giovedì 31 marzo 2022

Figli di un Dio minore di Mark Medoff.

Una riflessione struggente ed emotiva sul rapporto sentimentale tra un uomo parlante e udente, con una donna sordomuta. 
È molto carino, anche se, mi aspettavo, ecco, un libro con una struttura ben diversa, parlando di una tematica del genere. 
A mio parere, è un controsenso scrivere un libro in cui si parla di sordomuti e farlo sottoforma di una sceneggiatura o testo teatrale, in cui il linguaggio verbale è il fulcro di tutto.
Mi aspettavo un libro, che desse più enfasi e importanza al silenzio, dandogli maggiore carica e potenza emotiva, e invece niente.
Capisco, anche il tentativo di sottolineare la preponderanza del mondo degli udenti e parlanti, che sconfina con quello di Sarah. Tuttavia, mi sarebbe piaciuto se il mondo silente di sensazioni di Sarah fosse stato delineato e descritto, almeno, in minima parte.
Poi, anche la relazione tra i due per quanto sia romantica e carina, appare un po' inverosimile e pecca quasi di credibilità, a causa di un' immediatezza cinematografica e teatrale.
Mi è parso un tentativo un po' goffo e azzardato di parlare di una tematica delicata, usando una struttura che ne contraddice appunto il senso. 
Si adopera una narrazione esclusivamente basata su un linguaggio verbale, raccontando la storia d'amore con una sordomuta, be', non è un po' un controsenso?
Ho capito che si voglia far intuire, che con le mani, gli occhi e le sue gestualità Sarah comunque riesca a parlare, tuttavia, avrei preferito la storia sottoforma di romanzo vero e proprio.
Il susseguirsi di dialoghi tra i personaggi si accavallano spesso fra loro, generando confusione tra le diverse scene e salti temporali. 
 Forse, anche a causa di un' impaginazione concepita male, diventa frustante e irritante, questa scelta di stile.
Sicuramente, adesso, sono curiosa di vedere il film; perché, a questo punto, una storia con questa struttura dialogata, lo ritengo molto più godibile e apprezzabile sottoforma di film o di trasposizione teatrale.

mercoledì 30 marzo 2022

Le età di Lulù di Almudena Grandes

Cosa dire di questo romanzo talmente perverso, da far quasi inorridire? 
All' inizio, ho pensato che, si trattasse solo di una storia d'amore tossica e malata, ma, verso la fine si sciolgono i nodi e si declina la criticità della perversione. 
Il vero fulcro delle fantasie e aberrazioni erotiche è che non possono mai confluire con la realtà, senza pagarne le agghiaccianti conseguenze. 
Per certi versi, questo libro mi ha suscitato sensazioni contrastanti tra l' eccitazione e lo sdegno. 
Ma, credo che, 
l' intento della scrittrice fosse proprio quello di disturbare il lettore, narrando di una sessualità sconveniente. 
È un romanzo disturbante, volutamente mascherato da erotismo sentimentale.
È un libro capace di destabilizzare il lettore, a causa della crescente lussuria, che prende una piega inaspettata, incontrollata e controversa, fino a sfociare nella morbosità grottesca.
Ci sono contenuti abbastanza forti di violenza inaudita e immorali, da turbare un comune lettore.
Quindi, la vera domanda è se questo libro mi è piaciuto o non mi è piaciuto? 
Direi, che mi è in parte piaciuto e in parte non mi è piaciuto. Mi è parso che, la scrittrice abbia voluto raccontare all' inizio una storia, e poi, sdradicarla, metterla in discussione, per raccontarne di colpo un' altra. 
Mi ha creato un po' di confusione sugli intenti reali della storia, se fosse quella di raccontare una torbida storia d'amore erotica, o se fosse quella di raccontare le problematiche della sessodipendenza e ninfomania. 
In realtà, ho avuto come la sensazione che in questo romanzo ci fosse un po' tutto e a conti fatti niente. 
Quindi, direi che è una storia discreta, sicuramente, un buon romanzo erotico di intrattenimento, da tenere incollato il lettore e che lascia qualcosina di più della solita spazzatura, propinata sulla falsariga della narrativa erotica, ma, niente di eccezionale, mi aspettavo un prosa erotica più suggestiva e introspettiva alla Anais Nin.

martedì 29 marzo 2022

Corto viaggio sentimentale di Italo Svevo

In questa breve opera all' inizio si respira un Italo Svevo con un' ironia arguta, ma più spensierata, rispetto allo Svevo della "coscienza di Zeno", fino a che non si arriva a metà romanzo, in cui si torna alle tematiche tanto care a Svevo, la fatica di inserirsi nella società, la fatica degli esseri umani a comunicare per davvero fra loro, 
l' innetitudine e la sensazione di alienazione dalla propria esistenza. 
Nella sua brevità si assoppora Svevo in piccole dosi, anche se, l' ho trovato su molti punti di difficile comprensione. 
Il turbine di idee e pensieri del viaggiatore sono spesso vaganti e dispersive. 
Gli incontri e scambi di dialoghi in molti casi a dir poco seccanti e noiosi. 
L' incompiutezza dell' opera si fa sentire, risuona più volte, lasciando il lettore con una sconfinata amarezza. 
Per me, non è di sicuro il romanzo migliore di Italo Svevo, sarà per la sua incompiuta brevità e per la ripetizione di incontri sul treno, che non mi hanno lasciato molto di significativo, com' è stato, invece, nella lettura della "Coscienza di Zeno".

sabato 26 marzo 2022

L' ospite di Hwang Sok-Yong

Questo libro lascia il segno per la sua forte denuncia sociale, raccontando gli orrori della guerra. 
Hwang Sok-Yong li ha vissuti sulla stessa pelle quei momenti tragici e devastanti, quindi, riesce perfettamente a ricostruire e a delineare la storia di una guerra, che ha diviso la Corea da almeno cinquant'anni. Questo romanzo ci appare sfortunatamente attualissimo,  a causa del periodo che stiamo vivendo. 
Mi è piaciuto molto, perché 
Hwang Sok-Yong non risparmia nessuno, in tutta la sua crudezza e atrocità, ci fa capire che le ideologie, la religione e gli interessi non portano altro che morte e distruzione fra gli uomini. 
Alla fine, non esiste più nulla di giusto e sbagliato di fronte la guerra, e questo scrittore a cuore aperto lo ribadisce più volte. Molto spesso non si capisce chi uccida chi, ma in fondo, questa confusione è chiaramente voluta perché gli assassini in una guerra diventano tutti, contro tutti. Coreani che prima si scambiavano i saluti e le cortesie del buon vicinato, dopo finiscono per trucidarsi tra loro, in nome di un ideologia differente, dicevano in nome del bene comune, e chi in nome di una religione cristiana e altri shintoista. Tuttavia, in nome di qualsiasi religione, interesse o ideologia hanno tutti prodotto lo stesso medesimo risultato, la violenza, lo strupro e lo sterminio di quasi un' intera popolazione. Questo libro è agghiacciante, offre delle immagini molto forti e scioccanti, che scuotono ripetutamente la sensibilità del lettore. 
Hwang Sok-Yong non ci risparmia assolutamente nulla, ci mostra la crudeltà disumana e innacettabile della guerra in tutte le sue aberranti sfaccettature. 
Certe immagini di efferata violenza, non me le toglierò più dalla testa, sono rimasta scolpite indelebilmente nella mia mente. Un libro da leggere assolutamente, ora più che mai, perché in qualsiasi parte del mondo siamo, la guerra non cambia, ovunque scoppia e per qualsiasi motivo esploda porta solo morte e distruzione. Nessuna ragione sarà mai abbastanza valida e sufficiente per giustificare le atrocità di una guerra.


mercoledì 23 marzo 2022

Come sabbia è il mio amore di Kyoichi Katayama

Di quest' autore giapponese, Kyoichi Katayama avevo letto già "Gridare amore dal centro del mondo" e mi era piaciuto particolarmente, perché a differenza dei soliti teen drama con la ragazzina con la malattia incurabile e la storia d'amore, c'era un atmosfera più pacata, riflessiva e introspettiva, meno ridondante di luoghi comuni e molto meno plateale. 
Il modo distinto e quieto con cui i giapponesi affrontano la morte, si respirava in tutto il romanzo. 
Mentre in "Come sabbia è il mio amore", Kyoichi Katayama affronta una tematica più matura e controversa, quella della maternità surrogata. 
All' inizio, il libro è coinvolgente e offre molti spunti di riflessione sulla sterilità femminile e maschile, e sulla questione maternità anche imposta implicitamente dalla società. Tuttavia, per quanto il romanzo nasca con ottimi spunti, si perde progressivamente nella vacuità. 
Molte situazioni avvengono troppo velocemente e non vengono del tutto spiegate. 
Mi sarei aspettata qualcosa di più, giunta a metà libro l' ho trovato piuttosto noioso e deludente, decisamente troppo superficiale e vago. È bella l' idea di fondo, ma, purtroppo, gli sviluppi si sono come dire inabissati, restando completamente sconclusionati.

lunedì 14 marzo 2022

Il gioco di Louise di Tara Isabelle Burton

Un libro inaspettato, sorprendentemente bello. 
Mi piace come la giornalista/scrittrice abbia narrato la storia, si sente che nello stile ci sia un' impronta giornalistica, dato che la prosa risulta spedita e immediata, tuttavia, senza togliere nulla alla narrazione che, anzi risulta piacevole, originale e mai banale.
Questo romanzo parla di un' amicizia fra due ragazze, Louise molto povera che si barcamena tra diversi impieghi per potersi pagare l' affitto, mentre Lavinia è benestante, figlia di persone ricche, che può permettersi tutto ciò che desidera. 
Si incontrano per caso, perché Louise deve dare lezioni di recupero alla sorella di Lavinia, ma, poi, accade che, per una cosa e per l' altra, Lavinia la inviti a partecipare ad una festa nell' upper East side, e tutto cambia, come per magia nella vita di Louise. 
Ben presto, Louise capirà che quell' assaggio della vita agiata e mondana non le basterà. 
Tuttavia,  nella frivolezza e vacuità delle feste di New York si nascondono e insidiano tutti i problemi psicologici di Lavinia, tutti i suoi eccessi bipolari e narcisistici. 
Ma, Louise si lascia cedere e trascinare dai vantaggi, senza più calcolare gli svantaggi che questa amicizia tossica e malata possa comportare nella sua vita. 
Eppure, il romanzo sin dal titolo ci suggerisce, che Louise non sia una vittima del tutto incosapevole di cosa le accadrà intorno. 
Ho adorato il gioco di specchi tra le due protagoniste-antagoniste in cui i ruoli di entrambe si ribaltano e invertono continuamente, chi è la vittima e la carnefice tra le due? È un romanzo thriller psicologicamente inquietante e disturbante. Be', forse, sul finale si perde un po', lasciando un po' a desiderare, ma ha delineato perfettamente l' incontro tra due personalità psicologicamente instabili e di quanto l' unione fra le due possa fare danni. 
Ha reso anche bene quell' idea della città di New York vissuta in prospettiva di Louise, senza un soldo e quella diversamente vissuta da Lavinia, a perdersi nell' eccesso e nella mondanità, per colmare la propria incapacità di affrontare la vita e riempire i propri vuoti e senso di solitudine. 
Si intuisce quanto in realtà entrambe le due ragazze si cerchino e si vogliano bene, ma alla fine, la loro amicizia risulti inconciliabile, destinata a non conclamarsi mai, nonostante le buone intenzioni, soprattutto, se ci sono di mezzo tante bugie e una buona dose di bipolarismo.
 

martedì 8 marzo 2022

Parasite in love ( manga di 3 volumi)

Questo manga di genere seinen, rivolto ad un pubblico maturo, mi catturava per la particolarità della trama e il fascino dei disegni. 
Ispirato ad un romanzo, che è stato poi reinventato e trasposto sottoforma di manga. 
Devo dire che mi è piaciuto molto, anche se, con degli alti e bassi. 
Il primo volume è molto bello, a livello di storytelling. Ho amato l'accurata introspezione dei protagonisti nel rivelare le loro manie e fobie, coordinate perfettamente con le immagini.
È un manga eccezionale, disegnato molto bene, con una grande cura dei dettagli.
Tuttavia, il secondo volume si perde un po' in nozionismi scientifici di biologia, che mi hanno particolarmente annoiato e reso la lettura faticosa. 
Poi, avrei preferito che ci si soffermasse più sulle fobie e manie dei protagonisti che, magari, insieme riuscissero a trovare la forza e la determinazione per risolverle, e invece, si vira su altro, perdendo di vista altri interessanti spunti, che potevano essere approfonditi, ma l' occasione è persa. 
Si è voluta virare sul fatto che,  l' amore dei due protagonisti, sia determinato da una forma particolare di parassita, anche questo è un punto interessante, ma viene portato un po' all' esasperazione. 
Tuttavia, con il terzo volume la storia si riprende, soddisfacendo le mie aspettative.

domenica 6 marzo 2022

Il sospettato X di Keigo Higashino

Mi aspettavo qualcosa di più intrigante e coinvolgente, un thriller psicologico che lasciasse con il fiato sospeso e invece... 
È un giallo atipico, come molti nel panorama giapponese, è questo mi ha spinto a volerlo leggere, ma, speravo in qualcosa come: "L' uomo che voleva uccidermi" di Shuichi Yoshida, in cui c'è della suspence, perché si sa già chi è
l' assassino, ma non si svela il movente. Invece, questo libro è piatto, si svela sin da subito l' omicidio, ma non stuzzica più di tanto l' interesse del lettore nel voler andare avanti con la lettura. 
L' unica domanda che ci si pone è se la polizia riuscirà veramente a scoprire l'omicidio. 
Mi ha colpito un po', il fatto che si narri la storia molto più dal punto vista degli assassini, tanto da spingere il lettore a tifare per loro, ma, per il resto questo libro come prosa è scorrevole, piacevole, ma andando avanti divaga, diventando piuttosto semplicistico e banalotto, da ricordare lo stile delle storie del detective Conan. 
Poi, i personaggi stessi perdono tanto di mordente e credibilità, soprattutto per il loro eccessivo ed esasperante spirito di sacrificio, che viene veramente portato all' eccesso, creando più degli stereotipi, di personaggi usciti più da un anime che da un libro. Ho apprezzato i richiami a dei famosi e interessanti teoremi matematici, ma per il resto non è il genere di thriller introspettivo e psicologico che cercavo, mi ha deluso molto. 
Poi, non parliamo della penosa impaginazione di giunti al punto, nella versione economica e nutro forti dubbi anche sulla autorevolezza della traduzione. Spesso, sono state adoperate parole di uso gergale, per nulla piacevoli da leggere in un testo scritto. 
Ora, io non credo che,  Keigo Higashino abbia scritto in giapponese una parola corrispondente ad  "un sacco" per dire "tanto", perché un sacco non è un aggettivo da usare in un testo scritto, a meno che tu non stia parlando del sostantivo "sacco". 
Il guaio è che in questo romanzo viene adoperato come sostituto di tanto.
Poi  il "non comment", come tante altre innumerevoli parole. 
Mi è parso, come se a lungo andare si fossero stancati di tradurre in modo valido e accurato il testo, ed è stato molto sgradevole da lettrice vedere un romanzo trattato così male, tanto da fargli perdere anche quel minimo di eleganza e cura stilistica. 
Povero Keigo Higashino, sempre un autore così di nicchia da essere volgarmente bistrattato dalle case editrici italiane.

Post in evidenza

La signora delle camelie di Alexandre Dumas fils

Questo libro volevo leggerlo da tantissimo tempo, e stranamente l'ho trovato meno pesante di quello che credessi, in tre giorni l'h...