Da uno scrittore russo, mi aspettavo di più, mi tocca ammettere! Ma dopotutto si sa che nei racconti, le narrazioni sono necessariamente esemplificative per via della brevità che lì caratterizza. Continuo a pensare, che del resto scrivere un racconto sia persino più difficile di scrivere un intero romanzo, perché bisogna saper trovare le parole giuste e adeguate per non tralasciare nulla. Riconosco che Gogol, non delude per quanto i racconti mi lascino quasi spesso insoddisfatta, perché io amo perdermi nei dettagli. Mi piacciono le storie in cui i personaggi sono ampiamente descritti a livello psicologico, da riuscire a immedesimarmi in loro, e che siano così ben costruiti ad hoc da sembrare veri, quasi come se potessero uscire fuori dal libro. Nel cappotto, il protagonista è un personaggio penoso, da compatire, che infastidisce il lettore per il suo modo di vivere così insulso e banale. Ma in fondo, riflette un aspetto realistico, quello di diventare così piacevolmente schiavi del lavoro, da non sviluppare nessun altro tipo di attitudine. Inoltre, un altro aspetto su cui riflettevo era il suo accontentarsi, non aspirava a nulla, nessun obbiettivo da raggiungere, nessuna aspirazione e aspettativa futura.
Ma a causa del freddo pietroburghese, si trova a costretto a buttare il suo cappotto rattoppato, definito in senso dispregiativo "vestaglia".
È costretto a comprarsi un cappotto nuovo,ma non ne ha le possibilità economiche, i cappotti costano troppo.
E da qui che inizia a diventare grottesco e inverosimile, dato che il cappotto nuovo, diventa la sua ossessione. Probabilmente l'unico obbiettivo che si sia mai predisposto a realizzare in tutta la sua vita.
In fin dei conti mi è piaciuto molto, mi ha dato tanti spunti di riflessione, nonostante prediliga i romanzi ai racconti.
Riguardo "il naso",come racconto, mi ha convinto molto meno, mi è sembrato più che grottesco, nonsense, dato che il naso sparisce e ricompare dalla faccia del protagonista,senza una spiegazione plausibile.
Ma a causa del freddo pietroburghese, si trova a costretto a buttare il suo cappotto rattoppato, definito in senso dispregiativo "vestaglia".
È costretto a comprarsi un cappotto nuovo,ma non ne ha le possibilità economiche, i cappotti costano troppo.
E da qui che inizia a diventare grottesco e inverosimile, dato che il cappotto nuovo, diventa la sua ossessione. Probabilmente l'unico obbiettivo che si sia mai predisposto a realizzare in tutta la sua vita.
In fin dei conti mi è piaciuto molto, mi ha dato tanti spunti di riflessione, nonostante prediliga i romanzi ai racconti.
Riguardo "il naso",come racconto, mi ha convinto molto meno, mi è sembrato più che grottesco, nonsense, dato che il naso sparisce e ricompare dalla faccia del protagonista,senza una spiegazione plausibile.