venerdì 26 maggio 2017

Povera Gente di Dostoevskij

Difficile recensire, un'opera del grande e intramontabile "Dostoevskij"
Di solito preferisco limitarmi a recensire, libri meno impegnativi, nonostante le letture classiche siano le mie preferite, e soprattutto io amo, adoro Dostoevskij, andrei a San Pietroburgo solo per visitare casa sua!Le recensioni sui classici della letteratura straniera, credo richiedano una recensione più accurata e ben definita, ed io rischio di fare qualche scivolone.
Cercherò di essere abbastanza esaustiva,
Intanto questo è il primo libro scritto da Dostoevskij, e si deduce dallo stile ancora immaturo e acerbo.
Si nota già dalle prime pagine, che non è lo stesso,  Dostoevskij, al culmine del suo successo, con "delitto e castigo", ma bensì il Dostoevskij giovine e ancora insicuro delle sue capacità e possibilità.
Lo stile infatti non è eccelso, ma molto imperfetto, e si nota anche come lui usi  spesso il protagonista,per parlare di sé stesso, del suo bisogno di scrivere, e del suo desiderio di raggiungere l'eccellenza in questa arte, ma di come si senta inadatto a perseguire tale scopo.
La trama è più o meno semplice, ci sono questi due ragazzi cugini di secondo grado, un ragazzo e una ragazza che si scrivono lettere.
Ebbene si, è un romanzo epistolare,e badate io sono una di quelle che odia i romanzi epistolari, però devo ammettere che tutto sommato, non è risultato poi così spiacevole da leggere, forse perchè come in "la peste" di Camus, si denota in maniera meno esplicita, che i veri protagonisti non sono i due ragazzi, ma la loro condizione di povertà. E' proprio la povertà, la vera protagonista indiscussa dell'intero romanzo, che muove i fili dei due protagonisti, come se loro fossero solo due marionette sospinte dalla povertà incombente, che porta persino ad una crisi di valori e desideri.
La povertà, come una condizione, che lacera e dilania l'animo dei due protagonisti, portando al dolore, e persino alla rinuncia dei loro reali desideri, fino a corrompere i loro stessi ideali.
Non è un romanzo leggero, come del resto quasi tutti i romanzi di Dostoevskij, non lo sono, però in questo romanzo, in particolar modo, la lettura si fa molto pressante, cupa e inquieta, perchè  riesce a metterti nei panni dei due protagonisti, e insieme a loro vivi quella situazione scomoda che è la povertà, in un soffocante e avvilente crescendo, che diventa quasi insostenibile.
Vorresti in qualche modo, aiutare i protagonisti, ma sai che non c'è alcun modo, alcuna soluzione, e così ci sono momenti in cui sei quasi costretto a sospendere la lettura, perchè non vuoi leggere argomenti così scomodi e spiacevoli, ed è proprio quello che Dostoevskij afferma appunto sulla povertà, che risulta scomoda e fastidiosa per i ricchi, che non ne vogliono appunto sentir parlare, ed è proprio così che mi sono sentita anche io nell'approcciarmi a questo romanzo.
Una delle frasi che poi ha attirato spiccatamente la mia attenzione è il finale così aperto e sospeso, in cui una piccola nota positiva si delinea nel miglioramento dello stile, della formazione del protagonista come scrittore, quindi in un certo senso il fragile coronamento di un piccolo sogno, nella quale la povertà non può del tutto vincere, un piccolo margine di speranza che Dostoevskij ha voluto dare ai due protagonisti della storia. Spero di essere stata abbastanza chiara ed esaustiva! Buonagiornata!






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