martedì 23 agosto 2022

Donnarumma all' assalto di Ottiero Ottieri

Ottiero Ottieri ha lavorato come selezionatore del personale della fabbrica Olivetti, e in questo romanzo ci racconta il suo lavoro, che se a prima vista potrebbe apparire come un banale lavoro di ufficio, scopriamo in realtà che si tratta molto più di questo. 
Ottieri ci svela le incertezze umanamente etiche nella scelta di un potenziale operaio, e nel dover necessariamente scartare qualcun altro. 
In particolare, qui si parla della fabbrica Olivetti che era stata aperta nel Mezzogiorno, a Pozzuoli,  avversata da disoccupati disperati, da richiedere ogni giorno l' assunzione. 
In questo libro intuiamo le difficoltà tra il perseguimento di un fine aziendalistico a quello umanitario, nell'impossibilità di poter vertere nella stessa medesima direzione. Non si può assumere e accontentare tutti, e quindi, occorre una scrematura, una selezione, una scelta, volta ad escludere necessariamente qualcun'altro bisognoso di lavoro. 
Il dubbio più grande che Ottieri si pone è se fra test attitudinali e psicotecnici e se aldilà del giudizio personale, su ogni presunto candidato, la scelta effettuata sia stata effettivamente la migliore; e se in fin dei conti, abbia scelto veramente con metodo meritocratico, i futuri operai della Olivetti. La psicotecnica non è infallibile ci spiega Ottieri, e ci racconta la storia di tutti quegli uomini e donne che bersagliavano la portineria ogni giorno, al limite dello stalking pur di ottenere una mansione.
I pedinamenti alla moglie di Ottieri, fino ad arrivare a gesti estremi e disperati come le minacce e a narrazioni strappalacrime, pur di impietosire il recluiter. 
Farei leggere questo libro a quei settentrionali che hanno le idee ancora offuscate da aberranti e offensivi luoghi comuni del "terrone  pigro che non vuole lavorare", così da smentire le loro idee becere e campate in aria.

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