mercoledì 30 gennaio 2019

Sorellastre di Tara Hyland

Di questo titolo vorrei fare una premessa il titolo originale è "Daughters of fortune" (figlie della fortuna) facendo espressamente riferimento alla caparbietà di queste tre  sorelle Elizabeth,Amber e Caitilin(la sorellastra)di ottenere fama e successo ognuna a loro modo, quindi il titolo italiano trae davvero in inganno, poiché avevo acquistato questo titolo da Amazon,sia per il prezzo irrisorio di 3€ , ma anche per la tematica, volevo un libro che parlasse a livello emotivo e psicologico del rapporto tra sorelle, e invece mi sono ritrovata in una storia parecchio asettica a livello di affetti familiari. Diciamo che la copertina trae tanto in inganno, o si pensa a qualcosa in stile romanzo rosa o comunque ad una storia dolce sul rapporto tra sorelle, e invece niente di tutto questo.  Per certi versi si è rivelato più di quanto avessi sperato a livello di trama, però mi aspettavo più che una raccolta di avvenimenti, anche qualcosa di più a livello emotivo e psicologico. Accadono tante cose, ma in maniera forse troppo sbrigativa, quando avrei preferito un approfondimento in più dei personaggi e della loro emotività, invece sotto il profilo emozionale mi sembra che il libro sia un po' freddo e comunque troppo immediato e superficiale. Diciamo che l'idea della storia e a livello di trama è molto carina, con un marcato femminismo che non mi dispiace affatto, che mostra delle donne caparbie, forti e determinate. Tuttavia ci sono troppi salti temporali, e troppe pagine che passano da un personaggio all' altro, lasciando in sospeso vicende che magari sarebbe stato più bello approfondire.  Poi in certi momenti mi sembrava che le protagoniste avessero diciamo la strada fin troppo spianata ottenendo forse con troppa facilità la fama e il successo, non so avrei preferito un libro un po' più realistico in questo senso, perché in molti casi era praticamente banale e scontato che le protagoniste sarebbero riuscite a spuntarla e a tirarsi fuori da tutte "le difficoltà" peraltro le difficoltà in molti casi per Elizabeth e Caitilin non ci sono neanche state più di tanto. Sarà che mi fa venire il nervoso un libro incentrato sulla storia di un' impresa di moda, su una stilista e la gestione di un' impresa e che non mi parli in maniera sensata delle difficoltà incontrate lungo la strada, perché che le protagoniste riescano ad aver successo ok, ma perché? A volte non sembra tanto che si impegnino, quanto più sono nate brave e fighe e allora la spuntano sempre, e gli va sempre tutto alla grande!  Forse Amber che si metteva nei casini da sola, bè è stato l'unico parte più interessante della storia, affrontando tematiche come la dipendenza dalla droga e la violenza sessuale.  Tuttavia anche sulla violenza sessuale, mi è sembrato un po' un argomento su cui l'autrice poteva fare maggiore leva, e invece ne parla come si una cosa che è successa, che scuote le protagoniste, ma non tantissimo in fin dei conti, e a me sta cosa lascia un po' di sasso. Nel senso NO,non ci siamo, posso capire la freddezza che permane la famiglia Melville, e che magari sono tutti un po' apatici e asettici, ma una violenza sessuale deve sconvolgere e stravolgere tanto una persona, insomma mi aspettavo almeno in quel frangente una dolorosa emozione espressa in maniera forte, e invece niente, il vuoto assoluto, come se avessimo parlato di un piccolo incidente come un altro, non so... cioè boh! Si, poi ovviamente viene un po' fatto intuire più avanti che quella vicenda abbia scosso il personaggio di Caitilin, però a me non sta per niente bene la superficialità della scrittrice nel descrivermi una scena del genere, quasi come se fosse quasi una cosa  naturale che succede. No, se vuoi sensibilizzare, toccando certi argomenti devi farlo bene, tipo dicendomi cosa prova Caitilin tipo ripensando a quella notte e invece no, per la scrittrice era più importante l'argomento dell' azienda di famiglia, ma scherziamo? Ma sul serio? Ora capisco, che da un libro svenduto a 3€ non mi posso aspettare chissà che grandi cose, però la cosa peggiore, è avere gli argomenti giusti da buttare sul calderone, e non affrontarli. Io non ho davvero capito perché gettare così tanta carne sul fuoco, se poi non hai intenzione di affrontare certe tematiche fino in fondo. E menomale che è nella collana della Mondadori "emozioni", quelle che in questo libro sono per lo più inesistenti. Ora anche sulle scene di sesso, io non ho capito perché parlarne in maniera così piatta, come automatismi pornografici, cioè questa è stata violentata e dopo tanto tempo trova il coraggio di concedersi ad un uomo perché lo ama e capisce di potersi fidare di lui, insomma un momento pieno di emozioni no? Almeno doveva esserlo, peccato che la scrittrice ti spegne letteralmente il cuore, facendoti anche cadere le ovaie.
Secondo me, era un po' indecisa non sapeva quale genere abbracciare, e alla fine non ne ha toccato profondamente nessuno , restando sempre così sul vago e scostante sui personaggi e le vicende.
Insomma ti fa letteralmente venire il nervoso, perché poteva davvero essere un libro più piacevole e coinvolgente, le idee c'erano tutte, ma per qualche strana ragione non si capisce perché si va sempre a parare da un'altra parte, un pezzo interessante viene subito interrotto sul più bello, e vengono approfonditi argomenti irrilevanti,del tipo riunioni di lavoro con termini tecnici di marketing e di azioni che chissenefrega! Cioè nel senso ok, va bene questi vogliono comprare l'azienda, ma non farmi il pippone con cose tecniche da broker,non interessa a nessuno! Piuttosto le cose importanti da leggere erano altre!  Insomma questo libro mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, perché c'erano tutti gli elementi interessanti che potevano rendere la storia carina, interessante e piacevole, ma la scrittrice ha deciso di stroncarli sul nascere. E poi il nosense, tipo Caitilin che se ne va di punto in bianco e abbandona quel disgraziato di Luciene, decidendo così di punto in bianco che non lo ama più e cambia addirittura città, ok...va bene... Vabbè è tipo "Loreley" di una mamma per amica questa. Dici vabbè ha capito che non lo ama più ci può stare, lo mandi a malapena giù e poi dopo a distanza di poche altre pagine inizia a pensare "Mi manca Luciene" Ma hai fatto tutto te! Lo hai mollato tu, brutta cretina! Insomma io i drammi che potevano essere evitati non li tollero nei romanzi, quelle cose costruite ad hoc dai personaggi perché mentalmente sono instabili non riesco a capirle e mi appaiono un po' inverosimili, dato che in questo caso bastava solo "Parlare!". Ora io capisco che noi  donne siamo complicate e lunatiche, ma non anche bipolari.
Come anche la questione del padre con la madre di Caitilin, suo padre voleva spiegargli la questione, ma lei tronca il discorso, e poi a distanza di tantissimo, quand'è incinta si sveglia di colpo e decide di voler scoprire la verità.  Ma tuo padre te la stava per dire, insomma dopo 580 pagine, decidi che vuoi scoprire davvero cosa è successo, forse svegliarsi un po' prima?!
Una cosa che ho molto apprezzato è stata la storia della prostituta, che inizialmente sembra buttata lì a casaccio, ma che più avanti acquista un senso logico, inoltre ho pensato che l'autrice volesse in qualche modo mettere a paragone la vita della sfortunata prostituta con quella di Amber e delle altre sorelle. Insomma, in conclusione, una vera delusione su tutti i fronti, vedrò di scambiarlo con qualche libro del" book crossing" della biblioteca di Tradate. Leggendo i ringraziamenti dell' autrice, ho notato che ha scritto che il libro era molto più prolisso e che coloro che glie lo hanno revisionato l'hanno aiutata a tagliare un po', peccato che forse nel taglio si è perso forse il coinvolgimento del lettore che viene sballottato da un arco temporale all'altro senza capirci più niente. Per esempio Elizabeth e Cole si sposano, bè ecco avrei voluto capire meglio quando hanno deciso di farlo, cioè nel senso i personaggi quasi si innamorano e neanche te ne accorgi, non ti fa vedere insomma quando scocca la reale scintilla fra i personaggi...avviene tutto come se dovesse avvenire perché così ha deciso la scrittrice, è tutto troppo piatto.

sabato 26 gennaio 2019

Cecità di José Saramago

Il pluriacclamato José Saramago che con questo libro ha vinto il premio Nobel.
Ora non metto i dubbi le capacità di quest' autore, capisco e rispetto la scelta di volergli dare un premio Nobel, ma date anche a me un premio per essere riuscita a terminarlo! Non l'ho davvero creduto possibile, non mi sembra ancora vero, sento ancora l'ansia invadermi.  Perché questo libro è fatto di ansia, claustrofobia e disumanità. Ovviamente il libro vuole comunicare dei messaggi forti e importanti. Può piacere per questo significato così preponderante, di una cecità  che funge da metafora, per delineare quanto l'essere umano sia ceco, si benda gli occhi dinnanzi quello che accade sotto al suo stesso naso, di fronte ai morti, alle catastrofi, di fronte l' inquinamento e a tutte le risorse idriche che stiamo esaurendo.  Una frase che voglio riportare è questa, che esplica il concetto dell' intero romanzo "Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che pur vedendo, non vedono".  
Tuttavia nonostante queste premesse positive, a me personalmente il romanzo non è piaciuto affatto, esaurita la prima parte del romanzo, la lettura diventa asfissiante, stancante e snervante, nonostante il significato profondo del romanzo, non è riuscito a coinvolgermi.
Sicuramente l'intento di José era quello di mettere ansia, di descrivere una disumanità senza via d'uscita, però se ci va il punto, devi mettermi il punto e non la virgola, che a lungo andare il lettore resta senza fiato.  Ho odiato questa cosa, questo voler fare l'alternativo o l'originale del tipo io posso permettermi di mettere una virgola al posto del punto, e rendere la lettura ancora più ansiogena e difficoltosa, come se già non lo fosse di partenza. Poi troppe parole... Ci si perde in un' accozzaglia di complicati discorsi proverbiali e di riflessioni anche belle e interessanti, ma espresse tutte in un lungo periodo, in cui non ci sono neanche i punti, ma solo misere virgole. In più aggiungo, che ad amplificare il fastidio ci si è messa anche la "Feltrinelli" ad impaginare il testo tutto appiccicato, e le parole stampate ti appaiono come tante formichine attacate fra loro, insomma che mal di testa e che faticaccia! Star dietro allo scrittore e le sue idee originali, di non seguire la punteggiatura come tutti, che decide di fare periodi lunghissimi utilizzando un bel po' di parole, come se volesse fare mostra di quante innumerevoli parole conosca o riesca a tirar fuori dal dizionario. E poi star dietro anche ad un impaginazione così miserabile, da rendere il libro illegibile per un dislessico e non.
L'idea dell' epidemia di cecità ripeto bellissima, mi ricordava un po' "la peste" di Albert Camus, solo che quello bè sono riuscita a terminarlo, facendo persino meno fatica.
Nonostante anche "la peste" sia abbastanza pesante come tematica e nel modo in cui è scritto, però nello stile di "Camus" era più facile e semplice da leggere. Mentre José Saramago ha una scrittura ingarbugliata, logorroica, ad una certo punto si inceppa  e si perde il filo del discorso.
Anche nelle vicende di quest' epidemia ad una certo punto sovviene oltre l'ansia e il malessere, persino la noia e ci si chiede e in be'? Dunque José? Quand'è che la finiamo? E quando pensi che non ne hai ancora per molto, lui tira fuori discorsi a mo'  di lista della spesa, José è un sadico! Insomma, sarà anche uno scrittore straordinario, degno del premio Nobel, ma a me non mi ha affatto convinto, ovviamente sarà un mio pensiero, sarà una cosa molto soggettiva, sarà che ho già l'ansia di mio, è un libro che mi fa venire più panico e ansia, anche NO!
Dico la verità, avevo persino pensato di abbandonarne la lettura.
Ho continuato a leggerlo solo lasciandomi trascinare dal significato profondo del romanzo e dal fatto che tutti lo osannavano come un capolavoro,  quindi volevo anche farmi un'idea completa del mio pensiero anche negativo. Ma a differenza di quei romanzi che non mi piacciono, che di solito mi lasciano il vuoto assoluto o di cui penso con rabbia che spreco di tempo, pensando con rammarico di aver potuto impiegare il mio tempo in altre letture, bè questo non mi ha lasciato queste sensazioni, mi ha lasciato tanta ripugnanza, fastidio e odio sarà che c'è qualcosa in questo romanzo che  ha risvegliato in me dei sentimenti di sdegno, abnegazione e intolleranza verso la violenza e la disumanità umana, e quindi anche io volevo bendarmi gli occhi, volgere lo sguardo altrove. Anche se non mi è piaciuto, leggerlo è stato giusto, doveroso, significativo, riflessivo e mi ha lasciato queste sensazioni così intensamente negative. Ecco forse la mia riflessione è questa un po' sulla  linea "Marie Kondo" in questo momento, un po' sulla forza dell' aura negativa che emana questo libro, nel senso che se vuoi ancora vivere felice è meglio non leggerlo, se invece sei masochista e non vuoi più essere ceco dinnanzi la crudeltà umana bè allora bisognerà pur leggerlo. Siccome io sono masochista l'ho letto, non mi è piaciuto fino in fondo, però la ritengo una lettura che andava assolutamente intrapresa.



mercoledì 23 gennaio 2019

La signora delle camelie di Alexandre Dumas fils

Questo libro volevo leggerlo da tantissimo tempo, e stranamente l'ho trovato meno pesante di quello che credessi, in tre giorni l'ho letteralmente divorato.
La storia di questo classico è piuttosto famosa, è stata  scritta da "Alexandre Dumas", ma attenzione non è il Dumas del "conte di Montecristo" né dei "tre moschettieri",dato che è appunto il figlio, infatti per contraddistinguerlo dal  padre, dato che hanno lo stesso identico nome, viene  sempre scritto dopo il nome "fils /figlio".  La trama di quest' opera è  la storia d'amore fra una cortigiana e un uomo perbene, che poi è stata ripresa da Giuseppe Verdi nella "Traviata" cambiando i nomi dei protagonisti in "Violetta e Alfredo" e probabilmente sarà mutata qualche sfumatura della trama per renderla più adattabile al teatro.
Comunque, per chi non conoscesse la storia, Marguerite Goutier è una cortigiana di alto borgo, la storia inizia con la sua stessa morte,è stata bandita un'asta per comprare gli oggetti preziosi appartenuti alla defunta alla quale partecipa il narratore che potrebbe essere lo stesso "Dumas". All' asta decide di comprare una copia di  "Manon lescaut", libro appartenuto alla defunta, ma poi si presenta un uomo di nome Armand Duval che vuole acquistare a tutti i costi quella copia dal narratore, fino a che non diventano amici e allora Armand finisce per raccontargli la sua storia di come ha conosciuto Marguerite Goutier e se ne è innamorato.
Da qui inizia la storia, non aggiungo altro per non voler svelare troppo sulla trama, ma posso dire che sin dall' inizio il libro cattura l' attenzione e si rivela coinvolgente. Inoltre anche l'idea di fare partire la storia a ritroso, in un ordine cronologico sfalsato, nell' Ottocento doveva essere un'idea piuttosto originale.
Ai tempi questo libro suscitò molto scandalo, per la tematica trattata, e lo stesso Dumas ammise di essersi ispirato ad una sua infatuazione giovanile verso una prostituta che aveva spesso intravisto, anche il padre stesso rettifico che il figlio nelle sue opere traeva quasi sempre  spunto dalla realtà.  
Cosa posso dire? Se non che mi sono chiesta, perché non lo abbia letto prima, nel senso che è un libro così romantico e poetico, le parole di Dumas restano impresse,  il modo delicato in cui esprime i sentimenti e le emozioni di Armand nei confronti di Marguerite, e il modo in cui viene descritta questa donna in un modo sensuale e poetico. Si rimane abbagliati da questa donna, pur senza vederla, bastano le parole di Dumas a convincerci della bellezza e sensualità di questa donna, che nonostante il mestiere di lei, non appare volgare, ma "emana candore".
Mi mancava una lettura come questa, così dolce, sensuale e delicata, ma anche così maledettamente drammatica.
Una tragedia romantica esasperata, ma del resto ai tempi la storia d'amore tra una prostituta e un uomo perbene, non poteva avere una buona conclusione alla "pretty woman", per ovvi motivi, la società non lo consentiva e non si guariva facilmente dalle malattie.
È difficilissimo esprimere quanto mi sia piaciuto questo libro, poiché Dumas riesce a far emergere in un amore reputato indecente e scabroso, la dolcezza e la purezza dei sentimenti di Armand e Marguerite.  Ma allo stesso tempo Dumas, ci fa anche vedere le sfaccettature anche più negative dell' amore quando sfocia in rabbia, gelosia e desiderio di vendetta. Personalmente da donna mi sono innamorata di "Armand Duval"per il suo modo di esprimere l'amore per questa donna sia nel modo più dolce e romantico, ma poi anche nel modo più furioso e impetuoso in cui un uomo possa esprimere tali sentimenti verso la donna amata quando si sente tradito e ingannato.
E Marguerite, non può che suscitare una certa tristezza e compassione nel sacrificio che decide di perpetrare per amore del suo Armand.
È un libro che mi è davvero piaciuto, scandito perfettamente bene nei tempi, non c'era nulla di superfluo e noioso, ogni pagina era piacevole da leggere e aveva un suo scopo ben preciso. Insomma mi è piaciuto sin dalla prima pagina fino all' ultima riga, cosa che non potrei dire di moltissimi altri libri che ho letto. Ne potrei contare pochissimi su una mano che mi siano piaciuti così dalla prima pagina fino all' ultima, senza che non vi abbia trovato qualche parte o passaggio superfluo, noioso, banale o ripetitivo.


venerdì 18 gennaio 2019

Cyberbugie di Corrie Wang

Questo libro scritto da Corrie Wang, una scrittrice coreana, che di coreano forse non ha niente a parte il nome, nel senso che il libro non risente di quella sensibilità asiatica, anzi è un libro ambientato persino in America, raccontandoci quindi dinamiche adolescenziali più da ragazza popolare  americana. Il modo di scrivere della Wang è spedito ed  immediato, un young adult che nonostante il genere "teendrama" non appare per nulla scontato. La protagonista, ragazza popolare a scuola si ritrova in rete un video hot di lei con un suo professore. La Wang ci racconta cosa significa e comporta per la protagonista questa situazione, la gravità del "porn Revenge", un problema che anche nella cronaca Mondiale sta sempre più causando vittime, persone che non reggono la situazione e si suicidano, quindi il fatto che se ne parli in un libro la ritengo una cosa giusta e interessante.
Il libro è leggermente "distopico" preannuncia un futuro in cui tutti hanno dei doc, come dei tablet, ma più moderni e innovativi in cui l'intera popolazione è registrata per fare qualsiasi cosa, fare acquisti, per il lavoro e un milione di altre cose, un qualcosa che poi non è così lontano dalla realtà di adesso.  Il libro offre tanti spunti sulla quale riflettere su cosa è giusto condividere e pubblicare online e cosa no, se è giusto essere sempre e irrimediabilmente connessi, perché alla fine come sostiene la Wang i momenti in cui sei veramente felice sono quelli che solitamente nessuno vede e che  non hai bisogno di condividere.  Sin dalle prime pagine, la protagonista non appare come la classica protagonista buona e indifesa, per il quale dici oh poverina, anzi appare irritante e fastidiosa, ma nonostante tutto entri in empatia con la protagonista, perché nonostante "la stronzaggine" da fighetta popolare della scuola, sai che in fondo non si meritava una cosa del genere, che nessuno se lo merita, anche se non è sempre stata una persona carina e coccolosa. Alla fine la vittima è sempre vittima, nessuno se la cerca è questo che la Wang intende farci capire nel romanzo, e che un video del genere può distruggere l'intera vita di una persona per sempre.
Il romanzo appare avvincente, mentre la protagonista cerca di scoprire chi è stato a pubblicare quel video e a realizzarlo dato che non è neanche un video reale, ma per certi versi sul finale e su un mucchio di altre situazioni si perde tanto in una marea di sciocchezze  e banalità.  Tuttavia è un libro che consiglio già solo per la tematica e per alcuni spunti di riflessione sul progresso e la tecnologia un po' alla "black mirror", ma in chiave "young adult", nonostante le 400 pagine il libro è parecchio scorrevole e fluido, quindi non lasciatevi ingannare e scoraggiare dal quantitativo di pagine.
Inoltre lo ritengo un libro che possa dare coraggio e forza d'animo a chiunque sia caduto vittima del cyberbullismo e del porn Revenge, e forse anche un buon libro per i genitori per avvicinarsi e confrontarsi con una realtà a loro sconosciuta, così da essere in grado di affrontare una  situazione  del  genere nel modo giusto con i propri figli. Perché dopotutto la protagonista non demorde e non si lascia scoraggiare soltanto perché accanto a lei si ritrova a scoprire quante persone realmente tengono a lei, e alla fine l'amore, il sostegno familiare e l'amicizia diventano la sua unica forza contro il persecutore.

martedì 1 gennaio 2019

Doppio sogno di Arthur Schnitzler

Il film "eyes wide shout" di Kubrick con Nicole Kidman e Tom Cruise, si rifà a questo libro, ovviamente in chiave moderna. Inutile dire che il romanzo sia meglio?!  Già, appaio  ormai troppo scontata, in questo senso. Comunque di per sé la trama non è così "movimentata e ricca" come nel film di Kubrick, tuttavia il libro ha una marcia in più, anche se accade molto meno, perché non è tanto negli avvenimenti, ma tanto più nel modo di esprimersi di Arthur Schnitzler, che dà voce al protagonista in un modo unico e inimitabile, creando un perfetto ritratto psicologico del personaggio, delineando i suoi pensieri e desideri più segreti. Freud stesso si espresse nei confronti di Arthur Schnitzler ritenendolo un suo sosia nella sua capacità di tirar fuori le repressioni e le problematiche psicologiche dei suoi personaggi, realizzando un vero e proprio monologo interiore. È un libro breve, ma intenso, capace di scavare affondo nell' animo umano e di lasciare il segno sul lettore, con una scrittura distesa, non troppo macchinosa, però allo stesso tempo non possiamo dire che sia semplice e scontata, ogni parola espressione è nel posto giusto al momento giusto.  Arthur Schnitzler per me è stata una vera rivelazione della scrittura, soprattutto perché scrive in terza persona, ma è capace lo stesso di rompere la barriera di distacco che si crea con il protagonista, anzi il narratore riesce maggiormente ad entrare nei suoi più intimi e reconditi pensieri, quelli nella quale il protagonista non avrebbe voluto rispecchiarsi o fissare con sincerità e chiarezza in prima persona. Quando l' occhio di un estraneo, appare più efficace del proprio.


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