Questo romanzo è un omaggio, in memoria della prima aviatrice che sorvolò l' atlantico, Amelia Earhart.
Seppur nasca da una storia vera, Jane Mendelsohn ricostruisce a proprio piacimento con inventiva e fantasia cosa possa essere accaduto quello sfortunato giorno, in cui si perdono le tracce di entrambi i due piloti, Amelia Earhart e Fred Noonan.
I due navigatori avrebbero dovuto intraprendere il giro del mondo, ma in questa impresa accadono tanti malaugurati imprevisti : la radio funziona male, gli strumenti di bordo non sono stati regolati e il carburante risulta insufficiente per l' impresa.
La storia viene raccontata in prima persona da Amelia, e poi ci si allontana dalla protagonista e si capitombola su una terza persona, con l' intersecarsi dei dialoghi tra i personaggi, preciso "senza virgolette discorsive".
Personalmente, non apprezzo quando il narratore passa da una persona all' altra, o sobbarca il lettore di dialoghi, senza ordine, sovraffolando il testo, dopotutto, basterebbero solo due virgolette, per essere più chiari.
Ho avuto quella fastidiosa impressione che la scrittrice non avesse la piena padronanza di ciò che stesse scrivendo, a causa delle frasi spezzettate, la prosa che si storpia, passando dalla prima persona e poi repentinamente alla terza, fino a sfociare nella forma dialogata e in aggiunta flashback casuali meramente riempitivi.
Il testo manca di fluidità e continuità tale, da mantenere alto l' interesse del lettore.
Tuttavia, nonostante, i difetti riscontrati a primo impatto, l' ho trovata tutto sommato una lettura gradevole, riflessiva e con una giusta dose di pathos.
Di sicuro, ho apprezzato l' idea di fondo e
l' ho trovato un buon modo per commemorare una figura femminile realmente esistita, così avventurosa e coraggiosa, come Amelia Earhart.
Anche i picchi fantasiosi e romanzati della storia non mi sono tanto dispiaciuti, è solo il modo di raccontare che non mi ha convinto del tutto.