prima e ultima pagina. 
Unica pecca è stata l'entrata in scena di Loerke, personaggio tedesco volutamente vile, viscido e abietto da diventare insopportabile. E poi perché parlava sempre in tedesco?! E nel libro non c'erano le annotazioni per tradurre cosa dicesse?! Giusto per rendermelo ancora più antipatico! Comunque, che altro posso dire, un romanzo che ha davvero tanto da comunicare, benché sia poco conosciuta come lettura classica. Di Lawrence si legge spesso "l'amante di lady Chatterley" per il suo erotismo spinto,ma posso dire che ho trovato questo romanzo molto più magistrale e accattivante.
A differenza di quello che possa far credere il titolo "Women in love", c'è poco di romantico in questo romanzo, si parla anche di amore, ma in una forma molto più ampia e controversa, ma parla più dell'amore e del disamore per la vita.
 Ursula e Birkin rappresentano l'accettazione dell'esistenza, anche con la loro routine e convenzioni, mentre Godurun e Gerald rappresentano il rifiuto della vita e del suo consueto svolgersi. È come se in fondo, Lawrence ci dicesse che bisogna trovare un modo per adeguarsi, un modo di accettare anche ciò che non ci piace della vita e guardarlo anche da un'altra prospettiva. Per Lawrence l'amore può essere un rimedio per rendere più sopportabile l'esistenza, ma non la cura dei propri mali interiori, infatti fa intuire che Birkin e Ursula hanno prima risolto le loro problematiche interiori e da lì sono riusciti ad instaurare una relazione serena e felice, ovviamente non priva delle insidie, noie e  monotonie della vita. Mentre Godurun e Gerald non avendo risolto i propri conflitti interiori, il loro amore è sfociato inevitabilmente in morte e distruzione. 
È profondamente introspettivo Lawrence, rispecchia alla perfezione i sentimenti umani, persino quelli femminili. I pensieri intimi e inconfessabili delle due sorelle Ursula e Godrun  erano così messi a nudo, da apparire così plausibili, reali e credibili, da mettere quasi in dubbio che siano  stati scritti da un uomo, che non da loro stesse.
Mentre, ammetto che in Hardy in "Tess d'Urbenville" per quanto mi sia piaciuto, l'ho trovato molto impersonale e artificioso, quando cercava di riflettere sulle emozioni e i dolori di Tess, sentivo la penna di Hardy farsi distante alle tragedie di Tess, mentre, invece Lawrence penetra nell'animo femminile, sviscerando tutte le inquietudini e desideri femminili, nello stesso identico modo in cui si rapporta con i protagonisti maschili, nella stessa identica misura, come se li conoscesse fin troppo bene e li provasse lui stesso.
Inoltre, a differenza di Thomas Hardy, Lawrence lascia comunque aperto uno spiraglio di speranza e positività, non sfocia del  tutto nel nichilismo e pessimismo oscuro di Hardy.
 Poi, Lawrence affronta con coraggio  persino il tema dell' omosessualità o meglio della bisessualità, parla del rapporto profondo tra uomo e uomo, di come questo rapporto ambiguo tra l' amore e l'amicizia sia indispensabile per Birkin, oltre a quello che ha instaurato con Ursula. Forse, proprio per questo ai tempi questo libro ha suscitato clamore, rischiando la censura e la querela.

sabato 26 giugno 2021

Washington Square ( l' ereditiera) di Henry James

Mi sono innamorata di questa edizione vintage presa con il bookcrossing. Ha la copertina rigida integrata con la rappresentazione grafica ed è una cosa molto rara, ma che personalmente adoro, perché in questo modo la copertina non si rovina. Le pagine sono poi così spesse, forse poco ecologiche, ma così resistenti e con quel profumo di libro vissuto. Unica nota negativa nell' edizione in sé è quel titolo "l' ereditiera", quando poteva benissimo essere lasciato il titolo originale "Washington Square", ma probabilmente il titolo originale è stato considerato forse poco attraente e anche astruso durante la stampa italiana.  
Ma, passiamo al contenuto del libro in sé: Ho dei seri problemi con questo autore, in un primo momento quando inizio un suo libro mi entusiasma molto l' incipit, apre con delle premesse interessanti , ma poi vengono irrimediabilmente deluse. 
Non è come "giro di vite", ma quasi. 
Sulle prime pagine mi aveva colpito la brevità dei capitoli, la narrazione diretta e senza fronzoli. Henry James ti butta dentro le vicende, senza troppe descrizioni, predilige più un analisi psicologica e l' interazione dei personaggi. In molti punti ricorda quasi un testo teatrale. Non è una storia d'amore come potrebbe apparentemente sembrare. All' inizio sembrava il preludio di Jane Austen in "persuasione", ma qui non c'è quel tipo di sentimentalismo, è più una storia giocata sul rapporto tra padre e figlia. Credo che in questa storia si parlasse tanto più dell' incomprensione che un padre può avere della propria figlia e di come questo porti alla disubbidienza. Mi ha toccato molto su quei punti perché mi ha ricordato tante situazioni personali, insomma, chi ha avuto un padre dal pugno duro potrebbe ritrovarsi e riverdersi in quelle pagine e non necessariamente per il fidanzato che tuo padre non condivideva, ma per l' università e milioni di altre scelte di vita.
I padri che pensano di fare del bene ai propri figli e invece fanno tutta altro. Ma, quello che probabilmente doleva più a Caterina era il modo in cui il padre la trattasse e percepisse. La ribellione e il buttarsi a capofitto in una relazione con un uomo avido e furbo nasceva da una ricerca disperata di attenzioni e di essere vista dal proprio padre come intelligente, bella, caparbia e forte. Voleva dimostrare al padre di non essere poi così scialba e insignificante come lui la ritenesse. Su questi punti il libro mi è piaciuto, ma poi si perde... Non si lascia spazio ad un po' di suspence, la narrazione diventa monotona e piatta, si scopre quasi subito che l' innamorato sia un opportunista solamente interessato alla rendita di Caterina, e quindi non si trova un motivo valido per continuare la lettura. Lo so, i libri classici non devono necessariamente lasciare suspence, ma questo modo di scrivere di Henry James non so come dire, non mi lascia niente a lungo andare è tutto così statico, monotono e piatto. Per quanto sia una lettura fluida, leggera e spensierata e per certi versi ci si sorprende quasi a ritenerlo un classico, perché è scritto in modo molto semplice e scorrevole con capitoli molto incisivi, però appunto come in "Giro di vite" sono arrivata ad un punto in cui mi dicevo mentalmente: "E quindi?". Sarà un mio limite non lo so, ma per quanto sia una lettura carina, godibile e piacevole soprattutto in estate, non è uno di quei libri classici che mi hanno lasciato il segno. Per quanto "Jude l' oscuro" di Thomas Hardy mi avesse mentalmente devastato, devo dire che l' ho di gran lunga preferito, come stile di scrittura. Hardy lascia il segno anche in negativo per carità, ma lo lascia, dopo aver letto "Tess d'urberville" e "Jude l' oscuro" mi sono sentita appagata dalla lettura perché sono romanzi ricchi di introspezione,  significato, per carità anche pregni di una visione arida, nichilista e pessimista dell' esistenza, insomma tutto quello che volete, però è una lettura difficile e pesante, ma è fonte di arricchimento.
Mentre,Henry James almeno in queste mie letture non mi ha comunicato nulla di particolare, un po' vago e vuoto. Non so magari, non ho letto il libro giusto, dovrei forse leggere "ritratto di signora" uno dei suoi romanzi più famosi e corposi, ma inizio seriamente ad aborrire l' idea di leggerlo, cioè se già per me risulta fiacco in delle letture brevi, be' iniziò a temere di andarmi ad impellagare in un romanzo suo più lungo che potrebbe non piacermi o entusiasmarmi nella stessa misura in cui hanno fatto altri romanzi di altri  scrittori. No, meglio darci un taglio  e metterlo in pausa, riproverò con " ritratto di signora" ma in un altro momento, voglio disintossicarmi e dimenticare questo mio forte rigetto "Henryjamesiniano".

lunedì 14 giugno 2021

Il giro di vite di Henry James

Ho un sesto senso sui libri che non mi piacciono questo avevo già la sensazione che non mi sarebbe piaciuto, tuttavia, mi sono lasciata persuadere da recensioni positive su questo romanzo. Il libro costava pochissimo su Amazon e ho detto vabbè dai per iniziare con "Henry James" essendo una lettura breve, può essere una buona idea. La storia appare intrigante, un' istitutrice deve seguire dei bambini in una grande tenuta. Questi bambini così buoni e calmi da apparire quasi disumani per la loro quiete e la totale mancanza di capricci fanciulleschi. Tuttavia, la storia gotica o psicologica fa acqua da tutte le parti, non decolla come dovrebbe. È un romanzo con un buon incipit, ma che poi non si capisce dove voglia andare a parare. Esistono i fantasmi o sono dentro la testa dell' istitutrice? È vero che li vede anche Flora, la bambina e il fratello Miles? Il libro gioca sull'ambiguità di tutto e personalmente ho trovato Miles abbastanza insolito con l' istitutrice dagli atteggiamenti affettuosi, ma non quelli soliti di un bambino, ma con un interesse amoroso nei confronti dell' istitutrice. Ma, anche qui sottointesi...per poi ritornare a mettere in dubbio tutto, persino il lettore si chiede cosa stia leggendo di preciso. Sicuramente, lo avrei apprezzato di più con occhi diversi, sicuramente innovativo per l' epoca in cui è stato scritto, ma purtroppo per me, resta una storia insoluta, con dei buoni spunti, ma che non decolla mai. La narrazione appare monotona e noiosa, per quanto possa essere scorrevole appare priva di contenuti salienti e totalmente priva di suspence. Poi, appare quasi inutile l' interesse stesso del lettore nello scoprire la verità, se i fantasmi della tenuta esistano o meno o siano frutto della fantasia dell' istitutrice, cioè nella misura in cui non siano una minaccia, non facciano nulla di pericoloso e dannoso, chissenefrega, è quello che ho pensato per tutto il romanzo. Poi, il finale volutamente aperto e pieno di domande sull' indeterminazione dell' oggetto del discorso, laddove i dubbi potevano essere tranquillamente svelati e chiariti dallo scrittore con una semplice parola o frase e invece no, questa chiusura della storia così fuorviante e aperta, mi ha creato frustrazione e irritazione. Non mi è piaciuto, ma proprio per niente! Horror non è, psicologico non è, perché non c'è poi questa grande introspezione e caratterizzazione del personaggio principale, l' istitutrice e se vogliamo neanche dei bambini, dato che ci sono tante zone d'ombra sulle loro menti e horror be' decisamente non lo è, con un' atmosfera leggermente gotica forse, ma di terrore e paura qui non c'è proprio nulla. Non accade mai assolutamente nulla, per tutto il romanzo, si respira solo noia a palate! 

giovedì 27 maggio 2021

Jude l' oscuro di Thomas Hardy

"Jude l' oscuro" di Thomas Hardy ha segnato la fine di Hardy come scrittore di romanzi, a causa dello scandalo e dello sdegno che il romanzo suscitò nell'epoca vittoriana e perbenista. Un vescovo bruciò il libro considerandola opera del diavolo, dato che Hardy si dimostrava contrario all' istituzione e sacramento matrimoniale in questo romanzo. Thomas Hardy sentendosi incompreso e frainteso decise di non scrivere più romanzi, ma di dedicarsi soltanto alla poesia.  
Trama: Jude ragazzo povero e orfano cresciuto dalla zia, desidera studiare all' università di Christminster, ma senza una borsa di studio è costretto a lavorare duramente come manovale, il suo sogno ben presto resterà irrealizzato. Poi, incontrerà Arabella donna che lo seduce e attira con l' inganno, fingendo di essere rimasta incinta ottiene il matrimonio da lui. Ma, la donna di cui si innamorerà veramente sarà la cugina Sue, ma essendo legato al matrimonio con Arabella, questo amore si rivelerà difficile e impossibile. Sue decide di sposare un vecchio professore, ma alla fine entrambi si accorgeranno di amarsi e desiderarsi reciprocamente, nonostante siano sposati con altre persone. Sue fugge e decide di vivere con Jude come amante, ma la società quando scopre che tra loro non sussiste alcun vincolo coniugale si ritroveranno a vivere in condizioni di miseria e povertà. La disgrazia si abbatterà sempre più su di loro, dopo essersi allontanati dal sacramento del matrimonio. Thomas Hardy in questo romanzo si dimostra pessimista, nichilista e ipercritico verso i dogmi della chiesa e della religione cattolica, soprattutto nei confronti dell' istituzione del matrimonio. Definisce il rapporto di convivenza tra Jude e Sue come un rapporto d'amore naturale, mentre quello con Arabella o quello tra Sue e il professore è solo limitato alle convenzioni sociali, alla costruzione artificiosa e bigotta del matrimonio, nulla di più. Tuttavia, gli atteggiamenti di Sue da donna emancipata e aperta mentalmente perdono di senso logico, andando avanti nella narrazione. È vero ci sono state delle tragedie che possono aver tramutato le idee di Sue da spingerla ad una religiosità estrema, da spingerla a ricongiungersi al marito non amato, eppure mi è parso un estremismo drammatico forzato. Bisogna però considerare che, Thomas Hardy si colloca in un periodo in cui la religione esercitasse un grande potere per la società e quindi alla luce di quell' epoca, appare plausibile che Sue potesse percepirsi come una peccatrice, interpretando la disgrazia di aver perso i propri figli in tenera età, come una punizione divina, però, che depressione! Sicuramente, Hardy mette in luce come la religione portata all' esasperazione e al fanatismo su persone disperate possa produrre più danni che del bene. 
Mi è piaciuto, ma l' ho trovato piuttosto oscuro ed avvilente. Jude è un personaggio maschile sensibile e intellettuale, ma se in un primo momento lo ami, più avanti lo detesti, si trasforma in un personaggio che si autocommisera, piange addosso, insomma senza spina dorsale, come anche Sue che perde sempre più la sua forza caratteriale, di fronte le avversità dell' esistenza e della società. Si sfocia in un decadentismo esasperante. Mentre in "Tess d'urberville" per quanto ci fosse un finale drammatico, si dava l' idea di un personaggio femminile che comunque riesce a lottare e a sottrarsi  alle convenzioni sociali, facendone anche le spese, ma si respirava veramente una grande resistenza e forza d'animo in Tess, mentre Jude e Sue si dimostrano degli inetti inconcludenti. Soprattutto Sue, un personaggio lunatico che preferisce tornare dal marito, in nome di una religione in cui prima neanche credesse, lasciando l' uomo amato in balia della malattia e disperazione.Un romanzo bello, ma che perde il suo savoir-faire andando avanti... 

martedì 27 aprile 2021

Destino di donna di Margit Kaffka

 "Destino di donna" di Margit Kaffka, di cui il nome originale sarebbe "Gli anni di Maria", è un romanzo ungherese di inizio 900' sconosciuto ai più. I traduttori o le case editrici per renderlo più appetibile hanno preferito dare un titolo più evocativo sulle tematiche psicologiche e riflessive di questo romanzo di inizio 900' con il titolo "Destino di donna". In effetti, Margit richiama spesso a questa parola "destino", come se la vita di una donna sia dettata da delle ferree regole e convenzioni sociali a cui è destinata e non ci possono essere variazioni di alcun genere. In questo romanzo a metà tra il diario, l'epistolare e la narrazione vera e propria riusciamo ad entrare piano piano nella vita di Maria, è interessante questa scelta stilistica mischiata che può in un primo momento apparire insensata e casuale, ma in realtà appare studiata ad hoc, per entrare lentamente, in punta di piedi nella vita della protagonista, prima la vediamo da fuori attraverso gli occhi delle sue compagne di collegio, e poi più avanti la vedremo nella sua interiorità, scorgeremo tutti i suoi pensieri più segreti, per poi tornare ad allontanarci da lei e ad osservarla con distacco, guardandole con gli occhi superficiali della società a cui è rilegata.

Maria ha 27 anni, è un'insegnante che non si è ancora sposata e questo innesca critiche e disapprovazione dalla società, e per quanto la protagonista cerchi di opporsi a questa visione ristretta, alla fine viene imprigionata mentalmente dal pensiero comune che la spinge a vivere la propria esistenza  con riluttanza e malessere, prendendo decisioni errate solo per accontentare gli altri.I

In Margit si respira emancipazione femminile, risulta un romanzo molto avanti rispetto all'epoca in cui è stato scritto, si parla di desideri sessuali effimeri femminili, narrati perfettamente da una donna, senza però giustificarla e santificarla, anzi se vogliamo Maria ci appare quasi odiosa e anti-eroina, almeno così mi è parso e si compatisce quasi la figura del professore intenzionato a sposarla e a perdonare "certe sue finte scappatelle" prima del matrimonio. Eppure, allo stesso tempo, compatiamo e comprendiamo Maria e questa sua insofferenza per i luoghi comuni, questa imposizione del doversi conformare necessariamente a quello che la società impone. Per quanto sia un libro di inizio 900' ahimè, appare ancora attuale, esiste ancora un'idea radicata per cui ad una certa età dovresti sposarti e figliare, fortunatamente non più così forte e potente come a quei tempi. Un libro che consiglio di leggere per chiunque voglia avvicinarsi a tematiche sull'emancipazione femminile, dato che offre una visione accurata sul ruolo della donna agli inizi del 900', raccogliendo i pensieri e le confessioni intime di una donna controcorrente e con delle idee moderne che mette in discussione la società, ma alla fine si ritrova a condannare sé stessa per il suo anticonformismo.







 

martedì 20 aprile 2021

Alice nel paese delle meraviglie e attraverso lo specchio di Lewis Carroll

Alice nel paese delle meraviglie è diventato un personaggio nell' immaginario collettivo così iconico, eppure così divergente da quello che Lewis Carroll scrisse nel suo racconto. Alice, oh tutti la immaginiamo con un vestito azzurro e bionda, come la Walt Disney ci ha fatto credere che fosse, ma Lewis Carroll non dà una descrizione così accurata e precisa di Alice. I personaggi che poi predominano la scena sono il cappellaio matto, il bianconiglio e lo stregatto, eppure nel romanzo sono personaggi marginali tanto quanto tutti gli altri, la vera protagonista resta sempre Alice perché è tutto realizzato dalla sua fantasia. Quello di Alice è il viaggio fantasioso, assurdo e psichedelico di una bambina dove nulla è comprensibile e si connota il no-sense di tutto. Eppure, è un libro che affascina per questa sua precisa illogicità, da cui traiamo tanti spunti di riflessione e spensieratezza. Ogni cosa se analizzata con accortezza diventa una metafora stessa della crescita e della vita. Alice fatica a comprendere il mondo degli adulti e gli adulti stessi a comprendere lei, del resto ogni cosa della vita appare priva di logica e di senso, siamo noi stessi a darglielo. È un libro folle e allo stesso tempo geniale nella sua assurdità evocativa. Tuttavia, mi aspettavo qualcosa di più,  pensavo che esistesse veramente quella citazione del bianconiglio sull'amare sé stessi :Ma tu mi ami?» chiese Alice. «No, non ti amo.» rispose il Bianconiglio.Alice corrugò la fronte e iniziò a sfregarsi nervosamente le mani, come faceva sempre quando si sentiva ferita.«Ecco, vedi? – disse il Bianconiglio – Ora ti starai chiedendo quale sia la tua colpa, perché non riesci a volerti almeno un po’ di bene, cosa ti renda così imperfetta, frammentata. Proprio per questo non posso amarti. Perché ci saranno dei giorni nei quali sarò stanco, adirato, con la testa tra le nuvole e ti ferirò. Ogni giorno accade di calpestare i sentimenti per noia, sbadataggine, incomprensione. Ma se non ti ami almeno un po’, se non crei una corazza di pura gioia intorno al tuo cuore, i miei deboli dardi si faranno letali e ti distruggeranno.La prima volta che ti ho incontrata ho fatto un patto con me stesso: mi sarei impedito di amarti fino a che non avessi imparato tu per prima a sentirti preziosa per te stessa. Perciò, Alice no, non ti amo. Non posso farlo.».

Ebbene, questa frase come molte altre citazioni su Alice nel paese delle meraviglie sono delle mere speculazioni non esistono veramente nel romanzo, ed è stato veramente deludente scoprirlo, probabilmente si coglie questo significato nascosto nel romanzo di Carroll sull'importanza di amare se stessi con le proprie strenezze e debolezze, ma non esiste un discorso del genere così esplicito al riguardo. Tuttavia, è stata una lettura piacevole e spensierata, è un libro che mette di buon umore e che induce anche gli adulti stessi a mettersi in discussione.

venerdì 16 aprile 2021

Tess D'Urbeville di Thomas Hardy

E' il primo libro che leggo di Thomas Hardy e devo dire che è stata una piacevole scoperta. Ho un edizione particolarmente vecchia, e non credevo che la traduzione potesse essere così ben fatta. In Hardy si respira malinconia e nostalgia, in tutta la scrittura rimanda ai luoghi campestri e paesaggistici a lui tanto cari dell'Inghilterra. Tuttavia,  le sue descrizioni non sono pompose e non restano confinate a mere descrizioni paesaggistiche, ma legano strettamente il personaggio al suo rapporto con la natura. I differenti paesaggi rappresentano tutte le tragedie di Tess d'Urbenville e le sue relative emozioni. Persino, gli oggetti vengono animati da Hardy connotandogli emozioni e sentimenti. Ogni cosa che circonda i personaggi viene adoperata per indagare sulla loro introspezione. E' una scrittura insolita quella di Hardy, ogni parola e descrizione andrebbe riletta e analizzata adeguatamente, perchè se in apparenza le descrizioni si riferiscono ad ambienti, poi in un secondo momento vediamo che non è così, sta parlando di ben altro, sta scavando nell'anima dei personaggi. 

La durezza rocciosa del paesino in cui è cresciuta Tess, riflette la durezza stessa della sua stessa vita. Ho letto recensioni parecchio superficiali su questo libro, che hanno attribuito a Tess la fama di anti-eroina di personaggio senza spina dorsale. Allora, qui c'è un errore di anacronismo, perchè il lettore medio che legge un libro classico a cui non è abituato, fa fatica ad entrare nell'epoca in cui la storia è stata scritta, nell'ambiente e nella situazione in cui Tess D'Urberville vive. Proprio per questo credo che i libri classici siano uno strumento ottimale per sviluppare empatia, ovviamente chi riesce a lasciarsi veramente trascinare e che un minimo l'abbia già nutrita e sperimentata un po' nella propria vita. Bisogna mettersi nei panni del personaggio di Tess D'Urberville, una ragazzina poco acculturata di un paesino piccolo e inglese, in una famiglia che vive in condizioni di povertà che non sapeva veramente nulla del mondo e che cade vittima di una violenza indesiderata. Va anche considerato il periodo in cui è stato scritto e l' epoca entro cui i personaggi si muovono. Mi pare che Hardy renda piuttosto partecipe il lettore, ribadendo le credenze popolari e le superstizioni di Tess di cui è stata nutrita da bambina e le idee maschiliste dietro cui lei è la colpevole stessa della violenza subita. Tess non è un personaggio debole, anzi, per quell'epoca risulta forte e determinata, quante volte si rifiuta di sposare il suo violentatore? E la madre che gli diceva di farlo. Riesce ad andare contro delle convenzioni sbagliate, ma che a quei tempi esistevano e venivano quasi imposte come risoluzione alla perdita di purezza di una donna. L'unica pecca di Tess è stata l'esitazione, il non dire e il tacere fino ad arrivare al matrimonio con Angel, a mio parere una debolezza di cuore, ma per quei tempi e vista la reazione successiva del futuro marito appare anche giustificata. Angel forse è il personaggio più stolto e stupido, insomma, molte tragedie si potevano benissimo evitare se lui fosse andato oltre la credenza di peccato da riversare contro Tess, poi non si era opposto alle credenze religiose, non era lo stesso ad essersi rifiutato a studiare teologia? E invece, appare conservatore e bigotto peggio dei genitori che tanto critica. Lui stesso che aveva ammesso a Tess di essere stato parecchie volte a letto con una donna sconosciuta per puro e semplice piacere, e questa comporta un'azione desiderata e voluta, mentre quella di Tess non la si può neanche considerare un azione, ma un subire una violenza. L'amore di Tess per Angel è forte, puro, innocente e genuino, mentre quello di Angel è un amore verso più una donna idealista, che poi si accorge che non è così casta e perfetta come dovrebbe apparire ai suoi occhi. Aldilà dei ripensamenti e di quanto altro, e di come inizialmente la loro storia d'amore sia stata narrata in modo così travolgente e appassionante, si denota  più avanti che l'amore di Angel non era così forte e ben saldo, ma un modo di amare capriccioso e sciocco. Assurdo, da dirsi ma Alec D'Urberville dimostra di amare Tess molto più di Angel, mettendo in atto una contraddizione insolita di bene e male. Sicuramente, Alec nutre una forte ossessione amorosa per Tess molto malata, ma si preoccupa molto di più del benessere di Tess, rispetto ad Angel che se ne frega bellamente, fino a che non inizia ad avere delle cedevolezze di salute. Angel appare chiuso mentalmente e freddo per essere un uomo profondamente innamorato, da come millantava di essere. I sentimenti di Angel sono volubili nel suo sonnambulismo mentale. E la cosa paradossale, che fa quasi ridere e divertire il lettore che la perdona quando finisce questa volta di sua volontà con Alec D'urberville, allora li capisce e intuisce la sua ottusagine e la perdona. Cioè quando non era caduta in errore, non la perdonavi e quando cade in errore si?! Quasi Pirandelliana questa cosa, ricorda vagamente "l'esclusa". Alla fine, la donna diventa "veramente perduta", dato che l'uomo la riconosce erroneamente come tale. Comunque, la parte che ho apprezzato di più è stata la scena del duro lavoro nei campi sotto l'avversità della pioggia è tra le scene che più ho amato del libro, come anche il finale molto suggestivo a Stonehenge. Il modo in cui Hardy descrive Stonehenge, a mio parere è straordinario e la narrazione sulla breve riconciliazione dei due amanti  che sembrano fluttuare in una dimensione di realtà e sogno tra le pietre e il sole riflesso su di esse.In fondo, Hardy preannuncia la tragedia al lettore prima che avvenga nel momento stesso in cui Tess si sdraia sull'altare in cui venivano consumati i sacrifici per il dio Sole. I due amanti si scambiano reciproche chiacchiere su quell'argomento e questo lascia intuire già al lettore che il finale non sarà dei più allegri, ma uno dei più struggenti e tragici. In alcuni punti, mi ha ricordato vagamente Tolstoj in" Anna Karenina" questo continuo richiamo alla vita contadina, solo che Tolstoj la idealizza come un modo di vivere felice, di vita semplice alla larga dalla società e dalle convenzioni, mentre invece Hardy ci dà una visione più arida e crudele della vita dei campi. Ci rende partecipe della durezza del lavoro contadino, di quanto sia pesante e difficile, sotto la pioggia lavorare senza sosta. La natura diventa crudele scenario della vita stessa della protagonista, che vorrebbe espiare il suo peccato massacrandosi di lavoro, ma al suo peccato non c'è alcuna risoluzione, poichè non ve ne è stato. Il peccato esiste nella mente ristretta di Angel, Tess e nella società, ma non nella natura estranea all'esistenza del peccato.

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