Ottieri ci svela le incertezze umanamente etiche nella scelta di un potenziale operaio, e nel dover necessariamente scartare qualcun altro.
In particolare, qui si parla della fabbrica Olivetti che era stata aperta nel Mezzogiorno, a Pozzuoli, avversata da disoccupati disperati, da richiedere ogni giorno l' assunzione.
In questo libro intuiamo le difficoltà tra il perseguimento di un fine aziendalistico a quello umanitario, nell'impossibilità di poter vertere nella stessa medesima direzione. Non si può assumere e accontentare tutti, e quindi, occorre una scrematura, una selezione, una scelta, volta ad escludere necessariamente qualcun'altro bisognoso di lavoro.
Il dubbio più grande che Ottieri si pone è se fra test attitudinali e psicotecnici e se aldilà del giudizio personale, su ogni presunto candidato, la scelta effettuata sia stata effettivamente la migliore; e se in fin dei conti, abbia scelto veramente con metodo meritocratico, i futuri operai della Olivetti. La psicotecnica non è infallibile ci spiega Ottieri, e ci racconta la storia di tutti quegli uomini e donne che bersagliavano la portineria ogni giorno, al limite dello stalking pur di ottenere una mansione.
I pedinamenti alla moglie di Ottieri, fino ad arrivare a gesti estremi e disperati come le minacce e a narrazioni strappalacrime, pur di impietosire il recluiter.
Farei leggere questo libro a quei settentrionali che hanno le idee ancora offuscate da aberranti e offensivi luoghi comuni del "terrone pigro che non vuole lavorare", così da smentire le loro idee becere e campate in aria.
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