giovedì 31 agosto 2023

Ragazze di campagna di Edna O'Brien

"Ragazze di campagna" è un romanzo scritto nel 1999 e bandito dalla chiesa cattolica Irlandese, a causa dei suoi contenuti considerati a quei tempi osceni, spudorati e peccaminosi. In Ragazze di campagna, si parla della crescita formativa e sessuale di due ragazzine Caithleen e Baba, entrambe seguono un percorso di crescita sfortunato e difficile, che non è altro che il frutto della società, dei tempi in cui sono state cresciute, laddove i desideri e la passioni delle donne non avevano spazio e voce. 
Edna O'Brien parla di quanto fosse difficile per le donne essere padrone di sé stesse, e di quanto le donne fossero prigioniere e ostaggi prima dei propri padri e poi dei propri mariti. 
Edna O'Brien percorre l' intera vita delle due giovani ragazze, dai loro infantili e divertenti battibecchi, fino ad arrivare all'età adulta, e quello che resta,  in fin dei conti, alla fine del libro è quello di una grande e lunga amicizia fra donne, piena di alti e bassi, ma comunque commovente e straordinaria. Personalmente, mi è piaciuto molto , non ha uno stile sofisticato, ma nella semplicità, Edna O'Brien da una perfetta resa delle campagne Irlandesi, e del suo quotidiano, è  evidente che ci abbia realmente vissuto, si coglie un realismo impeccabile nelle sua scrittura, c'è una resa veritiera ineguagliabile, e anche nel descrivere l' amicizia tra le due ragazze riesce ad essere naturale, realistica, perché non si nasce subito grandi amiche per la pelle, ma lo si diventa gradualmente. Edna O'Brien esplora tutte le varie fasi di crescita dell' amicizia, da quella acerba a quella più matura. Tuttavia, non è un libro allegro e  spensierato non lasciatevi ingannare dalla copertina, e tutto fuorché felice, è un libro amaro e crudo, come del resto è stata la società per tanti anni con le donne e i loro desideri di emancipazione sessuale.

giovedì 24 agosto 2023

Vita stregata di Mary McCarthy

È una lettura intensa e coinvolgente, mi ha lasciato un po' perplessa e delusa sul finale, tuttavia, mi è piaciuto lo stile narrativo della scrittrice, forse un po' meno come vengono trattate alcune tematiche delicate. 
Non risulta chiaro se la protagonista sia stata violentata o meno, e il modo in cui è stata trattata la questione è stata  un po' superficiale e poco trasparente , visto e considerato che da una narratrice donna ci si aspetterebbe forse più delicatezza e sensibilità nel trattare certi temi. 
Va anche detto che il libro è stato scritto nel 1912, e già appare rivoluzionario per le tematiche trattate come l' aborto praticato illegalmente dalle donne.

lunedì 21 agosto 2023

Luce D'Agosto di William Faulkner



Sarebbe riduttivo affermare questo libro mi è piaciuto o non mi è piaciuto. In questo romanzo si toccano tematiche sociali calde, non a caso Faulkner vinse il premio Nobel per la letteratura, pur essendo un autore rifiutato dagli editori e dagli stessi critici letterari. Lo stile di Faulkner come ha rivelato lui non è curato, ma lo ha rivelato lui stesso di essere uno scrittore a cui premesse più narrare certe tematiche sociali importanti e forti, piuttosto che doversi preoccupare dello stile. Io credo che questo sia un libro difficile e complesso, che se una persona si ferma alla prima impressione potrebbe non apprezzarlo. Tuttavia, credo che sia come un' opera d'arte, ci sono opere che tu apprezzi al primo sguardo e opere che per la loro complessità potresti non apprezzarle, se non hai la conoscenza storica e artistica adeguata. In Faulkner si applica questa regola, non è una lettura gradevolissima, perché si adotta un linguaggio spesso dialettale, per rappresentare anche il livello di degrado sociale dei personaggi nel loro modo di esprimersi, poi c'è tanta violenza e soprusi, soprattutto nei confronti delle donne, ma come ha detto Faulkner anche se le donne spesso subiscono sono le più forti e coraggiose, e in questo libro mette in risalto la forza e la determinazione di noi donne, anche se al giorno d'oggi si potrebbe obiettare che il personaggio di Lena, sia solo remissiva e rassegnata al proprio destino, ma dobbiamo ovviamente rapportare il romanzo con l' epoca in cui è stato scritto, e in quella visione intuiremo che Faulkner non faceva altro che denunciare una visione religiosa patriarcale, volta a condannare sempre le donne più degli uomini per i loro "presunti" e ingenui peccati, tipo quello di amare e di lasciarsi travolgere dalla passione. Poi un' altra tema sociale importante è quello dell' identità e della questione razziale, di come venissero emarginati e trattati i neri, per cui non gli venisse fornita appunto nessuna possibilità di riscatto, per cui alla fine nella loro ghettizzazione diventassero per forza di cose dei criminali, poiché la loro identità di cattivo veniva già prestabilita dai bianchi. Ma come dice Faulkner nessun uomo è cattivo e buono in sé, ma racchiude tante sfumature, non è di per sé la religione e tanto meno la ragione, ma tanto più il cuore a rendere una persona buona, generosa e onesta. 
Quando si segue sia la ragione e il cuore si riesce a fare la cosa più corretta e giusta, pur rimettendoci per così dire anche la faccia, la virilità se così vogliamo intenderla e nel finale questo concetto Faulkner lo esprime benissimo. Come anche si intende un patriarcato maschile, che non condanna solo le donne, ma anche gli uomini e li mette in una condizione di non sapere più cosa sia giusto o sbagliato fare, e che li obbliga e spinge a comportarsi come bestie, affinché non venga messa in discussione la propria forza e virilità.

venerdì 4 agosto 2023

Bellezza e Tristezza di Yasunari Kawabata

Questo è il terzo libro di Kawabata che leggo, il primo è stato " Il paese delle nevi" che resta comunque il mio preferito, poi ho letto "Il suono della montagna" che per me è stato di gran lunga deludente. 
Passando a  "Bellezza e Tristezza", be'  questo  è il Kawabata che mi piace, forse non tanto di per sé narrativo, ma molto contemplativo ed evocativo sulle ambientazioni e atmosfere giapponesi.
È un romanzo con un' andatura molto lenta, riflessiva e sofferta, ma allo stesso tempo, pacata e rilassante. 
Poi, ho amato ogni riferimento artistico ai pittori giapponesi, tra cui Kokei Kobayashi, di cui possiedo tra l' altro "il paese delle nevi" di Kawabata con in copertina appunto uno dei suoi dipinti, quindi, non una scelta del tutto casuale, quella di associarlo a questo pittore.
Poi viene citato Kishida Ryusei con i suoi ritratti enigmatici di Reiko, poi i ritratti di Tsune Nakamura tra cui quello della madre e della sua fidanzata.
Kawabata in questo libro parla di arte giapponese con una tale minuziosità di particolari, dimostrando di padroneggiare sapientemente l' argomento, e per una appassionata della cultura giapponese come me, è stato molto entusiasmante e interessante, mi ha coinvolto più della storia tra i personaggi in sé, li ho trovati troppo depressivi e drammatici, o come dire troppo remissivi e rassegnati, che si lasciano trascinare a loro dire da un destino ineluttabilmente  tragico, quando in realtà, avrebbero potuto agire diversamente, ed essere felici, no? Ovviamente, capisco che era un' altra epoca e che nella cultura giapponese c'è questo forte senso del dovere, bisogno e necessità di fare sempre la cosa corretta e giusta, però da occidentale diventa solo sacrificio e sofferenza inutile e non richiesta, dato che tutti i personaggi restano insoddisfatti e infelici dalle proprie scelte. E come in tutti i libri di Kawabata il finale è sempre un po' sospeso e lascia  un  grande punto di domanda, ma devo dire che non mi è dispiaciuto. È un libro di una poetica emotiva e giapponese, che va anche collocato nell' epoca in cui è stato scritto, quindi potrebbe apparire sorpassato sul concetto e il posto che la donna abbia nella società, ma proprio per questo offre un' ottima testimonianza di come la donna venisse rappresentata e vista nella società giapponese, e di come permanga e alleggi questo maschilismo all'  interno della cultura e società moderna giapponese, questa idea della donna docile, indifesa  e delicata da vivere solo in funzione dell' uomo.

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