venerdì 28 gennaio 2022

Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas

Tutti conosciamo la storia di questo romanzo, eppure, posso dire al contempo che non l' abbiamo mai conosciuta per davvero, nella sua interezza, se non abbiamo letto il libro. 

Sono stata realizzate diverse trasposizioni cinematografiche di questo bel mattone francese, ma nessuna gli fa dignitosamente giustizia, forse per certi versi la miniserie con Gerard Depardieu conserva quel minimo di fedeltà narrativa, ma non rende abbastanza, da eguagliare la magnificenza della parole scritte da Dumas.

Da bambina mi domandavo perché Edmond Dantes volesse vendicarsi, insomma, dopo 14 anni di prigione, perché non rifarsi una nuova vita come si deve ed essere felice? Mettere da parte il passato, e crearsi una nuova vita! Forse, era l'innocenza fanciullesca a guidare questi miei pensieri, oppure, semplicemente, che da una serie TV non si riusciva a cogliere la durezza della vita di Edomond Dantes passata in prigione, perché in una narrazione intessuta da una sequenza di immagini, non si metteva efficacemente a fuoco l'ingiustizia, la sofferenza patita e il rancore a lungo covato dal protagonista.
Il punto è che si possono vedere tutte le trasposizioni cinematografiche di questa storia, ma ciò che vi permetterà veramente di entrare veramente in contatto con il vero conte di Montecristo, sarà soltanto il romanzo. Soltanto attraverso i pensieri e il vissuto disperato, descritto dalla penna di Dumas, entrerete nell' inquietudine e sofferenza di Edmond Dantes. 
Soltanto così potrete entrare in sintonia ed empatizzare con lui, con il conte di Montecristo ed esplorare la sua vera umanità, non certo priva di difetti e non esula da manie di grandezza.
Ed è paradossale perché, questa simbiosi che il lettore crea con il protagonista, potrà ai suoi occhi renderglielo anche odioso e irritante, dato che si professerà il perfetto sostituto della provvidenza, o perché no, anche di un Dio sceso in terra per punire i colpevoli e premiare gli amici fedeli. 
Tuttavia, anche questo fa parte dei grandi romanzi classici più riusciti, ovvero, per intenderci quello di mettere in discussione la stessa figura positiva del protagonista, che può di colpo tramutarsi in un antieroe, quando persegue fino all' ultimo la vendetta, trascinando su di essa anche vittime innocenti. Quando per così dire il protagonista diventa macchiavelico, pronto a tutto pur di perseguire i suoi fini vendicativi, da non volersi fermare dinnanzi a niente e a nessuno. Eppure, il suo comportamento appare giustificabile e lineare, appare ragionevole e sensato il suo passaggio per così dire al lato oscuro, ma lo stesso percepiamo che c'è qualcosa di negativo e sbagliato nella vendetta che è sul punto di protrarre.

È interessante perché dal momento in cui la vendetta viene portata a compimento ci si allontana dal protagonista, e se in un primo momento godiamo della buona riuscita delle imprese di Edmond Dantes,  più avanti smetteremo di farlo e vorremmo che il protagonista si fermasse. Eh, si finiamo noi stessi per vacillare, per sperare che il protagonista si fermi giusto in tempo, rinunciando alla propria vendetta personale, rendendoci perfettamente conto, che andrà a colpire anche chi non c'entra nulla, e quindi, questa non può più chiamarsi giustizia.

Dumas sposta l' attenzione su altri personaggi, sui legami di parentela dei malfattori, e così come in un gioco di specchi, la vendetta si riflette agendo anche su di loro, ripercuotendosi anche su soggetti inconsapevoli e innocenti. 

Edmond Dantes si ritrova a mettere in discussione più volte i propri propositi di vendetta, e non solo in ricordo del suo caro amore giovanile verso Mercedes, come viene narrato spesso nei film, giusto per semplificare e per dare alla storia un sapore più romantico. No, in realtà, Edmond finisce per legare molto con il figlio di Mercedes, Albert de Morcef, di cui inizia a nutrire una profonda stima. 
E poi la questione importante che si pone è "perché i figli devono pagare delle colpe dei genitori?".

Poi, a sua volta la vendetta mano mano che si protrae può volgere a discapito dei suoi stessi amici, come il caso di Maximilien e Valentine, non potevo non citarli perché la loro storia d'amore mi era sempre piaciuta, ne serbavo un buon  ricordo vago nella miniserie con Gerard Depardieu, e ricordava anche l' accattivante, quanto maligna figura dell' avvelenatrice. Tuttavia, il romanzo rende la loro storia ancora più commovente ed emozionante. Comunque, sarebbe riduttivo accennare solo a questi due personaggi degni di nota, perché nel conte di Montecristo ce ne sono una miriade di storie di personaggi e di intrecci, e sono tutte storie coinvolgenti e da scoprire. 
Sarà anche un romanzo di puro intrattenimento ottocentesco, ma è anche ben scritto.

La penna Di Dumas in mille pagine e passa, non annoia mai, tiene viva la suspence e l' interesse del lettore fino all' ultimo. 

Non è tanto la descrizione degli ambienti a guidare la scrittura di Dumas, tanto più le dinamiche umane. In un romanzo così maestoso e prominente Dumas racchiude tanti personaggi buoni, belli, brutti e cattivi, racconta i peccati di cui si sono macchiati e perché no, anche le loro virtù, come dentro ad una matrioska.

Si focalizza raramente sugli ambienti, eppure, in quelle poche e immediate pennelate descrittive riesce ad essere efficace, proprio come un pittore, delineando perfettamente i paesaggi e i posti in cui ci troviamo. 

Potrei fare un elogio infinito a questo romanzo, ma non credo che riuscirei mai a rendere precisamente l' idea di quanto sia stato affascinante e magnifico, anche nella sua prolissità, che non è mai dispersiva, ma  magnetica. 

Cosa altro posso dire, se non invitarvi a leggerlo, solo se lo leggerete potrete cogliere la vera essenza di questa storia, che voracemente la si divora o forse è essa a divorare voi, perché vi farà fremere della voglia di sapere come andrà a finire, eppure vi direte di aver già visto il film e la miniserie TV, quindi, dovreste già saperlo come va a finire, e invece la risposta è NO;
perché la storia è talmente intersecata, mi verrebbe da dire un termine siculo, usato  spesso da mia madre: "talmente inturciuniata", che no, non saprete come districare questa grande matassa, e non ricorderete più come si districavano i fili della storia, perché vi perderete dentro la dettagliata narrazione e nelle eccelse ed elaborate macchinazioni del Conte, ben diverse da quelle già viste e conosciute nei film.

Poi, ci sono  ci sono storie di cui nei film non si è mai parlato, per esempio Eugenie, la figlia di Danglers, anche questo un personaggio degno di essere accennato, soprattutto, perché si denota un esempio di emancipazione femminile molto avanti, rispetto all' epoca in cui l' opera è stata scritta.
 

venerdì 14 gennaio 2022

Il bar sotto il mare di Stefano Benni

Surreale e no sense, questo libro mi ha lasciato un grande mah e vuoto siderale. Alcuni strascichi di storie sono anche carine e strappano un sorriso, ma altre non le ho veramente capite e mi hanno annoiato tantissimo. Avevo letto di questo autore "la grammatica di Dio" una raccolta di racconti di gran lunga molto più piacevole e sarcastica, questa invece mi appare patetica e scialba, con poche idee nel calderone, come se lo scrittore stesso si sia forzato di cavare a forza delle storie, ma anche lui senza troppo interesse e convinzione.

(Per la serie quando il mio ragazzo sceglie un libro in libreria e poi tocca a me leggerlo).

giovedì 13 gennaio 2022

La signora delle ombre di Philippa Gregory

Su goodreads questo libro è inserito nella lista dei romance più brutti, ma il punto è come fa ad essere un romance brutto, se non è appunto un romance?!  Mi sorge il dubbio, ma la gente lo ha letto veramente questo libro? Ho come l'impressione che molti si siano fermati alle prime pagine, dando un giudizio affrettato e incompleto.
Non c'è alcuna storia d'amore in questo libro! Nel retro copertina si ammica con l' inganno alla parola "passione",  facendo credere al lettore che ci sia una travagliata storia d'amore tra la protagonista e lord Hugo, ma in realtà il punto forte e caratterizzante di questo libro è la più totale assenza di sentimenti romantici. 
La protagonista Alys passa dall' essere una fattucchiera, una monaca, fino a diventare la scribana di lord Hugh, per poi diventare l' amante di Lord Hugo, nella speranza di poter diventare una lady, con il supporto della magia nera. Alys non è la solita protagonista buona e genuina, è un personaggio femminile negativo, anzi mi verrebbe da dire che non esiste un personaggio positivo in questo libro.
Tuttavia, se analizziamo il contesto storico, periodo della dinastia dei Tudors e l' ambiente in cui Alys si muove, possiamo non empatizzare con lei, non compatirla almeno un po'? 
In una società dominata da un maschilismo imperrante, su cui predominava l' aristocrazia e in cui vigeva la superstizione e la caccia alle streghe, Alys tenta con le unghie e con i denti di sopravvivere e di emergere, laddove il vento è più favorevole, giocando sporco, tanto quanto gli altri personaggi.
Mi dispiace, che questo romanzo sia stato trattato da molti con giudizi sbrigativi e superficiali,  perché è una lettura di intrattenimento efficace, che rispecchia perfettamente la dura e difficile condizione della donna in quel periodo storico. 
Sicuramente, ci sono espedienti di magia, ma non sfocia nel fantasy, si tratta di magia oscura, che spesso si rivolterà anche contro gli stessi piani della protagonista. Philippa Gregory è una studiosa del periodo storico dei Tudors, e in questo romanzo risulta evidente quest' influenza, si respirano tanto quelle atmosfere. Certamente, ci sono alti e bassi in questo libro, ed è normale che leggendo le prime pagine, si potrebbe erroneamente pensare ad una storiella d'amore di classi sociali differenti, oppure di una strega/ monaca con un lord. 
All' inizio della lettura, strideva la narrazione di una monaca/strega, però più avanti tutto comincia ad avere più senso. Proprio perché Alys è una protagonista che reinventa sé stessa, in base alla corrente sfavorevole o favorevole degli eventi, insomma, è un voltafaccia continuo, non è un personaggio che persegue un' ideale, ma solo ciò che più le fa comodo. Rincorre gli agi e la posizione che le si prospetta più confortevole e vantaggiosa. 
Poi le scene sessuali di questo libro non sono erotiche di per sé, ma prendono una piega volutamente sordida e grottesca. Alys usa l'esoterismo e il sesso, come mezzi di manipolazione, ma senza sapere che le si potranno rivoltare contro. 
In certi momenti, questo libro mi ha fatto pensare a "Madame Wu" di Lin Yutang, quindi, non è proprio un romanzetto rosa. Inoltre, ci sono momenti forti e crudi di sporca e misera rivalità femminile, per poi concludersi in una sconfitta per entrambe le due donne. Posso anche capire, perché il romanzo possa a molte non essere piaciuto, chi sperava di leggere un romance in costume, non ha trovato ciò che sperava. Chi credeva di trovare un libro erotico, anche in questo senso non si è trovata soddisfatta, perché la storia parla di una povera donna che non possiede niente, e che pur di ottenere ciò che vuole, si dota di tutta la sua astuzia, avidità e freddezza, diventando sempre più macchiavelica e pronta a tutto, pur di ottenere ciò che vuole. A me ha catturato, proprio perché durante la lettura, stavo a chiedermi: "Come farà l' arcigna e crudele protagonista a riemergere ancora una volta? Quale subdolo piano architetterà stavolta?".
Ma al contempo, si insinuava nella mia testa il dubbio, se desiderassi che la protagonista soccombesse o che l' avesse effettivamente vinta. Questo romanzo è stato per me un passare di continuo dall' odiare la protagonista e a godere dei propri insuccessi, fino ad arrivare alla conclusione di desiderare in una sua possibilità di riscatto. Anche Philippa Gregory manipola il lettore a proprio piacimento, e per fare questo ci vuole anche una discreta bravura.

sabato 8 gennaio 2022

L' uomo in bilico di Saul Below

Joseph aspetta la chiamata alle armi, ma questa chiamata per ragioni burocratiche tarda ad arrivare. Se in un primo momento, il protagonista è compiaciuto della sua libertà e salvezza, a lungo andare se ne stufa.
La storia scritta da Saul Below è sottoforma di diario, Joseph narra in prima persona, i sei mesi di attesa, che diventano sempre più insostenibili, come un incubo ad occhi aperti o una condanna dell' esistenza, quella di stare sotto le sue quattro e confortevoli quattro mura; a vedere la sua vita scorrere e susseguirsi in giorni quasi sempre tutti uguali, nella sua piena e piatta calma, piuttosto che andare in guerra. 
Su alcuni punti questo stato di attesa e immobilità mi ha ricordato "il deserto dei tartari"di Dino Buzzati, ma non raggiunge mai quei livelli di riflessione così elevati, e più avanti mi ha fatto pensare al senso di inadeguatezza e inettitudine riscontrati nella "coscienza di Zeno"di Italo Svevo, ma anche qui non tocca l' apice di quella corposa introspezione psicologica. 
Appare come la sintesi di entrambi i due romanzi, almeno di quei due concetti di alienazione e inabilità all' esistenza, e al disadattamento alle regole sociali, ma senza assorbirli ed esaurirli del tutto. 
Nel complesso, mi è piaciuto molto, è stato una vera rivelazione, non conoscevo questo scrittore, e ho colto anche degli aspetti originali e sarcastici interessanti. 
Mi è piaciuto tanto il tu per tu con la propria coscienza, quelle conversazioni intime con il proprio io. E dopotutto, non siamo tutti un po' come il protagonista: Quando andiamo a lavorare detestiamo il nostro lavoro, e quando finalmente abbiamo le opportunità di lasciarlo per un motivo o per un altro, alla fine, se all' inizio la situazione ci gusta, ci piace, riteniamo di esserci riappropriati della nostra libertà di fare ciò che più ci piace, più avanti invece, questa libertà ci mette a tu per tu con la nostra interiorità e comincia a starci sempre più stretta.
Tutto quello che un tempo facevamo con piacere,  finisce per tediarci,si transforma in routine e monotonia. Avvertiamo necessariamente il bisogno di svolgere il nostro dovere sociale, e in questo caso il protagonista giunge persino alla decisione, di preferire, anelare di andare in guerra, piuttosto che restare immobile e ciondolante, senza uno scopo preciso, dentro la sicurezza della propria casa. Mentre, altri ne sono terrorizzati e si rifiutano ad andare sotto le armi , accampando scuse, il protagonista suo malgrado, con l' acqua alla gola, sfinito dalla sua stessa libertà, si rimette felicemente all' obbligo dell' irreggimentazione, al paternalismo e al regolamento, finalmente, liberato da sé stesso, dal dover convivere così a tu per tu, con la propria interiorità.

giovedì 6 gennaio 2022

L'amicizia di Francesco Alberoni

Breve saggio sull'amicizia.
Francesco Alberoni, un sociologo italiano molto noto, si pone il seguente quesito: "Un rapporto intimo, come quello dell' amicizia nella società odierna può esistere?" . 
Si parte dalla spiegazione del concetto di amicizia, di cosa effettivamente significhi essere amico di qualcuno e di cosa ciò comporti, per poi arrivare a modelli di amicizia immaginari narrati nella letteratura epica, come l' Odissea, fino a parlare di amicizie reali e legate all'ideologia come quella intercorsa fra Marx ed Engels, o a quella culturale fra Cézanne e Zola. 
Si analizzano anche le problematiche stesse dell' amicizia nell' inserirsi per esempio, in un ambiente difficile come quello lavorativo, altamente competitivo e fortemente incentrato sul rendimento e l' efficienza. Si individua anche la differenza fra amicizia, erotismo, innamoramento e persino fra rapporto filiale e fraterno. 
Alberoni evidenzia e chiarisce anche gli eventuali punti di rottura di una grande amicizia. Su alcuni punti può apparire un saggio di sociologia scontato, e su molti di essi l' ho trovato banale e noioso, però in altri frangenti mi è stato di molto aiuto, per darmi delle risposte che cercavo, sulle motivazioni per cui si perdono e si infrangono persino grandi e storiche amicizie. 
Dopotutto, l' amicizia è incontro, ma deve essere anche un momento di profondo crescita insieme, se invece si transforma in uno spazio chiuso e claustrofobico su cui non matura nulla, finirà per assopirsi.  
L' amicizia sfiorisce anche dal momento in cui in essa pervadono sentimenti negativi di invidia e di ricatto. Termina anche dal momento in cui i consigli e i suggerimenti dell' amico vengono percepiti come critiche pesanti alla propria persona e non più come momenti costruttivi per mettersi in discussione e crescere insieme. 
Non date per assodato che tutti sappiano cosa significhi veramente essere amico di qualcuno, spesso non è così. E dopo aver letto questo libro possiamo dire, con certezza di essere stati degli ottimi o pessimi amici nella nostra vita? 

mercoledì 5 gennaio 2022

Polvere, una storia di cocaina di Giancesare Flesca e Valerio Riva.

Un autobiografia sul giornalista Giancesare Flesca dell' Espresso, inviato e corrispondente da New York, morto nel 2019, all' età di 74 anni. Sottoforma di intervista condotta da Valerio Riva, Flesca ripercorre la sua vita, in particolare la storia della sua dipendenza dalla cocaina. 
L' ho trovato un libro molto interessante, perfetto per sensibilizzare i giovani ai pericoli della droga, senza eccessivi moralismi, ma ricorrendo alla narrazione cruda e autentica, di un uomo succube della dipendenza da cocaina. 
La storia vera di Giancesare Flesca è devastante, perché riporta le effettive conseguenze della droga nella vita di tutti i giorni. Inoltre, vengono riportate anche tante conoscenze sulla cocaina, su quanto venga spesso rimaneggiata e tagliata con tante e altre innumerevoli sostanze artificiali, rafforzandone l' effetto dannoso e letale sulla salute umana. Il libro resta una testimonianza personale come cacoinomomane, mentre resta molto più vaga su aspetti psicologici e informativi sulla droga, non ha i toni precisi e particolareggiati di un' inchiesta, cosa che ci si aspetterebbe da un libro scritto da due giornalisti, ma resta, per metà un' inchiesta, su cui predomina l' esperienza personale.
Appare plausibile, che con tutta quella droga in corpo, e a distanza di tempo i ricordi non siano stati del tutto nitidi, da essere riportati con maggiore chiarezza.
Poi le affermazioni contro la legalizzazione della droga in Italia?! Be', qui mi è parso molto bigotto il pensiero di Flesca, non si è mai parlato di legalizzare la cocaina, semmai marijuana e cannabis, che può essere adoperata per scopi puramente terapeutici. Sarebbe meglio farsi una canna, piuttosto che prendere benzodiazepine per l' ansia, per esempio, oppure per chi ha una malattia come la SLA, dolori fisici molto forti, per una terapia del dolore sarebbe ideale.


martedì 4 gennaio 2022

Una ragazzina di nome Sooner di Suzanne Clauser

Commovente storia di una ragazzina abbandonata a sé stessa, che vive in condizioni penose, cresciuta da una vecchia megera, fino a che non incontra una coppia di neosposi, che non riescono ad avere figli. La storia non brilla certo per originalità, ricorda molti classici dell' infanzia famosi come "Anna dai capelli rossi",tuttavia, non posso dire che sia stata una lettura spiacevole. Una cosa che mi ha fatto storcere un po' il naso, è che la storia indaghi tanto sull'introspezione della coppia, Elizabeth e Mac, ma molto meno sulla bambina. Strane e curiose anche certe descrizioni piuttosto spinte, dato che il sesso tra la coppia viene più volte  raccontato, senza eccessivi filtri. 
Di sicuro, non è tanto un romanzo per l' infanzia, credo sia più rivolto ad un pubblico adulto. Oltre al sesso, viene raccontata l' efferata e gratuita violenza verso gli animali, con scene e immagini piuttosto forti.

Post in evidenza

La signora delle camelie di Alexandre Dumas fils

Questo libro volevo leggerlo da tantissimo tempo, e stranamente l'ho trovato meno pesante di quello che credessi, in tre giorni l'h...