l' innetitudine e la sensazione di alienazione dalla propria esistenza.
Nella sua brevità si assoppora Svevo in piccole dosi, anche se, l' ho trovato su molti punti di difficile comprensione.
Il turbine di idee e pensieri del viaggiatore sono spesso vaganti e dispersive.
Gli incontri e scambi di dialoghi in molti casi a dir poco seccanti e noiosi.
L' incompiutezza dell' opera si fa sentire, risuona più volte, lasciando il lettore con una sconfinata amarezza.
Per me, non è di sicuro il romanzo migliore di Italo Svevo, sarà per la sua incompiuta brevità e per la ripetizione di incontri sul treno, che non mi hanno lasciato molto di significativo, com' è stato, invece, nella lettura della "Coscienza di Zeno".
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