venerdì 30 marzo 2018

Il figlio del diavolo di Georgette Heyer

Questo libro è stata una straordinaria e sconvolgente sorpresa, preso alla "biblioteca privata itinerante del signor Tramonte" senza troppe pretese e invece si è rivelato essere un gran bel libro per il suo genere romantico. Molti paragonano la Heyer a Jane Austen, ma secondo me il paragone non regge,senza nulla togliere alla Heyer, ritengo che lo stile e il modo di scrivere sia del tutto differente. Jane Austen nei suoi romanzi ricostruisce perfettamente gli usi e i costumi dell' epoca, in modo tanto accurato e peculiare che hai la sensazione di essere lì, la Heyer è più  da romanzetto rosa ottocentesco, ovviamente meno dozzinale di quello che potrebbe essere un romanzo rosa, più accurato e divertente. Sicuramente ha stile la Heyer, ma non da raggiungere il livello di Jane Austen, ma secondo me non si proponeva lei stessa di voler raggiungere quel livello, è più una lettura leggera e dilettevole. Mi dà l'idea di una donna che se la rideva sotto ai baffi nella stesura di questo romanzo, dato che ci sono svariate parti divertenti e burlone. Indimenticabile lo zio Rupert con le sue battute, mi ha davvero regalato grasse risate. Un romanzo che coinvolge per il suo giocoso capovolgimento dei ruoli, Mary da vittima del  seducente marchese libertino Vidal, ne diventa carnefice. Vidal  viene percepito inizialmente come un uomo rude, brutale, sfrontato e per nulla romantico, ma in qualche modo si rivela essere sin dalle prime pagine affascinante, allo stesso tempo Mary la protagonista non si rivela essere la solita e fragile figura femminile che si lascia scalfire e terrorizzare da lui,  anzi darà al marchese filo da torcere.  Lo sfondo della narrazione non è ben definito,la Heyer ha inteso più focalizzarsi sulle vicende dei due protagonisti che svolgere una ricostruzione storica di quei tempi, infatti è da notare che la storia si svolga in "Inghilterra", successivamente in "Francia, Parigi e Digione", ma di questi posti non viene offerta nessuna descrizione accurata, non si fa neanche il benchè minimo accenno al  "grande terrore" dell'epoca.  Un romanzo  leggero e piacevolissimo, che non delude le aspettative, anzi nel mio caso è stata una vera rivelazione. Leggendo questo libro  mi è venuto in mente "Lydia di Clare Darcy" solo che a differenza del "figlio del diavolo" si rivela essere più moscio, sottile, meno entusiasmante e coinvolgente, del resto non a caso la Heyer risulta essere più nota e altisonante, mentre di Clare Darcy sono stati tradotti ben pochi romanzi, benchè qualcuno la ritenga l'erede di Georgette Heyer, ma io la vedo un'erede ben poco prospera e finita nel dimenticatoio, benchè io abbia apprezzato "Lydia",con un leggero sorriso, non credo che purtroppo possa reggere il confronto con la vivace audacia della Heyer nella narrazione.





mercoledì 21 marzo 2018

Il tempo nom si ferma per i topi di Micheal Hoeye

Questo libro mi ha attirato come una calamita per la copertina, e per qualche recensione positiva, ma mi rendo conto che è stata una vera delusione. Ho voluto cominciare da questo, pur avendo altri duemila libri da leggere, perché è strutturato in maniera molto congeniale per un pendolare, un capitolo consta di tre pagine, così non lasci nulla in sospeso. Ma a parte quello e l'idea carina di trattare la storia dei topi, come se fossero degli esseri umani, per il resto ogni capitolo nonostante fosse solo di tre pagine, si è rivelato pesante da leggere perché non accade assolutamente nulla. Non si capisce neanche a chi sia rivolta questa lettura, se per un adulto o ad un bambino, forse a degli young adults, non saprei davvero dire con certezza a chi intendesse rivolgersi lo scrittore. Il libro si fa interessante verso la parte centrale, no neanche quasi verso la fine, ma la parte saliente  e  avventurosa del protagonista orologiaio viene narrata in modo così frettoloso e superficiale, da far salire i nervi al lettore o almeno a me ha fatto questo effetto. Una storia carina che poteva essere strutturata ed elaborata meglio, tanto stile e bravura nell' uso delle parole mal investito. Poi quando ho letto che se ne vogliamo saper di più dei personaggi e del protagonista dobbiamo mandare una mail al suo indirizzo, ho pensato "Ma anche no!",  e che ha intenzione di scrivere un altro libro su questi personaggi mi è venuto un coccolone, dato che direi che la storia possa essere fine a sé stessa, inoltre anche i personaggi appaiono alquanto insulsi, non sono quel tipo di personaggi alla quale uno si affeziona da voler leggere un seguito. Ma poi neanche una storia d'amore con un lieto fine, non so un libro che non ha senso di esistere per quanto mi riguarda. Noia e soltanto noia.  Non che mi piaccia scrivere recensioni che stronchino così tanto un libro, ma dopo essermi sorbito un 400 e passa di pagine nella speranza che accadesse e si smuovesse qualcosa, e non accade niente, assolutamente niente.  Poi arriva la parte interessante  e avventurosa della storia, che viene elaborata in maniera così sbrigativa e superficiale, e allora mi sento in dovere di lasciare una recensione più che negativa, dopo aver impiegato tempo prezioso che avrei potuto impiegare in una lettura più soddisfacente. Quanta amarezza che mi ha lasciato questo libro!

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