Sono stata realizzate diverse trasposizioni cinematografiche di questo bel mattone francese, ma nessuna gli fa dignitosamente giustizia, forse per certi versi la miniserie con Gerard Depardieu conserva quel minimo di fedeltà narrativa, ma non rende abbastanza, da eguagliare la magnificenza della parole scritte da Dumas.
Da bambina mi domandavo perché Edmond Dantes volesse vendicarsi, insomma, dopo 14 anni di prigione, perché non rifarsi una nuova vita come si deve ed essere felice? Mettere da parte il passato, e crearsi una nuova vita! Forse, era l'innocenza fanciullesca a guidare questi miei pensieri, oppure, semplicemente, che da una serie TV non si riusciva a cogliere la durezza della vita di Edomond Dantes passata in prigione, perché in una narrazione intessuta da una sequenza di immagini, non si metteva efficacemente a fuoco l'ingiustizia, la sofferenza patita e il rancore a lungo covato dal protagonista.
Il punto è che si possono vedere tutte le trasposizioni cinematografiche di questa storia, ma ciò che vi permetterà veramente di entrare veramente in contatto con il vero conte di Montecristo, sarà soltanto il romanzo. Soltanto attraverso i pensieri e il vissuto disperato, descritto dalla penna di Dumas, entrerete nell' inquietudine e sofferenza di Edmond Dantes.
Soltanto così potrete entrare in sintonia ed empatizzare con lui, con il conte di Montecristo ed esplorare la sua vera umanità, non certo priva di difetti e non esula da manie di grandezza.
Ed è paradossale perché, questa simbiosi che il lettore crea con il protagonista, potrà ai suoi occhi renderglielo anche odioso e irritante, dato che si professerà il perfetto sostituto della provvidenza, o perché no, anche di un Dio sceso in terra per punire i colpevoli e premiare gli amici fedeli.
Tuttavia, anche questo fa parte dei grandi romanzi classici più riusciti, ovvero, per intenderci quello di mettere in discussione la stessa figura positiva del protagonista, che può di colpo tramutarsi in un antieroe, quando persegue fino all' ultimo la vendetta, trascinando su di essa anche vittime innocenti. Quando per così dire il protagonista diventa macchiavelico, pronto a tutto pur di perseguire i suoi fini vendicativi, da non volersi fermare dinnanzi a niente e a nessuno. Eppure, il suo comportamento appare giustificabile e lineare, appare ragionevole e sensato il suo passaggio per così dire al lato oscuro, ma lo stesso percepiamo che c'è qualcosa di negativo e sbagliato nella vendetta che è sul punto di protrarre.
È interessante perché dal momento in cui la vendetta viene portata a compimento ci si allontana dal protagonista, e se in un primo momento godiamo della buona riuscita delle imprese di Edmond Dantes, più avanti smetteremo di farlo e vorremmo che il protagonista si fermasse. Eh, si finiamo noi stessi per vacillare, per sperare che il protagonista si fermi giusto in tempo, rinunciando alla propria vendetta personale, rendendoci perfettamente conto, che andrà a colpire anche chi non c'entra nulla, e quindi, questa non può più chiamarsi giustizia.
Dumas sposta l' attenzione su altri personaggi, sui legami di parentela dei malfattori, e così come in un gioco di specchi, la vendetta si riflette agendo anche su di loro, ripercuotendosi anche su soggetti inconsapevoli e innocenti.
Edmond Dantes si ritrova a mettere in discussione più volte i propri propositi di vendetta, e non solo in ricordo del suo caro amore giovanile verso Mercedes, come viene narrato spesso nei film, giusto per semplificare e per dare alla storia un sapore più romantico. No, in realtà, Edmond finisce per legare molto con il figlio di Mercedes, Albert de Morcef, di cui inizia a nutrire una profonda stima.
E poi la questione importante che si pone è "perché i figli devono pagare delle colpe dei genitori?".
Poi, a sua volta la vendetta mano mano che si protrae può volgere a discapito dei suoi stessi amici, come il caso di Maximilien e Valentine, non potevo non citarli perché la loro storia d'amore mi era sempre piaciuta, ne serbavo un buon ricordo vago nella miniserie con Gerard Depardieu, e ricordava anche l' accattivante, quanto maligna figura dell' avvelenatrice. Tuttavia, il romanzo rende la loro storia ancora più commovente ed emozionante. Comunque, sarebbe riduttivo accennare solo a questi due personaggi degni di nota, perché nel conte di Montecristo ce ne sono una miriade di storie di personaggi e di intrecci, e sono tutte storie coinvolgenti e da scoprire.
Sarà anche un romanzo di puro intrattenimento ottocentesco, ma è anche ben scritto.
La penna Di Dumas in mille pagine e passa, non annoia mai, tiene viva la suspence e l' interesse del lettore fino all' ultimo.
Non è tanto la descrizione degli ambienti a guidare la scrittura di Dumas, tanto più le dinamiche umane. In un romanzo così maestoso e prominente Dumas racchiude tanti personaggi buoni, belli, brutti e cattivi, racconta i peccati di cui si sono macchiati e perché no, anche le loro virtù, come dentro ad una matrioska.
Si focalizza raramente sugli ambienti, eppure, in quelle poche e immediate pennelate descrittive riesce ad essere efficace, proprio come un pittore, delineando perfettamente i paesaggi e i posti in cui ci troviamo.
Potrei fare un elogio infinito a questo romanzo, ma non credo che riuscirei mai a rendere precisamente l' idea di quanto sia stato affascinante e magnifico, anche nella sua prolissità, che non è mai dispersiva, ma magnetica.
Cosa altro posso dire, se non invitarvi a leggerlo, solo se lo leggerete potrete cogliere la vera essenza di questa storia, che voracemente la si divora o forse è essa a divorare voi, perché vi farà fremere della voglia di sapere come andrà a finire, eppure vi direte di aver già visto il film e la miniserie TV, quindi, dovreste già saperlo come va a finire, e invece la risposta è NO;
perché la storia è talmente intersecata, mi verrebbe da dire un termine siculo, usato spesso da mia madre: "talmente inturciuniata", che no, non saprete come districare questa grande matassa, e non ricorderete più come si districavano i fili della storia, perché vi perderete dentro la dettagliata narrazione e nelle eccelse ed elaborate macchinazioni del Conte, ben diverse da quelle già viste e conosciute nei film.
Poi, ci sono ci sono storie di cui nei film non si è mai parlato, per esempio Eugenie, la figlia di Danglers, anche questo un personaggio degno di essere accennato, soprattutto, perché si denota un esempio di emancipazione femminile molto avanti, rispetto all' epoca in cui l' opera è stata scritta.