domenica 22 marzo 2020

Angeli sulla punta di uno spillo di Jurij Druznikov

Questo romanzo è stato scritto nel periodo staliniano in Russia, riuscendo a sfuggire alla censura dell' Unione Sovietica. La vita dell' autore non è stata facile proprio per questa ragione, trattando tematiche scottanti, contrarie al regime comunista.  La  vasta diffusione di questo libro si ha quando l' autore riesce a fuggire negli Stati Uniti, evitando così di essere perseguitato e ucciso. Candidato al premio Nobel, questo libro come i romanzi di "Solzenicyn", autore molte volte citato in questo romanzo, rappresenta una denuncia sociale contro il comunismo, mettendo in luce verità scomode e nascoste dal regime, lasciando intuire che non fosse affatto tanto differente dalla monarchia zarista e dal regime nazista e fascista. Non ha una prosa sopprafina, anzi scritto in molto molto fluido, scorrevole e moderno, stranamente dissonante dalle modalità di scrittura tipicamente russa, dalla costruzione di frasi dai periodi molto lunghi e complessi. Non c'è l' evidente volontà di scrivere un romanzo stilisticamente accurato e distintivo, quello che preme più Druznikov è mettere in luce attraverso l' introduzione dei personaggi, dei dialoghi e delle vicende quanto l' intera macchina che muove il sistema comunista sovietico sia tossico. 
La caratterizzazione dei personaggi è complessa e dettagliata, si finisce per perdersi e far un po' di confusione a destreggiarsi fra i vari nomi russi,dato che in ogni capitolo viene raccontata la storia di un personaggio diverso. Tuttavia, nonostante alcuni personaggi forse avrebbe potuto evitarsi, diminuendo di gran lunga la mole di 560 pagine, mi è piaciuta questa meticolosa attenzione e cura dell' aspetto umano e psicologico dei personaggi, da far trasparire che sono tutti potenzialmente buoni, appunto angeli sulla punta di uno spillo, che però non hanno scelta, non possono opporsi, perché qualora lo facciano finiscono con lo spillo piantato sul cuore. Con questo libro Druznikov dichiara che  Il regime controllasse tutto, diceva persino cosa dovevi scrivere, dire e pensare, nessuno poteva fare e dire diversamente, altrimenti la prigione e la morte erano dietro l' angolo. I dialoghi fra i personaggi sono riflessivi e pregni di significato. Druznikov riesce perfettamente a inserirti nella redazione russa di un giornale di partito comunista, in quel periodo storico, facendoti scoprire tutte le notizie nascoste, la manomissione e distorsione degli avvenimenti e della realtà. Molti dei personaggi principali sono inventati, o meglio ne sono stati cambiati probabilmente i nomi, prima di iniziare il libro dice chiaramente "di non indagare sui personaggi se esistenti o meno perché non ne verrà nulla di buono". Tuttavia, ci sono apparizioni di personaggi di meno rilievo effettivamente esistenti, tra cui "Solzenicyn" citato molte volte e altri personaggi politici russi di quel periodo.
Non è un libro che si legge giusto per il piacere di leggere, ma è più una lettura di denuncia ideologica, che serve per far scoprire cose che si ignoravano e non si conoscevano del regime comunista, dato che si cercava a tutti i costi di farlo apparire più democratico e progressista rispetto agli altri regimi totaliritari. Io personalmente sono stufa di leggere sempre e solo del nazismo e degli ebrei, sicuramente sono state una delle principali vittime di quel periodo storico, ma ce ne sono state altre che hanno suscitato meno indignazione e meno rumore, e non per questo meno degne di interesse e attenzione. Buonagiornata! E mi raccomando non uscite e state a casa, se non sapete come passare il tempo leggete un buon libro! 







domenica 15 marzo 2020

Claudine di Colette

Questo romanzo ha un inizio piuttosto scarno e scialbo, in apparenza sembra la classica storiella sull'infanzia, la ragazzina un po' birbantella che ne combina di cotte e di crude a scuola, ma sfogliando le pagine e andando avanti, la storia prende una piega diversa,enfatizza e va a toccare altre questioni,  l' omosessualità maschile e femminile. Questo libro è un inno alla libera espressione sessuale, e devo dire che mi ha colpito molto, per quanto sia innovativo e spregiudicato essendo stato scritto agli inizi del 900' , e mi sorprende anche che sia così poco citato e conosciuto. 
Claudine rappresenta la più viva e fervida idea di libertà ed emancipazione femminile, con le sue sregolatezze e stravaganze, ben lontana da ciò che la convenzione richiedesse a quell' epoca. Poi una cosa che personalmente ho adorato il modo in cui Colette delinea alla perfezione il rapporto amoroso tra Claudine e Renaud, sulla loro differenza di età e sulla tanto agognata e ricercata complicità di Renaud verso Claudine. Lei scansa, non vuole e non la ricerca ed è proprio lì che la loro relazione verte e si complica, per poi tornare a riavvolgersi più forte e solida di prima.
Mi è piaciuto molto, molto più di quanto potessi immaginare, essendo un libro poco sentito nominare. L' unica nota storta di questo libro è l' ultima parte, si tronca drasticamente la storia di Claudine, e si parla così all' improvviso di una certa "Annie" mai sentita prima, senza nessuna introduzione lasciando il lettore particolarmente scocciato e spiazzato. 
Si è distanti da Annie, il lettore non vuole sapere di lei, ma di Claudine, quindi leggere diventa snervante, si glissano le pagine, si legge con foga e poco interesse per arrivare alla parte succulenta, perché primo o poi si parlerà di Claudine, è lei il personaggio principale, non questa Annie sbucata da non si sa dove. Ho compreso più avanti che Annie si rincongiugesse più avanti con il personaggio di Claudine, ma una buona dose delle pagine è stata piuttosto avvilente, oserei dire. Non si butta un personaggio verso la fine di un libro così a casaccio, mi ha proprio dato un senso di fastidio, tanto da voler interrompere la lettura, ritenendola ormai superflua e priva di sentimento, perché il personaggio con cui il lettore ha costruito un legame intimo è Claudine, mentre con Annie non c'è nessun affezione particolare, ma solo assoluta freddezza.  Superata però questa fase, devo dire che il libro faticosamente si riprende, si coglie il senso di Annie e la sua esistenza, l' intenzione di Colette era quello di mettere a paragone due tipi di donne differenti, in entrambe si realizza la loro espressione di libertà ed emancipazione , ma in modo diverso. In Annie inizialmente è velato, ben celato, è sottomessa al marito, ma grazie all' incontro con Claudine si risveglia dal torpore, il loro incontro si rivela in questo senso decisivo nel suo processo di ribellione.



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