mercoledì 28 giugno 2023

Il quinto figlio di Doris Lessing

E se il figlio tanto desiderato, non corrispondesse poi alle nostre aspettative? Se il nostro bambino ci apparisse estraneo, aggressivo, come una creatura malvagia, aliena o demoniaca? Doris Lessing parla di una maternità sofferta, indesiderata, sfata il mito della gravidanza e maternità sempre piacevole e felice. Tuttavia, questo libro per quanto accattivante e interessante, non ha soddisfatto del tutto le mie aspettative, mi aspettavo un pochino di più, un approfondimento maggiore di Ben e delle sue stranezze, e anche dello stato psicologico dei genitori.
 Tuttavia, offre un ottimo spunto di riflessione, e resta una lettura piacevole e interessante che comunque consiglio a chi voglia un libro che metta in discussione il concetto di maternità sempre idilliaca e gioiosa.

lunedì 26 giugno 2023

La virtù di Checchina di Matilde Serao ( in audiobook)

Letto in audiobook questo prezioso racconto di Matilde Serao, racconta la storia di una donna borghese sposata con un medico spilorcio, ma a differenza di Madame Bovary, è una donna dimessa, forse non disposta a fare il grande salto dell' adulterio. È scritto molto bene, e i personaggi sono ben caratterizzati da fare sorridere, ma ahimè poi il sorriso diventa amaro e laconico per la povera e triste Checchina, che non trova il coraggio di lasciarsi travolgere dalla passione per il duca di Aragona.

venerdì 23 giugno 2023

I tre moschettieri di Alexandre Dumas ( in audiobook)

Lungi da me dal dire che questo romanzo sia brutto, perché a quanto pare ultimamente occorre fare questa precisazione, che nell' esprimere una tua valutazione meramente personale e soggettiva, sulle impressioni e sensazioni positive e negative che un romanzo ti abbia suscitato, possa essere visto come se tu stia necessariamente dicendo che sia universalmente brutto, e se osi toccare un classico importante, ahimè, qualcuno alza i toni e si incazza di brutto. Quindi, chiariamo il concetto, io non metto in discussione la bellezza, la grandezza e l' importanza di un classico come questo e che ad altri possa piacere. Tuttavia, siamo qui sulla mia recensione, quindi non posso che dare la mia modesta opinione da lettrice che vi piaccia o meno, che la convidiate o meno, e capisco anche che possa non essere condivisa, ma gradirei che si restasse sul tema del romanzo, e che si argomentasse eventualmente su quello, delle ragioni per cui eventualmente sia piaciuto, anziché sparare sentenze campate in aria, gratuite e offensive sulla mia persona, così a casaccio, senza neanche conoscermi e sapere cosa leggo, semplicemente perché non mi è piaciuto un grande classico come questo.
Soprattutto, preciso che io adoro Dumas, ma, in questo frangente se non fosse per le sue grandi doti da narratore con novizie di particolari, per la sua cura e il suo stile unico e inimitabile nella scrittura, avrei probabilmente sospeso la lettura. 
Diciamo che i tre moschettieri ha un ritmo avventuroso, leggero e a tratti un po' frivolo, ovviamente non frivolo e leggero come potremo concepire i romanzi di adesso, quello che intendo è che rispetto al Dumas del conte di Montecristo si percepisce meno passionalità, minore psicoanalisi dei propri personaggi. Ovviamente, i tre moschettieri sono dei personaggi iconici, che restano nella memoria, per quanto inventati, sono dei personaggi che hanno un' identità precisa e unica nel panorama letterario e cinematografico. Dumas infatti è un ottimo caratterista e fisionomista sui personaggi che descrive e intende rappresentare, nulla da dire in merito. 
Il problema, o meglio quello che ho percepito è che non c'è quella suspence, quel coinvolgimento passionale e tormentato come nel conte di Montecristo. Ovviamente, è una storia completamente diversa, si respira proprio una maggiore gaiezza giovanile in questo romanzo, più all' acqua di rose, anche se ovviamente c'è un incommiabile ricostruzione di avvenimenti storici, perché è appunto è un romanzo d'appendice ma con una ricostruzione di un periodo storico ben preciso e con molti personaggi storici realmente esistenti alla corte di Versailles nella metà del 1600. È un romanzo carico di brio, di avventure e intrighi, da fare invidia alle telenovelas e alle soap opere in costume. Ovviamente, va considerato che a quei tempi non esistesse la televisione, e Dumas è tra i precursori dell' intrattenimento, perché descrive tutto con una tale accuratezza di particolari, da farti immaginare precisamente cosa stia accadendo con la stessa facilita con cui guardiamo adesso un film in TV. 
Qui, non si mette in discussione la penna di Dumas, e tanto meno la grandezza del romanzo, tutta al più è che la storia dei tre moschettieri molto probabilmente non è il mio genere. 
Ha pochi picchi emotivi, è meno emozionale e coinvolgente rispetto al Conte di Montecristo in cui si respira un' atmosfera più cupa, di sofferenza e trasporto passionale ed emotivo, in cui ero completamente immersa e provata dalla storia straziante del conte di Montecristo e di quella degli altri personaggi. Invece,i tre moschettieri è un romanzo allegro, non ho provato particolari guizzi emotivi, si manteneva sempre lo stesso ritmo per così dire giocoso, ma non giocoso per dire che non è scritto bene, è come una composizione di Mozart, ecco per rendere l' idea, penso tipo a quelle composizioni complesse e geniali di Mozart, che hanno comunque un ritmo allegro ed incalzante.
Però, io nei romanzi voglio lo struggimento, ricerco comunque il tormento emotivo e psicologico, voglio personaggi in difficoltà, che si mettano in discussione a livello esistenziale e che comportino anche delle riflessioni di fondo, e quindi non posso che preferire il conte di Montecristo, in cui ci si avvicina più a "Per Elisa" o al "chiaro di luna" di Beethoven.
Solo verso la fine, i tre moschettieri si incupisce, diventa meno nitido, e inizia ad avere delle sfumature più torbide e cupe, ma si percepisce che Dumas non voglia comunque strafare sul dramma, ma intenda mantenere un atmosfera briosa e vivace, nonostante le tristi sventure.
La parte che ho trovato più interessante del romanzo è stato il personaggio macchiavelico e diabolico di Lady de Winter anche detta Milady. 
Dumas si sofferma molto sulle abilità manipolatorie di questa donna, e le descrive così perfettamente bene, da farla apparire così risoluta e calcolatrice da renderlo un personaggio perfettamente lineare e realistico, tanto da suscitare una certa inquietudine. Poi c'è da considerare che questo libro è una trilogia, perché dopo questo c'è "vent'anni dopo" e il "visconte di Bragellone" e sarebbe interessante, vedere come prosegue se il ritmo del romanzo resti sempre sulla stessa andatura, o non ci sia anche un processo di crescita e formazione per esempio, sul personaggio più giovane , protagonista indiscusso Dartagnan che in questo primo romanzo appare molto giovane e ancora immaturo, forse, ancora troppo ingenuo e anche un po' troppo farfallone per i miei gusti, soprattutto in fatto di donne. Tuttavia, sarò sincera non so se troverò la forza e il coraggio di proseguirne la lettura, perché l' ho trovata un po' piatta a livello di scenari narrativi, avvenimenti fra personaggi, non mi ha particolarmente coinvolto, se non verso la fine, per il personaggio crudele di Milady e per il fatto che non abbia proprio un lieto fine, e anche sugli altri romanzi successivi in realtà non è che finisca fin troppo bene, quindi questo ritmo allegro e frizzante si andrà perdendo o semplicemente finisce male, pur mantenendo questo ritmo allegro? Non voglio spoilerare nulla, ma ho scoperto leggendo su Wikipedia che Dumas non è stato molto clemente con i suoi protagonisti ecco, forse per evitare che gli chiedessero di farci un ulteriore seguito, forse, anche lui ad un certo punto si era stufato e voleva darci un taglio netto, chissà.

martedì 20 giugno 2023

Il matrimonio moderno di Karen Blixen

Questo libro è un flusso di idee, pensieri e rappresenta  una presa di  posizione contro la società dell' epoca, ha dei picchi liberali e di pensiero femminista molto innovativo, se pensiamo che è stato scritto agli inizi del novecento.  Parla già di amore libero, non sancito dai vincoli del matrimonio e mette in discussione i dogmi religiosi, e l' importanza stessa del matrimonio come bene supremo, dopotutto non dovrebbe essere principalmente il sentimento, l' amore ad unire le persone prima di ogni altra cosa?!

martedì 13 giugno 2023

Don Chisciotte di Miguel de Cervantes

Se in un primo momento Cervantes entusiasma la lettura del suo Don Chisciotte strappando qualche risata, a lungo andare diventa solo insensato, caotico e avvilente. 
È un' ironia sottilissima quella di Cervantes, forse troppo anacronistica che si perde a causa del tempo e della traduzione, perché gioca molto sulla lingua spagnola, e questi giochi di parole in lingua italiana non si colgono e apprezzano a pieno come si dovrebbe. 
A quei tempi, nel 1600 doveva essere un gran romanzo, avventuroso, divertente e innovativo, ma adesso? Si fa fatica a comprenderlo, ad amarlo e apprezzarlo nella sua esagerazione e dilungagine.
Del resto chi lo ha letto veramente, dall' inizio fino alla fine? 
Tanto che si fa credere in una famosa canzone di Guccini e come in altre rappresentazioni cinematografiche che la sua amata Dulcinea del Toboso sia una prostituta, ma in realtà è peggio, non è che un miraggio, forse si suppone che non esista nemmeno, che  sia tutto frutto dell' immaginazione di quel mentecatto mitomane di Don Chisciotte e Sancio Panzo per farlo contento gli indica una contadina a caso e così lui crede che gli stregoni incantatori l' abbiano trasformata con un sortilegio in una contadina rozza. 
Sicuramente Don Chisciotte della Mancia è un personaggio che non si dimentica facilmente, insieme al suo compagno scudiero Sancio Panzo, e soprattutto sulla fine lascia il segno, una riflessione di fondo su quanto sia difficile la vita per chi è idealista e vive di sogni e illusioni, e quando svaniscono, si dileguano, i grandi sognatori muoiono appresso ai propri disinganni.  Don Chisciotte è un personaggio che fa acqua da tutte le parti, vuole essere a tutti i costi un cavaliere errante,  pur non avendone la stoffa, e non accetta la realtà, vuole vivere le stesse avventure lette nei romanzi cavallereschi, a tutti i costi. 
Può non piacere il romanzo, a me personalmente non è piaciuto, riconosco la sua grandezza e importanza, ma non è nel novero dei miei classici preferiti, tuttavia, ho amato il personaggio di Don Chisciotte, dopo tutto non si può fare altro che amarlo, per la sua ingenuità bambinesca,  e la sua bontà, onesta e idealismo smisurato. 
Suscita tanta disarmante tenerezza, perché nella sua pazzia lui viveva benissimo, ma la società lo voleva savio e così riportandolo alla stato della ragione, Don Chisciotte si spegne, viene fagocitato dalla realtà e sfiorisce insieme alle sue ardenti e tanto vane illusioni. Dopotutto anche se Cervantes lo racconta subito nell' immediato, senza troppi preamboli e descrizioni la scena di Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento, resta nella memoria e nella conoscenza anche di chi non abbia mai letto il romanzo, e pur avendola già sentita quando la si legge ruba lo stesso  una risata al lettore, anche nella sua prevedibilità.

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