E' il primo libro che leggo di Thomas Hardy e devo dire che è stata una piacevole scoperta. Ho un edizione particolarmente vecchia, e non credevo che la traduzione potesse essere così ben fatta. In Hardy si respira malinconia e nostalgia, in tutta la scrittura rimanda ai luoghi campestri e paesaggistici a lui tanto cari dell'Inghilterra. Tuttavia, le sue descrizioni non sono pompose e non restano confinate a mere descrizioni paesaggistiche, ma legano strettamente il personaggio al suo rapporto con la natura. I differenti paesaggi rappresentano tutte le tragedie di Tess d'Urbenville e le sue relative emozioni. Persino, gli oggetti vengono animati da Hardy connotandogli emozioni e sentimenti. Ogni cosa che circonda i personaggi viene adoperata per indagare sulla loro introspezione. E' una scrittura insolita quella di Hardy, ogni parola e descrizione andrebbe riletta e analizzata adeguatamente, perchè se in apparenza le descrizioni si riferiscono ad ambienti, poi in un secondo momento vediamo che non è così, sta parlando di ben altro, sta scavando nell'anima dei personaggi.
La durezza rocciosa del paesino in cui è cresciuta Tess, riflette la durezza stessa della sua stessa vita. Ho letto recensioni parecchio superficiali su questo libro, che hanno attribuito a Tess la fama di anti-eroina di personaggio senza spina dorsale. Allora, qui c'è un errore di anacronismo, perchè il lettore medio che legge un libro classico a cui non è abituato, fa fatica ad entrare nell'epoca in cui la storia è stata scritta, nell'ambiente e nella situazione in cui Tess D'Urberville vive. Proprio per questo credo che i libri classici siano uno strumento ottimale per sviluppare empatia, ovviamente chi riesce a lasciarsi veramente trascinare e che un minimo l'abbia già nutrita e sperimentata un po' nella propria vita. Bisogna mettersi nei panni del personaggio di Tess D'Urberville, una ragazzina poco acculturata di un paesino piccolo e inglese, in una famiglia che vive in condizioni di povertà che non sapeva veramente nulla del mondo e che cade vittima di una violenza indesiderata. Va anche considerato il periodo in cui è stato scritto e l' epoca entro cui i personaggi si muovono. Mi pare che Hardy renda piuttosto partecipe il lettore, ribadendo le credenze popolari e le superstizioni di Tess di cui è stata nutrita da bambina e le idee maschiliste dietro cui lei è la colpevole stessa della violenza subita. Tess non è un personaggio debole, anzi, per quell'epoca risulta forte e determinata, quante volte si rifiuta di sposare il suo violentatore? E la madre che gli diceva di farlo. Riesce ad andare contro delle convenzioni sbagliate, ma che a quei tempi esistevano e venivano quasi imposte come risoluzione alla perdita di purezza di una donna. L'unica pecca di Tess è stata l'esitazione, il non dire e il tacere fino ad arrivare al matrimonio con Angel, a mio parere una debolezza di cuore, ma per quei tempi e vista la reazione successiva del futuro marito appare anche giustificata. Angel forse è il personaggio più stolto e stupido, insomma, molte tragedie si potevano benissimo evitare se lui fosse andato oltre la credenza di peccato da riversare contro Tess, poi non si era opposto alle credenze religiose, non era lo stesso ad essersi rifiutato a studiare teologia? E invece, appare conservatore e bigotto peggio dei genitori che tanto critica. Lui stesso che aveva ammesso a Tess di essere stato parecchie volte a letto con una donna sconosciuta per puro e semplice piacere, e questa comporta un'azione desiderata e voluta, mentre quella di Tess non la si può neanche considerare un azione, ma un subire una violenza. L'amore di Tess per Angel è forte, puro, innocente e genuino, mentre quello di Angel è un amore verso più una donna idealista, che poi si accorge che non è così casta e perfetta come dovrebbe apparire ai suoi occhi. Aldilà dei ripensamenti e di quanto altro, e di come inizialmente la loro storia d'amore sia stata narrata in modo così travolgente e appassionante, si denota più avanti che l'amore di Angel non era così forte e ben saldo, ma un modo di amare capriccioso e sciocco. Assurdo, da dirsi ma Alec D'Urberville dimostra di amare Tess molto più di Angel, mettendo in atto una contraddizione insolita di bene e male. Sicuramente, Alec nutre una forte ossessione amorosa per Tess molto malata, ma si preoccupa molto di più del benessere di Tess, rispetto ad Angel che se ne frega bellamente, fino a che non inizia ad avere delle cedevolezze di salute. Angel appare chiuso mentalmente e freddo per essere un uomo profondamente innamorato, da come millantava di essere. I sentimenti di Angel sono volubili nel suo sonnambulismo mentale. E la cosa paradossale, che fa quasi ridere e divertire il lettore che la perdona quando finisce questa volta di sua volontà con Alec D'urberville, allora li capisce e intuisce la sua ottusagine e la perdona. Cioè quando non era caduta in errore, non la perdonavi e quando cade in errore si?! Quasi Pirandelliana questa cosa, ricorda vagamente "l'esclusa". Alla fine, la donna diventa "veramente perduta", dato che l'uomo la riconosce erroneamente come tale. Comunque, la parte che ho apprezzato di più è stata la scena del duro lavoro nei campi sotto l'avversità della pioggia è tra le scene che più ho amato del libro, come anche il finale molto suggestivo a Stonehenge. Il modo in cui Hardy descrive Stonehenge, a mio parere è straordinario e la narrazione sulla breve riconciliazione dei due amanti che sembrano fluttuare in una dimensione di realtà e sogno tra le pietre e il sole riflesso su di esse.In fondo, Hardy preannuncia la tragedia al lettore prima che avvenga nel momento stesso in cui Tess si sdraia sull'altare in cui venivano consumati i sacrifici per il dio Sole. I due amanti si scambiano reciproche chiacchiere su quell'argomento e questo lascia intuire già al lettore che il finale non sarà dei più allegri, ma uno dei più struggenti e tragici. In alcuni punti, mi ha ricordato vagamente Tolstoj in" Anna Karenina" questo continuo richiamo alla vita contadina, solo che Tolstoj la idealizza come un modo di vivere felice, di vita semplice alla larga dalla società e dalle convenzioni, mentre invece Hardy ci dà una visione più arida e crudele della vita dei campi. Ci rende partecipe della durezza del lavoro contadino, di quanto sia pesante e difficile, sotto la pioggia lavorare senza sosta. La natura diventa crudele scenario della vita stessa della protagonista, che vorrebbe espiare il suo peccato massacrandosi di lavoro, ma al suo peccato non c'è alcuna risoluzione, poichè non ve ne è stato. Il peccato esiste nella mente ristretta di Angel, Tess e nella società, ma non nella natura estranea all'esistenza del peccato.