Quel genere di amicizia fanciullesca mai cresciuta, che è rimasta sempre legata ad una possessiva esclusività e dipendenza dell' uno verso l'altro. Riusciamo a cogliere in Hesse che l' amicizia può tramutarsi in una relazione tossica che ingabbia l' essere umano, e gli impedisca di compiere da solo le proprie scelte individuali. L' amico influenza la propria visione del mondo, e può limitare le proprie esperienze, impedendo al proprio amico di commettere i propri errori e sbagli, ma questi a volte, sono strettamente necessari per maturare e crescere.
Hesse non ci parla positivamente dell' amicizia, anzi, la sviscera, la mette in discussione e ci fa capire che la rottura, spesso è un atto di ribellione e crescita, seppur anche un atto di sincero affetto verso l' altro. Dopotutto, per crescere è necessario esplorare e conoscere nuovi orizzonti e se si rimane bloccati, con amicizie che non offrono nuovi spunti e visioni del mondo, ci si assopisce e si finisce per assorbire l' altro nel proprio vissuto. Hesse ci fa intuire che voler bene a qualcuno, spesso significa anche lasciarlo libero, garantirgli indipendenza da noi stessi, qualora la nostra presenza sia troppo ingombrante. Quando si ama un amico, si nutre per lui un' estrema forma di rispetto verso la sua individualità e personalità, e per salvaguardare la sua unicità, si può decidere di distaccarsi e allontanarsi da lui, per garantirgli la possibilità di strutturare e formare sé stesso, senza la nostra influenza.
È così che Hesse spiega perché amicizie tanto lunghe si disfano, perché da essa non sgorga più niente, dall' amico e stato preso e appreso tutto, fino a prosciugarsi reciprocamente. Non avviene più quello scambio di conoscenza e sapere costruttivo di un tempo, e così progressivamente il rapporto diventa stantio e muore, soprattutto, quando ci si scontra con l' età adulta.
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