È un giallo atipico, come molti nel panorama giapponese, è questo mi ha spinto a volerlo leggere, ma, speravo in qualcosa come: "L' uomo che voleva uccidermi" di Shuichi Yoshida, in cui c'è della suspence, perché si sa già chi è
l' assassino, ma non si svela il movente. Invece, questo libro è piatto, si svela sin da subito l' omicidio, ma non stuzzica più di tanto l' interesse del lettore nel voler andare avanti con la lettura.
L' unica domanda che ci si pone è se la polizia riuscirà veramente a scoprire l'omicidio.
Mi ha colpito un po', il fatto che si narri la storia molto più dal punto vista degli assassini, tanto da spingere il lettore a tifare per loro, ma, per il resto questo libro come prosa è scorrevole, piacevole, ma andando avanti divaga, diventando piuttosto semplicistico e banalotto, da ricordare lo stile delle storie del detective Conan.
Poi, i personaggi stessi perdono tanto di mordente e credibilità, soprattutto per il loro eccessivo ed esasperante spirito di sacrificio, che viene veramente portato all' eccesso, creando più degli stereotipi, di personaggi usciti più da un anime che da un libro. Ho apprezzato i richiami a dei famosi e interessanti teoremi matematici, ma per il resto non è il genere di thriller introspettivo e psicologico che cercavo, mi ha deluso molto.
Poi, non parliamo della penosa impaginazione di giunti al punto, nella versione economica e nutro forti dubbi anche sulla autorevolezza della traduzione. Spesso, sono state adoperate parole di uso gergale, per nulla piacevoli da leggere in un testo scritto.
Ora, io non credo che, Keigo Higashino abbia scritto in giapponese una parola corrispondente ad "un sacco" per dire "tanto", perché un sacco non è un aggettivo da usare in un testo scritto, a meno che tu non stia parlando del sostantivo "sacco".
Il guaio è che in questo romanzo viene adoperato come sostituto di tanto.
Poi il "non comment", come tante altre innumerevoli parole.
Mi è parso, come se a lungo andare si fossero stancati di tradurre in modo valido e accurato il testo, ed è stato molto sgradevole da lettrice vedere un romanzo trattato così male, tanto da fargli perdere anche quel minimo di eleganza e cura stilistica.
Povero Keigo Higashino, sempre un autore così di nicchia da essere volgarmente bistrattato dalle case editrici italiane.
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