venerdì 30 luglio 2021

Le amicizie particolari di Roger Peyrefitte

Le amicizie particolari di Roger Peyrefitte, romanzo scritto nel 1944, racconta la relazione segreta nel collegio cattolico di Saint Claude fra due giovani collegiali, Georges e Alexandre. Roger Peyrefitte gioca molto sui sottointesi e le allusioni, c'è molto di non detto nella storia, eppure, nonostante molte cose non siano state esplicitamente dette, si intuiscono. 
Padre de Trennes, professatore di cattolicesimo e castità si rivela essere ambiguo e torbido, molto più dell' amore innocente e segreto fra i due ragazzi. 
In nome della religione si mira a scoraggiare e a castigare l' amore dei due giovani, ma in realtà è tutta una profonda menzogna, non lo si fa più per religione ma per invidia e gelosia. Chi vive di repressioni condanna altri alla propria repressione.
Questo romanzo sconosciuto poiché non ci sono state altre ristampe, denuncia con coraggio la chiesa e le sue ipocrisie, soprattutto quei preti che sotto le mentite spoglie di predicatori, nascondono un lato oscuro, la perversione più aberrante, quella della pedofilia. Peyrefitte non si espone, non dice più di quello che dovrebbe, ma certe scene restano nella memoria, suscitando ribrezzo e rabbia, come quella disgustosa del prete che spia morbosamente i ragazzini mentre dormono, oppure il prete sorpreso con un ragazzino in camera. Eppure, nonostante tutto,  ciò che risulta peccaminoso e sacrilego dovrebbero essere due innocenti ragazzini che si amano? Questo romanzo è struggente e lascia tanto amaro in bocca, fa capire come spesso si faccia un cattivo uso delle credenze cattoliche, solo per portare avanti tacitamente le proprie abberazioni, mentre agli altri gli si potrà fare persino la morale?!  Riguardo l' edizione purtroppo è molto vecchia e presenta parecchi errori, non si azzecca mai un tempo verbale, azioni finite sono spesso prolungate nel tempo. Nonostante, queste imperfezioni di traduzione, ho amato molto questo romanzo, anche se lo stile di Peyrefitte non lascia il segno, ma è solo diretto a raccontare la storia.
Ho apprezzato molto la storia e la sua rappresentazione del collegio, il modo in cui lo ha reso nauseante con il suo rigore cattolico, ha perfettamente ricostruito al lettore l' idea di stare rinchiuso dentro ad un collegio di preti, in cui la religione pervade tutto e diventa un modo di vivere quasi claustrofobico.




lunedì 26 luglio 2021

Ritratto di signora di Henry James

All' inizio il libro entusiasma con la elegante e abituale consumazione vittoriana del tè inglese, descritta in modo così raffinato, più avanti diventa sempre più dispersivo e ridondante, è come se i fili della storia diventassero una folta ragnatela su cui destreggiarsi è sempre più difficile, per l' eccesso di parole intessute da Henry James, proprio come la tela di un ragno, ma anziché attirare il lettore dissertano ogni suo vivido interesse.
Il titolo è ben riuscito e coerente "ritratto di signora" perché davvero l' unico apprezzamento e merito da fare ad Henry James è di aver costruito una protagonista femminile così ben riuscita, anche se man mano perde sempre più il suo fascino.  Sicuramente, è un autore di difficile traduzione, perché ho trovato l'edizione italiana  in mio possesso della "Newton Compton editori" con tante spiegazioni a piè di pagina, riportando la difficoltà di dare la stessa resa delle parole inglesi con quelle italiane, soprattutto nei suoi giochi di parole. Poi, la scrittura pomposa e per nulla fluida, con tanta sovrabbondanza di "che" e ripetizioni sgradevoli e in questo complice una difficoltà nella traduzione. Probabilmente, è uno scrittore che si apprezza di più in lingua originale o forse mi sono accapparata la traduzione peggiore, eppure questa sensazione l' ho avuta con altri libri di Henry James.  Aldilà delle traduzioni, ho sempre percepito nello stile di Henry James della freddezza, o comunque un tono molto perentorio, impersonale e irritante, accompagnato a delle divagazioni manieristiche e superflue ai fini della storia. Spesso, ho avuto l' impressione che, persino Henry James nell' atto di scrivere non avesse chiaro lo sviluppo della storia, come se improvvissasse ad ogni pagina, lasciasciandosi semplicemente guidare dal flusso delle parole.
È plausibile che la storia possa dipanarsi mano mano, però, può diventare eccessivamente prolissa e dispersiva, quando non si hanno delle idee precise e il lettore può facilmente stufarsi. Intendiamoci, ho letto libri anche più lunghi e complessi, però come posso dire lo stile catturava l' interesse e l'attenzione e non ne avvertivo il peso, mentre qui è diventata una lettura difficile e pesante.
Henry James ricalca la mano su descrizioni analitiche stridenti, artificiose e in alcuni casi particolarmente vuote, unendosi alla pecca di una traduzione malriuscita. Ho trovato delle espressioni anche piuttosto stravaganti che in un classico del genere stonano alquanto "come la sua onestà era pari a quella di un compasso" , espressioni da Lewis Carroll in "Alice nel paese della meraviglie" non di certo da romanzo di Henry James, sarà complice la pessima traduzione?! Poi, in questo romanzo si arriva all' apoteosi dell' antipatia verso la voce narrante, per i toni spocchiosi e saccenti, con quelle analisi psicologiche irrilevanti. E mai come in nessun altro romanzo già letto di Henry James, ho pensato prepotentemente ad ogni capitolo "E quindi?". 
Superate le 200 e passa di pagine, dopo una noia mortale sembra smuoversi qualcosa. Devo riconoscere una cosa se la narrazione l'ho trovata piuttosto opprimente, nei dialoghi è stata piuttosto efficace e tagliente. Quando i personaggi parlavano, sembravano quasi ribellarsi alla penna di Henry James fin troppo insipida e confusionaria. Nei dialoghi i personaggi prendevano effettivamente corpo e vita,  si arrivava dritti al punto, avveniva un potente scambio dialettico che dà forma ai personaggi meglio di quanto possano fare le lunghe e barbose descrizioni di Henry James sulla loro psicologia, in cui induce solo l' effetto soporifero. Probabilmente, lo avrei apprezzato di più con una traduzione migliore e se fosse stato più mirato ad una narrazione più spedita e diretta, senza troppi giri di parole e queste lunghe sospensioni narrative ingiustificate, da apparire come delle prese di tempo per l' autore per decidere come proseguire la narrazione. Già, del resto sono i personaggi stessi che abilmente spesso prendono tempo, quindi lo avrà fatto anche lui, mentre scriveva.
Nel complesso un romanzo classico valido che rappresenta una donna con dei buoni propositi di emancipazione femminile, ma ahimè nell' ottocento essere donne moderne non era facile, si poteva cadere sempre nelle insidie dell' intrigo e inganno. Poi, c'è quella eloquenza tagliente e dialettica vittoriana che tanto amo, che mi affascina sempre, come se si duellasse a suon di parole, a scambio di botta e risposta. Tuttavia, lo stile di Henry James non fa per me, non mi ha particolarmente colpito, anzi l' ho detestato.



mercoledì 14 luglio 2021

Donne innamorate di David H. Lawrence

In Donne innamorate di David H. Lawrence, si indaga scrupolosamente sull'animo umano dell'uomo e della donna.
David H. Lawrence offre in questo romanzo profonde riflessioni sull'esistenza umana, in cui la morte, la vita, l'amore e l'erotismo si scontrano tutte le volte. Tratta argomenti scomodi Lawrence, con un lieve spirito autobiografico: Birkin rappresenta un ritratto sfumato di sé stesso, giocando con la realtà e la narrazione. Su molti punti si denota del marcato realismo nei personaggi: delle imperfezioni caratteriali così naturali e veritiere, con le loro incongruenze e complessità, da apparire così umani nei loro difetti e fragilità.
Non esiste un personaggio che non sia ben caratterizzato e credibile, persino nella loro negatività, si denota un perfetto realismo. 
Il finale nella sua leggera crudezza mi ha lasciato con il fiato sospeso, ma del resto non poteva esistere finale migliore e ben riuscito. Ho amato questo romanzo sin dalla prima e ultima pagina. 
Unica pecca è stata l'entrata in scena di Loerke, personaggio tedesco volutamente vile, viscido e abietto da diventare insopportabile. E poi perché parlava sempre in tedesco?! E nel libro non c'erano le annotazioni per tradurre cosa dicesse?! Giusto per rendermelo ancora più antipatico! Comunque, che altro posso dire, un romanzo che ha davvero tanto da comunicare, benché sia poco conosciuta come lettura classica. Di Lawrence si legge spesso "l'amante di lady Chatterley" per il suo erotismo spinto,ma posso dire che ho trovato questo romanzo molto più magistrale e accattivante.
A differenza di quello che possa far credere il titolo "Women in love", c'è poco di romantico in questo romanzo, si parla anche di amore, ma in una forma molto più ampia e controversa, ma parla più dell'amore e del disamore per la vita.
 Ursula e Birkin rappresentano l'accettazione dell'esistenza, anche con la loro routine e convenzioni, mentre Godurun e Gerald rappresentano il rifiuto della vita e del suo consueto svolgersi. È come se in fondo, Lawrence ci dicesse che bisogna trovare un modo per adeguarsi, un modo di accettare anche ciò che non ci piace della vita e guardarlo anche da un'altra prospettiva. Per Lawrence l'amore può essere un rimedio per rendere più sopportabile l'esistenza, ma non la cura dei propri mali interiori, infatti fa intuire che Birkin e Ursula hanno prima risolto le loro problematiche interiori e da lì sono riusciti ad instaurare una relazione serena e felice, ovviamente non priva delle insidie, noie e  monotonie della vita. Mentre Godurun e Gerald non avendo risolto i propri conflitti interiori, il loro amore è sfociato inevitabilmente in morte e distruzione. 
È profondamente introspettivo Lawrence, rispecchia alla perfezione i sentimenti umani, persino quelli femminili. I pensieri intimi e inconfessabili delle due sorelle Ursula e Godrun  erano così messi a nudo, da apparire così plausibili, reali e credibili, da mettere quasi in dubbio che siano  stati scritti da un uomo, che non da loro stesse.
Mentre, ammetto che in Hardy in "Tess d'Urbenville" per quanto mi sia piaciuto, l'ho trovato molto impersonale e artificioso, quando cercava di riflettere sulle emozioni e i dolori di Tess, sentivo la penna di Hardy farsi distante alle tragedie di Tess, mentre, invece Lawrence penetra nell'animo femminile, sviscerando tutte le inquietudini e desideri femminili, nello stesso identico modo in cui si rapporta con i protagonisti maschili, nella stessa identica misura, come se li conoscesse fin troppo bene e li provasse lui stesso.
Inoltre, a differenza di Thomas Hardy, Lawrence lascia comunque aperto uno spiraglio di speranza e positività, non sfocia del  tutto nel nichilismo e pessimismo oscuro di Hardy.
 Poi, Lawrence affronta con coraggio  persino il tema dell' omosessualità o meglio della bisessualità, parla del rapporto profondo tra uomo e uomo, di come questo rapporto ambiguo tra l' amore e l'amicizia sia indispensabile per Birkin, oltre a quello che ha instaurato con Ursula. Forse, proprio per questo ai tempi questo libro ha suscitato clamore, rischiando la censura e la querela.

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