lunedì 31 dicembre 2018

libri odiati:

I libri che proprio non mi sono piaciuti in assoluto tra quelli letti:

1 Gli anni struggenti di Alberto Bevilacqua

2Uto di Andrea de Carlo (non sono neanche riuscita a finirlo, troppo sonno,10 pagine per descrivere un asciugamano!)

3La casa del sonno di Jonathan Coe

4Ogni cosa è illuminata di Jonathan Safran Foer

5Shanghai Baby di Zhou Weihei

6sorellastre di Tara Hyland

7pretty baby di William Harrison

8Non buttiamoci giù di Nick Hornby

10 bel ami di Maupassant

11cecita'  di José Saramago

venerdì 28 dicembre 2018

lista dei libri da leggere: ( Resoconto del 2018)

Oltre ai classici penso, che in molte altre liste vengono tralasciati dei libri interessanti e degni di nota, così ho deciso di fare questa altra lista, ovviamente potremo non tutti essere concordi, ma per me questi libri sono stati davvero importanti ed eccezionali. Premetto che non sono brava a piazzare i libri in ordine di importanza, quindi la numerazione non è da prendere alla lettera.

1) Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro

2) Lasciami entrare di John Ajvide Lindqvist

3) Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip K. Dick.

4) L'uomo che credeva di essere se stesso di David Ambrose

5)L'uomo che voleva uccidermi di Yoshida Yuichi

6) Confessioni di una maschera di Yukio Mishima

7) L'amante di Marguerite Duras

8) Mathilda di Victor Lodato

9) La ragazza del convenience store di Sayaka Murata

10) L'altra faccia di un ricordo oscuro di Yy Kyunyong

11) Cipria di Su Tong

12) La meccanica del cuore di Mathias Malzieu

13) Io prima di te di Jojo Moyes

14) Dolce come il cioccolato di Laura Esquivel

15) due di due di Andrea de Carlo

16) Ring di Koji Suzuki

17) Non ti muovere di Margaret Mazzantini

18) Undici minuti di Paulo Coelho

19) Veronica decide di morire di Paulo Coelho

20) Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Christiane F.















Lista dei libri classici da leggere almeno una volta nella vita... (Resoconto del 2018)


Guardo spesso da internet le liste redatte in giro, e non ne trovo mai una che mi convinca pienamente così ho deciso di scriverne una io, partendo dai classici intramontabili che ho letto, su quelli che non ho ancora letto non oso pronunciarmi.


1)  Delitto e Castigo di Dostoevskij

2) Uno, nessuno e centomila di Pirandello

3) Anna Karenina di Lev Tolstoj

4) Nana di Emilie Zola

4) Cime tempestose di  Emily Bronte

5) Madame Bovary di Flaubert

6) Mastro don Gesualdo di Verga

7) La peste di Albert Camus

8 Povera gente di Dostoevskij

9) Frankestein di Mary Shelley

10) Fosca di Igino Ugo Tarchetti

11) Profumo di Patrick Suskind

12) Dieci piccoli indiani di Agatha Christie

13)  Il visconte dimezzato di Italo Calvino

14)Le relazioni pericolose di De la clos.

15) Il dottor Jeckyl and Mr Hyde di Stevenson

16) Pamela o la virtù premiata di Richardson

17) Emma  di Jane Austen( Per quanto se ne dica, io prediligo più "Emma", un'opera molto meno altisonante di "Orgoglio e pregiudizio" in cui la protagonista forse ci appare troppo buona, forse un po' troppo la Mary Suez della situazione, mentre in Emma preferisco di gran lunga le imperfezioni della protagonista che alla fine si rende conto di quanto sbagli e appaia superficiale nei propri giudizi).

18) Moll Flanders di Daniel Defoe

19) Edgar Allan Poe i suoi racconti del terrore.

21) L' amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence.

22) Carmilla di Le Fanu

23) Il giovane Holden di Salinger

24) Cuore di cane di Bulgakow

25) Piccole Donne di Loiusa May Alcott

26) Il mago di Oz Lyman Frank Baum











Circondati dagli psicopatici di Barbel Mechler

Sicuramente è uno di quei manuali da prendere con le pinze, nel senso mai da prendere alla lettera, intanto perchè parlare di "Psicopatici" in questo senso è un termine generico e in chiave aperta, non si parla di casi generalmente riconosciuti dalla psichiatria, ma delle follie caratteriali di persone che ci stanno attorno, in tutti gli ambiti della nostra vita. Inoltre la Mechler, sicuramente ha una preparazione sulla psicologia, ma non ha questa autorevolezza così forte, sopratutto per come è stato scritto il manuale, si vede che è stato elaborato con un intento anche ironico e spensierato, solo un modo "per vendere" e dare anche conforto a chi si sente appunto incompreso, oppresso e maltrattato da gente con dei profili alteri e supponenti, che si comportano come se nel mondo tutto gli sia dovuto e non si soffermano mai a pensare alle conseguenze delle loro azioni vili e maligne, a quale effetto e sentimento producono sugli altri.  Almeno una volta nella vita ci si confronta con gente del genere, soprattutto se sia ha una certa sensibilità, e la propria autostima è vacillante, quanto un fuscello di paglia sospinto dal vento.

Questa forza indomita di presunzione e arroganza esercitata da questi individui, definiti "psicopatici" sulla carta, fa terra bruciata su soggetti con una certa sensibilità, ma loro ahimè non se ne accorgono neanche, o non se ne curano affatto.

Barbel Mechler mette un luce un aspetto interessante, questa necessità di essere sempre al centro dell'attenzione e di apparire sempre come quelli che hanno la verità in bocca, o  di mostrarsi persone così intelligenti, impeccabili e perfetti, non è altro che una debolezza caratteriale, soprattutto quando le circostanze non lo richiedono affatto.

Un meccanismo di difesa che si attiva, per avere una sicurezza che evidentemente dentro non si possiede e quindi si necessità di convincere gli altri e sè stessi di quanto siano persone  meravigliose e brillanti, quindi ecco che la Mechler suggerisce e consiglia, riportando degli esempi a volte davvero difficili e fastidiosi da seguire e leggere, per quanto sembrino costruiti a tavolino, toccando l'assurdità.

Mentre in altri casi, qualche esempio e suggerimento può risultare veritiero e ottimale, facilmente applicabile, ma credo che principalmente sia più un modo per dire "inutile prendersela, capiscili, compatiscili, cerca di non farti nemico lo psicopatico, ma piuttosto trova il modo di assecondarlo, ma senza farti il sangue amaro e lasciarti più colpire e toccare dalle loro cattiverie".

Molto spesso per educazione, e per nostri limiti caratteriali, non rispondiamo alle offese e restiamo lì a subire, anche disorientati dal comportamento degli altri che è del tutto inaspettato per la sua stessa scorrettezza, bene questo libro cerca di non lasciare che tu resti a bocca aperta e di stucco, senza trovare le parole giuste da dire al momento opportuno.

Di parole diplomatiche e ideali, ce ne sarebbero poi tante da dire, lei ne suggerisce un paio, anche se molte diciamo che possono non apparire affatto fattibili da poter dire, nel senso sarebbe bello poterlo fare, ma risultano troppo " provocatorie" soprattutto se lo psicopatico è un datore di lavoro, bè se si tratta ancora ancora di un familiare, forse si potrebbero anche tirar fuori, e se si vuole lasciare un attimino cuocere  di rabbia un po' lo psicopatico,  bè possono rivelarsi veramente ottime, ma bisogna anche edulcorare un po' le parole, per evitare di  scivolare sulla via del torto.

Ho trovato interessati parecchie citazioni famose di noti scrittori, inoltre anche molte frasi e suggerimenti, quindi posso dire che vale la pena leggerlo, anche solo per semplice curiosità, poi non è libro impegnativo, si lascia leggere velocemente, nonostante qualche parte possa risultare irrealistica e paradossale per alcuni esempi riportati, infatti fatico a credere che siano degli esempi reali, ma semplicemente costruiti ad hoc per il libro.
Inoltre, una considerazione importante è quella di poter imparare molto da queste persone,  perchè se è vero che loro si comportano così con noi, è anche vero che noi stessi gli permettiamo di maltrattarci, perchè ci riflettiamo negativamente, e lasciamo che l'opinione che loro hanno di noi predomini, non avendo un'autostima così ben salda o una personalità forte, che non si lasci influenzare dal giudizio altrui.
 Quindi in fin dei conti, è anche colpa nostra, bisogna avere polso, e conoscere e aver a che fare con uno psicopatico è l'occasione giusta per crescere ed imparare a rafforzare la propria autostima, mettendo in luce quanto siamo migliori di loro, già solo per  la nostra umiltà e  il modo in cui siamo gentili e disponibili, senza fini opportunistici.
Queste sono le verità che il libro rivela, che ho particolarmente gradito, ritenendole espresse in modo efficace, chiaro e  profondamente veritiero.


Riporto qui sotto degli estratti dal libro che mi sono particolarmente piaciuti:

-Un vecchio indiano era seduto con il suo nipotino davanti al fuoco.
 Era già buio e il fuoco crepitava con le fiamme che guizzavano fino al cielo. 
Dopo qualche istante di silenzio, il vecchio aveva detto "Sai come mi sento a volte? È come se nel mio cuore combattessero due lupi.
Uno dei due è vendicativo, aggressivo e crudele. 
L' altro invece è buono, gentile e compassionevole". 
Il bambino gli aveva chiesto:
 "Quale dei due vincerà la battaglia per conquistare il tuo cuore?"
"Il lupo che nutro" aveva risposto il vecchio.

-"Gli individui emotivamente sani non riescono a credere che ci siano persone prive di vera empatia che aggrediscono gli altri in modo intenzionale e programmato, ecco che cercano addirittura giustificazioni per il loro comportamento riprovevole. Intrattenere un rapporto duraturo con questi individui, su qualunque piano si svolga, distrugge le proprie risorse, annienta la bellezza e la fiducia in sé stessi e non lascia altro che terra bruciata. Non conoscendo questi schemi psicopatici, la persona colpita mette in moto comportamenti distruttivi contro la propria persona, e cerca di difendersi e di trovare spiegazioni, cosa che viene interpretata soltanto come un' altra forma di debolezza. Proprio coloro che sono predisposti al senso di colpa diventano bersagli facili, facendo il gioco del loro aggressore. Suscitare sensi di colpa e utilizzarlo per i propri interessi è una loro grande specialità. E in questo modo le vittime sprofondano sempre più nel loro senso di inadeguatezza".






Uno, Nessuno e Centomila- l'esclusa - Pirandello

Pirandello, sempre voluto leggere eppure una forza contrapposta lo respingeva da me.  Superato quel timore da"  Sara una lettura pesante e faticosa" , in realtà si lascia leggere, coinvolge, esercita un potere magnetico Pirandello, soprattutto in "Uno, nessuno e centomila", anche se le riflessioni esistenziali così forti, acute e tanto vere, possono davvero rendere la lettura "poco allegra" , ma avere un  risvolto negativo sul lettore che non vuole confrontarsi con la consapevolezza cruda e avversa, nella continua ricerca di se stessi, di conoscersi pienamente, e carpire gli altri, sfiorare almeno un minimo del vissuto dell' altro e di se stessi e scoprire alla fine che ciò che riflettiamo allo specchio è solo una vile menzogna. Non sappiamo chi siamo né noi né gli altri.

Nessuno conosce il nostro essere né noi possiamo conoscere gli altri, rivelare la loro vera natura oggettiva, ma rimane solo il riflesso di ciò che abbiamo intravisto  nell'altro in base alle nostre impressioni ed emozioni.

Eppure si rimane confinati nel pregiudizio e nell' idea che gli altri si sono fatti di noi stessi e di quello che pensiamo noi di essere e di come vorremmo che gli altri ci vedessero. Ci avvilisce il pensiero degli altri, rifletterci con gli occhi altrui e scoprire che ci vedono in un modo del tutto contrapposto a come noi ci vediamo con le nostre luci e ombre. Ma  cosi facendo ci avvaliamo di una  mera presunzione credendo di conoscerci, di riuscire a vederci nel momento in cui agiamo e parliamo, ma in realtà non possiamo farlo.   

Tuttavia anche gli altri sono presuntuosi, credono di saper cogliere la nostra vera natura in base a quello che vedono di noi  in qualche attimo e istante passato insieme, ma invece ignorano i nostri pensieri, le nostre emozioni e il nostro vissuto che sfugge al  loro sguardo attento.

Pirandello in questo romanzo rivela queste verità così amare e spiacevoli,  che poi di per sé la storia ha una struttura narrativa simile ad un testo teatrale, non ha rilevanza  tanto la scrittura, lo stile e il linguaggio,quanto più le riflessioni che questo romanzo comporta. Anche la trama in sé resta solo un pretesto per indurre il lettore alla riflessione psicologica ed esistenziale.

Un introspezione forzata e dolorosa soprattutto per me, ma che comporta forse anche  un sollievo e una liberazione,  del tipo "nessuno sa chi sono io, nessun ci ha preso, MA..." Rimane alla fine quel MA, che però resta in sospeso, perché appunto questo significa d'altro canto che neanche tu puoi avere una verità assoluta e oggettiva su di loro né su te stessa, e questa si che è una bella gatta da pelare.
Alla fine ci si costruisce solo delle maschere da indossare, dei ruoli da impersonificare nel teatro della vita.

In conclusione  siamo condannati a non conoscerci, ad essere tutti profondamente estranei a noi stessi e agli altri.

Basta solo un dettaglio, un qualcosa che ci fosse sfuggito di noi stessi, la forma del nostro naso, il nostro modo di gesticolare,  tante piccole cose che gli altri vedono e noi no, non possiamo notare, vedere pienamente, con profonda consapevolezza, eppure restiamo lo stesso sconosciuti a loro e a noi stessi.

Questo ci manda in crisi, perchè per tutta la nostra esistenza, non sopportiamo essere rappresentati "per quello che non siamo dagli altri",  a volte troppo idealizzati, in altre occasioni forse troppo imbruttiti e disadorni, eppure allo stesso tempo ci accorgiamo di non avere una verità assoluta tra le mani, che anche il nostro modo di vederci  non è che un' illusione, qualcosa che ci siamo costruiti noi in base al nostro pensiero soggettivo.

Quindi ahimè, è complicato, perchè non siamo altro che noi a volte giudici severi di noi stessi  e altre volte troppo comprensivi, e a sua volta anche con gli altri, possiamo essere troppo cattivi nel giudizio e altre volte forse troppo benevoli, realizzando maschere solo confacenti al nostro modo di intendere il mondo.


"Nell' Esclusa", invece c'è una riflessione meno articolata, più paradossale e controversa, quella del marito che crede di essere stato tradito dalla moglie e la scaccia di casa, non credendo affatto alla sua fedeltà, ma alla fine questa "fama di adultera" non fa altro che alimentare il suo desiderio stesso di tradire il marito.

Devo ammettere che ho fatto fatica a proseguirne la lettura, la scrittura era forse troppo  densa di dettagli irrilevanti ai fini della trama e lo stile lasciava un po' a desiderare sulle prime pagine. Sembrava  un po' come se le parole si ingarbugliassero tra loro e mi sfuggisse il nesso, ma poi giunti verso la metà della storia, quando la protagonista si trasferisce a Palermo, la scrittura inizia a raggiungere un livello alto, piacevole, originale e scorrevole, inizia davvero qui "Pirandello" a farsi narratore e non più  solo commediografo.  Tante scene narrate e descritte in modo efficace, restano impresse, e i suoi personaggi, il loro modo di comportarsi, di parlare ed esprimersi, vengono delineati in maniera impeccabile e perfetta, da sembrare reali, come se potessero uscire fuori dalle pagine del libro.

Pirandello con la sua arguzia, la sua scrupolosa capacità di introspezione psicologica, riesce a scavare alla perfezione nell' animo umano, riuscendo a delinearne dei tratti così veritieri, da  suscitare nel lettore una certa inquietudine, strappando un sorriso amaro dalle labbra.





















giovedì 27 dicembre 2018

Cipria di Su Tong

Appena iniziato è già finito. La scrittura di Su Tong è molto fugace,struggente e limpida.  Un libro che cattura l'attenzione dalla prima pagina fino alla fine. Poi non è un libro di parte, non prende posizioni politiche, ma ti fa capire realmente come andavano le cose in Cina, precisamente a Shangai, agli inizi  del regime dittatoriale comunista.  I campi di lavoro, si proponevano come centri di rieducazione, costringendo le prostitute a lavorare tante ore per cucire sacchi di yuta per i soldati. Non c'è un evidente pensiero politico in Su Tong, infatti la storia non si focalizza sui campi di lavoro, ma  riflette sulle possibilità di queste prostitute-amiche di cambiare vita, tagliare i ponti con il passato e tornare sulla retta via, ma le insidie sono tante lungo il cammino.

Il destino delle due donne si dipana e discosta l'uno dall'altra, in base alle loro scelte e alla loro propensione caratteriale, tuttavia per entrambe il processo di espiazione si rivela amaro e difficile,  e nel loro tragitto finiscono per separarsi, a causa di un uomo.

"Un uomo"  che viene definito come una corriera da prendere per l'una o l'altra,  da non lasciarsi scappare, eppure appare evidente  che il destino di quel loro "comune cliente" fosse quello maggiormente influenzato e dipendente dall'una o l'altra donna,mentre loro, le donne non mutano solo grazie all'uomo, il loro animo cambia, solo in base alla loro volontà.

Su Tong percorre  le scelte delle due donne, subito dopo essere state al campo di lavoro, una fuggita dal camion che doveva condurle lì, e l'altra invece finita al campo di lavoro.

Paradossalmente quella stata al campo di lavoro, continuerà a perseguire la via sbagliata, mentre l'altra scampata cambierà del tutto vita, anche se il cambiamento appare comunque aspro e arido, presentando soltanto qualche magra consolazione.

Qualsiasi scelta sbagliata viene pagata a caro prezzo da entrambe le due protagoniste, nessuno sconto per nessuna delle due, solo una piccola "deviazione fortunata" dettata dal buon senso di una delle due.

Su Tong ci comunica che non è facile entrare nella vita degli altri, dettare regole, stabilire cosa sia giusto o meno, su qualcuno si può fare la differenza anche con un semplice battito di ciglia, mentre su altri, qualsiasi azione o atto si compia in nome del suo stesso bene apparirà futile, la persona non muterà atteggiamento, ma persevererà sui medesimi errori, perchè solo in quelli ci si sente al sicuro e appagati, poichè si ha paura dell'ignoto, di quello che non si conosce, di mutare le proprie abitudini.

Lo stile di Su Tong appare semplice, immediato e spedito, le pagine scorrono velocemente, eppure l'uso delle parole e del linguaggio non appare per nulla banale e scontato, anzi sembra essere accuratamente e sapientemente scelto.

Inizialmente  Su Tong  ci presenta i protagonisti in modo oggettivo, guardandoli quasi in lontananza, senza scrutare affondo nel loro animo, le loro emozioni ci appaiono velate, nascoste sotto una coltre pesante e inaccessibile.

Ci appare tutto come una sequenza di azioni e di situazioni, come se fosse la scena  dettagliata di un film, ma non si vede nient'altro, non si entra in empatia con i personaggi  dato il distacco e la freddezza con la quale ci vengono presentati.

Ma questa distanza iniziale appare voluta e ricercata, dato che poi piano piano, proseguendo con la lettura ci si avvicina sempre di più ai personaggi fino a svelarne tutte le loro fragilità e insidie.

Su Tong gioca molto su questo, sulla distanza iniziale con i personaggi, fino ad arrivare ad avvicinarsi sempre di più a loro, sfoggiandone un primo piano sempre più accurato, sviscerando l'animo umano nelle sue imperfezioni.



















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