lunedì 14 ottobre 2019

L'arte di non essere nessuno di Jan Quarius

"Jan Quarius" era solo un appellativo di  Maxim Labutti, un ragazzo di 23 anni, di origini moldave, appartenente al movimento "MOMAS"  (movimento maschile e di classe) e di Uomini Beta, che a quanto pare è morto nel 2016 all'età di soli 23 anni, scivolando sul greto di un lago o un fiume, mentre era ubriaco.  Gestiva anche questo blog : https://storieriflessioni.blogspot.com/

Momas/uomini beta: Movimenti contro il femminismo, rivendicano i diritti degli uomini, e come in tutti i movimenti  estremi si finisce per degenerare. 

Infatti, il suo primo libro è " I pensieri di un giovane maschilista", o almeno quello che ho letto e recensito per prima, criticandolo aspramente per via dei  suoi contenuti: https://librimaniaauroraadry.blogspot.com/2019/10/i-pensieri-di-un-giovane-maschilista-di.html

Nonostante le idee secche ed estreme, per molti versi non condivise, mi ha iniziato a coinvolgere il modo in cui questo ragazzo si esprimeva, così ho voluto dargli un'altra chance con quest'altro libro "L'arte di non essere nessuno".

Fortunatamente in questo libro, lui aveva  abbandonato l'argomento sessista, focalizzandosi su altro tipo di tematiche, tuttavia, su alcune parti il libro inneggia "contro qualcuno" di misterioso,  poi ad un certo punto spunta *isti , quindi si ce l'ha ancora con i femministi/ femministe, insomma per quanto ci sia un asterisco a fungere come censura, avendo letto il suo libro precedente, difficilmente non si intuisce il soggetto a cui è rivolto quello sproloquio acido e critico. 

Tuttavia, in questo libro si racchiudono anche una raccolta di pensieri interessanti su svariati stati d'animo vissuti da lui, nella quale mi sono tanto immedesimata, e anche tante linee di pensiero su svariati argomenti che possono essere condivisibili.

Si tocca anche  l'argomento del razzismo e la xenofobia che stanno molto a cuore a Jan Quarius, in quanto straniero che viveva in Italia. 

Descrive anche perfettamente la  difficile situazione lavorativa italiana,  per un giovane, quanto sia difficile inserirsi nel mondo del lavoro, in modo veritiero,realistico, e autobiografico,  risulta evidente che siano delle difficoltà realmente vissute in prima persona, e non qualcosa di costruito ad hoc. 

E' come un diario, su cui Jan Quarius, intendeva comunicare su svariati argomenti, idee, pensieri e stati d'animo che appaiono alcuni più o meno condivisibili, da qualsiasi giovane vivente nel nostro tempo.

Peccato che, Jan Quarius calca sempre un po' troppo la mano, con il suo estremismo eccentrico, ad un certo punto sfocia nell'omofobia, non si sa perchè se la piglia pure con i gay, non ci bastavano l'odio per le femministe?   Divagazione apocalittica e distopica dei figli in provetta, in stile matrix, dato che  c'è "l'epidemia dei gay", idea malsana, assurda e un po'  troppo antiquata, del tipo forse neanche le vecchie generazioni, ferme alle loro idee hanno elaborato un pensiero così perversamente omofobico, Questo libro ha tante insidie, tanti punti critici... momenti in cui vorresti abbracciare Jan Quarius per gli stati d'animo, pensieri e idee condivisibili e di immedesimazione, e altri in cui ti chiedi "Mammamia, ma cosa sto leggendo?" Ma non starò mica leggendo il libro di un pazzo? Tipo il mein Kampf?  

Tra le pagine si evidenzia il profilo di un ragazzo inquieto che non trova pace, si percepisce ansia, pessimismo, rabbia, eppure anche un' alone di speranza, uno spiraglio di luce intorno, ma anche tanta immaturità, impulsività e aggressività giovanile. 

Un altro argomento che ha attratto la mia attenzione è stato la depressione e il suicidio, queste due tematiche ricorrenti, più che altro il desiderio suicida mi fa sorgere il dubbio che la sua morte non sia stato un incidente, ma forse gli effetti di una ricaduta depressiva.

 E' un libro che secondo me, vale la pena di leggere, degli stralci di pensieri sui vari argomenti, non dovete necessariamente essere d'accordo con essi, ma può rivelarsi interessante per entrare dentro la mente/ la testa di qualcuno, capire le idee di questo ragazzo con delle idee estreme di difficile comprensione, impulsivo, rabbioso, critico e per certi versi apocalittico, in altri speranzoso, raggiungendo quasi persino tematiche pseudo zen e buddiste, c'è tanto bipolarismo psicologico in questo libro, quasi lo definirei un libro psicoanalitico contemporaneo. 
Poi è interessante questo concetto che si riprende spesso nel libro "L'arte di non essere nessuno"  che risuona più volte, contro una società che ci vuole "Persone di successo"," "Ricchi", "Famosi"," Importanti"e "Con un lavoro" e se non rispondiamo a questi canoni, non valiamo, siamo considerati i reietti della società.  

Jan Quarius come il Dalai Lama rivendica una spiritualità perduta nella nostra società, in cui i veri valori come l'amore, la passione, l'altruismo, la benevolenza e la gratitudine si sono ormai estinti, lasciando spazio solo ad una necessità di autoaffermazione smodata volta al nulla,  se non a rendere l'esistenza umana vuota e inutile. Questo libro è anche un po' se vogliamo anarchico, oltre che ad un'influenza buddista, ha delle venature punk, ovviamente il punk, quello puro, non quello moderno, che si chiama punk solo per moda, perchè fa più figo chiamarlo così, volto solo a vendere dischi alle ragazzette impazzite, ma dà quell'idea di disadattamento, incapacità e rifiuto di adattarsi ad una società che ci vuole in un certo modo,  seguendo uno schema predeterminato, infatti c'è anche un disgusto evidente all'idea di  matrimonio e paternità, secondo cui dovrebbero essere delle tappe obbligate per ogni individuo,

Non grido al capolavoro, questo libro ha tanti punti oscuri, delle linee di pensiero anche assurde e distorte, ma forse è anche per quello che bisogna leggerlo, per prenderne anche in un certo senso le distanze, e sviluppare maggiormente un pensiero critico,  analizzando i pensieri di qualcun' altro, come Jan Quarius, da cui in più momenti occorre saper prendere le distanze, saper discernere da essi, e sapere cosa prendere per buono e cosa buttare via.

Comunque, come lettura  amatoriale è abbastanza originale, leggera e gratuita su googleplay, è stata abbastanza gradevole e interessante, poi anche l'impaginazione è stata pensata apposta per leggerla anche su lettori piccoli come lo smartphone,da cui si può comodamente leggere, senza rischiare di perdere diottrie.








domenica 13 ottobre 2019

I pensieri di un giovane maschilista di Jan Quarius

Un libro che fa arrabbiare le femministe. È estremo, non si riesce ad essere del tutto d'accordo con i pensieri di Jan Quarius, che ovviamente per far valere le sue teorie si avvale di una visione minima dell' argomento, con un punto di vista prettamente maschile. Sicuramente, è vero parlare di "femminicidio" è estremo, si dovrebbe parlare di omicidio in generale, senza dare rilevanza ad omicidi di genere, perché vengono uccisi anche uomini e bambini... Tuttavia, Jan Quarius nei suoi pensieri che inizialmente appaiono non maschilisti, ma semplicemente contrari a "una distinzione di genere" nella quale appare sensato e lucido il suo punto di vista. Infatti, mi ero quasi chiesta perché si chiamasse " i pensieri di un giovane maschilista" dato che mi sembrava un libro piuttosto ponderato ed equilibrato nell' affermazione che non ci dovrebbe essere nessuna distinzione sessuale, affermando anche una considerazione interessante sul "razzismo maschile" che di contro si stia innescando. È vero, non dovrebbe innescarsi un meccanismo al contrario, una misoginia contro gli uomini, per garantire l'affermazione femminile, su questo ok, siamo concordi.Peccato che, il libro prenda una piega inaspettata e difforme da quanto detto prima.Si contraddice di continuo, senza seguire un pensiero lineare e sensato, finendo per sfociare in un apoteosi di assurdità, volta solo a denigrare il genere femminile, arrivando persino a sostenere che "Robin Williams si sia suicidato perché dovesse pagare gli alimenti all'ex moglie?" Ma che davvero?! Ora,sappiamo tutti che Robin Williams non possa essersi suicidato per una ragione simile, basta documentarsi un attimo e non sparare a vanvera la prima cosa che ci viene in mente.  Tuttavia, ho trovato in alcune sue idee degli spunti interessanti, peccato che come tutti i pensieri estremi, sfoci in una una posizione troppo netta e radicale, senza avere una visione completa e universale delle situazioni. Si va in unica direzione, quando si dovrebbe convergere in un punto comune, in un incontro fra i due punti di vista, maschile e femminile per raggiungere una parità effettiva.
Non si guarda mai, verso l'altra parte, quella femminile. Perché si è vero, forse in certe cose adesso le donne stanno prendendo piede. Ma nel mondo del lavoro la donna fa ancora tanta fatica, mio caro Jan Quarius, non ha gli stessi diritti, come sostieni tu, anzi tu sostieni sia una privilegiata.No, non è così, una donna molto spesso non viene assunta se é sposata, ha figli, oppure se dichiara di volerne avere, e non tutti i datori di lavoro "concedeno" la maternità, come se dovesse essere una concessione e non un diritto legittimo! Poi la donna vuole lavorare per darsi un tono moderno ed emancipato? No, spesso la donna lavora perché i soldi del marito non bastano per mantenere la famiglia! . Detto questo, decidete voi, se volete o no leggere questo ebook, e farvi venire il nervoso per molte costruzioni mentali così confluenti in un' unica direzione.

martedì 1 ottobre 2019

Il piccolo principe de Antoine Saint Exupery

Esprimerò un parere piuttosto controcorrente su questo libro, tanto osannato. Per giunta libro che si fa erroneamente leggere ai bambini... No, non è un libro per bambini, ma neanche per adulti...e forse, è questo che ancora non mi è chiaro del libro, la fascia d'età alla quale è rivolta. Perché se sei un bambino non sei abbastanza formato mentalmente per afferrare costruzioni concettual-filosofiche sulla vita, per quanto siano abbastanza elementari, fatico a credere che un bambino possa afferrare il significato delle parole di questo libro, che intende comunicare in ogni capitolo dei messaggi sulla vita, sull' amore e l'amicizia. Se altri lo hanno letto da bambini e lo hanno apprezzato, rettifico che questo è stato il mio approccio da bambina con questo libro. Paradossalmente da bambina, sono stati pochi i libri che mi siano veramente piaciuti e che mi invogliassero a leggere, "sembra che spesso i grandi" ti consiglino delle letture inadeguate.  Su una cosa ci ha preso i grandi spesso non capiscono proprio niente, e si impuntano a voler insegnare e spiegare ai bambini. Mia sorella si era imputata che dovessi leggere questo libro, e l'ho iniziato mano mano a percepirlo come un' imposizione bella e buona che ad un mio interesse proprio perché il libro in questione era anche parecchio strampalato e mi provocava il mal di testa, dato che non lo capivo proprio. Non l' ho mai finito di leggere da bambina, e lo rileggo adesso, alla veneranda età di 28 anni, trovando il coraggio di imbarcarmi in questa lettura tanto ostica e detestata da me. Superate le mie remore,posso dire che è una lettura carina, ma senza pretese. Nel senso, è tutto molto vacuo, non ci sono descrizioni, sembra tutto procedere su uno spazio bianco. Ora, capisco tutto, ma un minimo, qualche parola in più anche nella caratterizzazione dei personaggi, anche nello stesso protagonista non sarebbe stata male. Ecco, letto da una persona troppo matura, questo libro risulta povero, carico di luoghi comuni e forzature. Non metto in dubbio che il solfa delle "frasi fatte" di questo libro siano cariche di significato, ma il punto è che se me le piazzi sul testo buttate così a casaccio tra un capitolo all' altro,le parole perdono anche di significato.  E questo libro purtroppo ha la terribile pecca di essere molto decontestualizzato dalla trama, poiché essa è molto sfumata e traballante.  Nel senso, il piccolo principe incontra diversi personaggi nei vari pianeti che esplora,  e da essi trarrà sempre una spicciola morale sul mondo degli adulti e sulla vita stessa. Non è un libro avventuroso, appassionante per un bambino, dato che non dà neanche uno spunto su come possano essere questi pianeti e non stimola la fantasia, almeno nel mio caso non è stato così. Mi ha suscitato da bambina una certa inquietudine, l' idea di uno spazio vuoto su cui il piccolo principe si muovesse attorno ai vari personaggi, tanto da provocarmi un po' di ansia , oh sarò io che sono strana può anche essere. Il non definito, mi suscitava un emozione sgradevole. Adesso, da adulta, penso sia un libro leggero e carino, ma nulla di eccezionale, nel senso avrà anche delle frasi toccanti per il loro significato, ma si perdono in una trama scialba e non ben congeniata, dato che la storia doveva appunto, dare maggiore enfasi alle ridondanti morali auspicate, e invece...  Non c'è corrispondenza fra ciò che accade e ciò che si dice nella morale, nel senso anche il pilota che si affeziona al piccolo principe nel libro hanno parlato si e no una  volta, e non è stato reso così tangibile il loro rispettivo affetto, quindi la loro separazione come pretesto per parlare di amicizia, e che la lontananza non rappresenta un ostacolo per continuare a voler bene ad una persona cara o un amico, è sicuramente un messaggio bellissimo, ma è lontano da quanto avviene nella trama, nel senso che non lo hai percepita e vista questa amicizia, quindi non ne sei totalmente coinvolto. Ecco, questo non aiuta a sviluppare un'empatia con i personaggi essendo troppo sfumati e vaghi.  Di conseguenza, anche le belle parole del libro finiscono per diventare solo ridondanti divagazioni. Ma forse era proprio questo il senso della frase "L' essenziale è invisibile agli occhi?"  Questa amicizia è nata e sbocciata senza che il lettore se ne accorga, forse neanche il piccolo principe e il pilota se ne sono accorti, ma questo non cambia che ci sia.  Probabilmente, molte volte tante cose sfuggono ai nostri occhi, non ci accorgiamo della presenza e dell' affetto degli altri nella nostra vita, ma al momento della perdita e della separazione ci accorgiamo di quanto erano e sono stati importati, e continueranno ad esserlo anche se non li rivedremo e incontreremo più. Quando stabilisci un legame con qualcuno è per sempre, si ripresenterà sottoforma di ricordo qualora non vi rivedrete più.  Questo ultimo pensiero finale molto carino, ma secondo me poteva esserci più pathos trascinando un po' più il lettore nell' avvertire un minimo la nascita di questa amicizia e delineando meglio i personaggi principali.

domenica 29 settembre 2019

La coscienza di Zeno di Italo Svevo

"È un libro che a mio parere va preso con le pinze. Va letto in una fascia d'età tra i 25-30 anni, in cui sei già abbastanza maturo da poter comprendere un po' meglio, il senso di inadeguatezza per la vita, la costante sensazione di inettitudine e di malattia che Zeno si sente addosso. Riguardo il fatto che non sia scritto bene, anche qui, c'è da considerare che Italo Svevo fosse triestino e prima della seconda guerra mondiale Trieste non facesse parte dell' Italia, ma fosse appunto sotto il dominio austro-ungarico.  Inoltre, è un po' come Pirandello non ci si deve soffermare sullo stile di scrittura, ma più sull'accurata introspezione psicologica.  Zeno ripercorre la sua vita attraverso un diario-confessione, senza seguire un ordine cronologico, ma attraverso eventi cruciali e focalizzanti della sua esistenza quali: l'inizio della terapia psicoanalitica, la morte del padre e il momento in cui si sposa, per poi farsi un'amante fino al periodo in cui decide con Guido ( cognato e amico) di aprire un'associazione commerciale raccogliendo insuccessi.

Lo psicologo deciderà di rendere pubblico per vendetta questo suo memoriale, poiché Zeno non si presenta più alle sue sedute, concludendo di essere guarito o meglio di esser malato, come tutti gli esseri viventi, è la società stessa ad essere malata. Devo ammettere, che inizialmente il personaggio di "Zeno Cosini" mi era più simpatico sulle prime pagine, andando avanti il personaggio si deforma rendendolo per certi versi detestabile,eppure anche in questo si delinea la bravura di Italo Svevo nel costruire l' evoluzione del protagonista, che in fin dei conti non è buono ne cattivo, è solo umano. Andando avanti il romanzo, procede con alti e bassi, meno appassionante, con la storia del cognato Guido,fino ad arrivare ad un finale molto profondo e significativo, che auspica il senso di tutto il romanzo attraverso lo scoppio della seconda guerra mondiale a cui fa riferimento parlando di un' esplosione di ordigni (facendo riferimento alla bomba atomica). In questa parte conclusiva, il pensiero pessimista e decadente che l'essere umano guarirà solo al momento di perire, fino ad estinguersi. Questo libro mette in luce la crisi dell' uomo moderno, piena di buoni propositi che non trovano attuazione e lo sviluppo di nevrosi nuove, che adesso appaiono piuttosto vicine e contemporanee a noi, quali l' ipocondria  e il desiderio stesso di contrarre una malattia, per rendere la vita più sopportabile,  accarezzando l' idea di lasciarla quanto prima. Queste problematiche psichiche vengono messe in luce dall' avvento della guerra.  Solo esseri viventi malati, possono farsi la guerra tra loro, uccidendo la loro stessa specie.  

domenica 8 settembre 2019

La musa del dipartimento di Honoré de Balzac

Un libro poco conosciuto, di Honoré de Balzac, che rispetto a classici come "Anna Karenina", "Madame Bovary" e "l'amante di lady Chatterley"  tratta il tema dell'adulterio in un modo unico e differente, da questi acclamati capolavori poc'anzi citati.  

Honoré de Balzac è distaccato e retorico, potremo dire che non c'è empatia tra lui e i suoi personaggi. Un difetto o una peculiarità del suo modo di scrivere? Io direi, che la freddezza e il distacco tra narratore e i personaggi sia voluto e ricercato. 

Lo scrittore guarda i personaggi dal di fuori, li analizza, ma senza cogliere tutte le loro sfumature di azione e pensiero, non è un narratore onnisciente,si tiene sempre a debita distanza dai protagonisti, cogliendo solo quei particolari manieristici, calcolatori e doppiogiochisti. 

Balzac si prende gioco dei suoi personaggi, e i loro sentimenti romantici appaiono frivoli e superficiali, come in  una commedia teatrale da mettere in scena, fino a che convenga ad entrambi le parti. 
I sacrifici della protagonista, per il suo adorato amante, anche questi vengono trattati come qualcosa di artificioso e costruito, dato forse da un bisogno compensativo e psicologico della protagonista. 

Una necessità drammatica e teatrale della donna, di nutrire il suo spirito materno e da crocerossina verso il proprio amante.

Se da una parte, ho trovato la lettura veramente molto povera di sentimentalismo, molto più cruda e amara, come un continuo e repentino burlarsi di Balzac dei sentimenti umani, dall' altra ho apprezzato questo distacco, questo suo modo di vedere le cose dal di fuori, sarà che ho letto tanti romanzi che fanno tutto il contrario, da considerare originale e anticonvenzionale, questo stile farsesco e retorico di Balzac. È come se fossero solo i personaggi di una commedia teatrale, che mettono in scena diverse maschere, come più si conviene o più convenga a loro, la cosiddetta "Commedia Umana" ricorrente in Balzac, che in qualche modo richiama un po' vagamente il concetto Pirandelliano dell' "Uno, nessuno e centomila", ma in maniera meno spiccata e forte.


Intrinseco il pensiero Machiavellico "il fine giustifica i mezzi".

 E sulla conclusione del romanzo, ci sarebbe anche molto da discutere, dato che è un finale condito di sarcasmo e lascia anche qualche  spazio aperto, con un bel punto interrogativo, ma è voluto e ricercato questo margine di incertezza, a libera interpretazione o come nei migliori tradimenti, madre certa, be' sulla paternità non possiamo dire la stessa medesima cosa. 

Credo, che sia quello il messaggio, imbastito da Balzac volendo lasciare al narratore l' incertezza sull'identità del citato "procuratore generale", che recita  quelle fatidiche parole conclusive dell' intero romanzo, da cui si intuisce tutto e niente, ma una cosa è certa, un' adultera, resta sempre un' adultera.

Questo romanzo tuttavia, segna una rottura con tutte le regole sociali, sovverte l' ordine precostituito secondo cui un' adultera è condannata ad essere emarginata dalla società.

 Balzac sovverte il bigottismo e le regole della società, facendo si che l' adultera torni ad essere moglie, e a riacquistare la sua rispettabilità nella società, nonostante tutto, e forse pur mantenendo il suo ruolo di adultera, purché tutto avvenga lontano dagli occhi indiscreti?! 

Devo dire che come libro sconosciuto, è stata una rivelazione, ma se devo essere del tutto onesta è stato difficile in alcuni punti star dietro a Balzac, dato che il suo modo di scrivere è molto prolisso e carico di figure retoriche.

Ovviamente, il suo tono retorico e da commediante, richiede anche forse una conoscenza maggiore degli usi e i costumi dell'epoca in Francia, agli inizi dell'ottocento, e non avendo tali conoscenze, si può venir assorbiti passivamente da questo genere di lettura, senza riuscire a catapultarsi del tutto dentro.

Una cosa che sicuramente ho trovato interessante è stata la cura di Balzac  nella rappresentazione dei costumi sociali, il paragone sulla donna parigina e la provinciale, e ovviamente, per l' originalità del finale.  

Dinah è tanto superiore come donna da sovvertire tutte le regole sociali!  Un' idea di emancipazione femminile del tutto inaspettata,  in cui Balzac fa risuonare così forte l' intelletto e le qualità di Dinah come donna moderna,reclusa  in una società ancora troppo antiquata, bigotta e maschilista, ma da cui riesce ad uscirne vincitrice, o comunque salva dall' emarginazione sociale, ma dovendo, ovviamente, giungere ad un macchinoso compromesso, ritornare al ruolo di moglie così come si conviene. 

Tuttavia, senza troppi pesi sul cuore e sulla coscienza, Dinah come tutti gli altri personaggi è una calcolatrice nata,tanto quanto il marito e l'amante. 

Il saper dosare e soppesare le proprie passioni diventa un'abilità, per non soccombere dinnanzi i giudizi e le meschinità della società di quel tempo.





giovedì 1 agosto 2019

Ring di Koji Suzuki

Rispolverando la libreria, mi sono accorta di non aver mai postato una recensione su questo libro ed è un vero peccato perchè merita davvero, quindi voglio recuperare.


Questo libro fa parte in realtà di una trilogia horror (Ring, Spiral e Loop) che con molta probabilità non completerò, perchè non riesco a recapitare il secondo libro in italiano "Spiral", introvabile, persino su amazon, poi sinceramente dalle recensioni, non sono molto convinta che ne valga la pena.

Personalmente sono scettica sulle saghe, preferisco i libri a sé stanti, e  "Ring" nello specifico si presenta come un libro che potrebbe benissimo essere auto-conclusivo, semmai ciò che mi attira, a voler leggere il seguito è solo il modo di narrare di Koji Suzuki.

Da questo libro, è stata tratta un orribile trasposizione cinematografica americana, che distrugge e disintegra la valenza del romanzo.

Se proprio si vuole vedere un film su "Ring" suggerisco i film giapponesi, certo non sono proprio fedeli al romanzo, ma quanto meno mantengono la stessa cadenza ritmica del romanzo.

Il problema è proprio quello, gli americani concepiscono un horror spedito, immediato, senza lasciar spazio tanto al colpo di scena, perchè te lo aspetti, non si crea suspence, perchè c'è un leit motiv precostituito e seguito molto dall'azione, è tutto giocato sul cosa accade, mentre invece nei film horror giapponesi, non è così, procede tutto molto lentamente, in maniera quasi snervante,creando un senso di angoscia psicologica, nell' attesa che accade qualcosa, e quando succede si scatta dalla sedia, perchè è tutto così  improvviso e inaspettato.

Dalla quiete, si passa di colpo alla tempesta, e lo spettatore/lettore è del tutto disorientato e impreparato da quello che sta accadendo.

Non starò qui a scrivere tanto della trama,  che ovviamente è stata cambiata nei film, tipo che il giornalista è un uomo e non una donna, e altri dettagli significativamente interessanti, tipo sulla storia terribile di Sadako Yamamura, che poi lei sia un' ermafrodita, cosa estremamente taciuta nei film.

Più che altro quello su cui volevo porre l'attenzione, è che con questo romanzo Koji Suzuki abbia dato vita a un genere horror moderno, in cui le forze oscure si servono di elementi tecnologici :"La videocassetta, la tv, il cellulare...".

Forse a voler suggerire qualcosa di più insito e profondo al lettore, che non è tanto Sadako di cui aver paura, tanto più i mezzi tecnologici di cui si serve... Un messaggio implicito al progresso tecnologico? Una risorsa preziosa, ma allo stesso tempo può diventare un incubo, qualora se ne faccia cattivo uso.

Il libro ci trascina in una spirale di paure psicologiche, infatti non è tanto spaventosa in sé Sadako, non è la caricatura esagerata inscenata dai film, non esce veramente fuori dallo schermo.

E' più incentrato sul protagonista, sulle sue paure psicologiche sulla morte, e su quello che comporta aver visto quella cassetta, sapendo che inconsapevolmente la figlia e l'ex moglie l'hanno anche loro visionata.

Non succedono cose così forzatamente costruite ad hoc, per terrorizzare il lettore, semmai ci sono delle percezioni emotive e psicologiche del protagonista,  che creano un confine sottile  tra  suggestioni dal suo stato psicologico-emotivo e realtà.

E non si svela mai, se tutto quello che viene narrato accade realmente, o alcune di queste siano solo impressioni del protagonista, aleggia questo mistero che ossessiona il lettore, dando conferma ad una paura insita dentro di noi, l'intangibilità di una realtà oggettiva, anziché quella sfigurata dalle nostre percezioni.

Non fa paura nel vero senso del termine, semmai trascina il lettore nella disperazione angosciosa e inquieta del protagonista, costretto a fare delle terribili scelte per salvare la sua famiglia.

E' grottesco, cupo e soffocante,  proprio perchè gioca tanto sull'immedesimazione psicologica,  ad un ritmo lento, ma con un' oscurità incalzante e serrata, da cui non si vede via d'uscita.


Un vero peccato, che in pochi conoscano il libro e si limitino a vedere la trasposizione cinematografica americana, che ha del tutto violentato i contenuti dell' opera originale.

Come libro horror-psicologico meriterebbe di essere letto, almeno una volta nella vita, soprattutto se piace il genere, poi se piace lo stile di scrittura giapponese ancora meglio! Non è neanche pesante, si rivela essere talmente coinvolgente, che si può anche finire in un solo giorno, almeno io l'ho fatto fuori in un giorno solo!









lunedì 29 luglio 2019

Jane Eyre di Charlotte Bronte

Avevo sottovalutato l' inestimabile valore di questo romanzo, credevo che non potesse equipararsi, competere con "Cime tempestose" della sorella Emily Bronte, invece mi sbagliavo di grosso.
"Cime tempestose" è solo più famoso, e racchiude più un fascino grottesco, i protagonisti sono più cupi e maledetti, si percepisce più un senso di inesprimibile dannazione, più gotico, struggente e drammatico. I personaggi sono antagonisti di sé stessi, e forse per quello in me c'è un netto distacco a livello empatico con i personaggi e la vicenda, era come se il dramma dal mio punto di vista, se lo fossero anche un po' cercato.
Mentre invece in "Jane Eyre" per quanto i difetti caratteriali di Mr Rochester siano evidenti, non sono tali da rendere il personaggio cattivo, anzi molto umano e fragile, poi anche Jane è un personaggio più affine alla mia personalità, di indole apparentemente pacata, dotata di intelletto e forza di volontà, tuttavia di fronte le ripetute ingiustizie subite dalla zia non può fare a meno di ribellarsi. È molto accurata la caratterizzazione dei personaggi, sia nei loro aspetti caratteriali, fisici e anche a livello di vicissitudini, ogni personaggio  è ben delineato e descritto, certo avrei preferito meno pagine sul fastidioso cugino St John, con i suoi mega pipponi religiosi, ma quello è un altro discorso. 
Poi sicuramente è una storia molto più complessa e dettagliata di "Cime tempestose", perché narra la formazione e la crescita di Jane, senza trascurare alcun particolare. Poi dalla linea di romanzo di formazione, sfiora il genere gotico, facendo aleggiare a Thornfield, un mistero, urla, sogghigni e risatine provenire dalla soffitta. Poi c'è l' aspetto romantico della storia,gli incontri e i dialoghi fra Jane e Mr Rochester, a mio parere dalle versioni cinematografiche perde tantissimo, per ragioni ovvie di tempistiche, e poi si sa nei film la parte più focalizzante è l' azione, mentre invece la storia d'amore fra Jane e Mr Rochester è più giocata sul loro scambio di ruoli e battute, uno scontro e gioco dialettico, in cui appare labile il confine tra padrone e sottomessa. Il rapporto fra i due protagonisti è travolgente, perché Jane è un istitutrice, mentre lui è il padrone, ai tempi il rapporto non era per nulla paritario,appartenendo a due classi sociali del tutto differenti. Tuttavia, nonostante Jane appaia in apparenza sottomessa psicologicamente e sentimentalmente a Mr Rochester, andando avanti con il romanzo si intuisce che non è affatto così. Infatti Jane non accetta il suo amore scendendo a compromessi, lei se ne va quando le cose prendono una piega inaspettata, spiacevole e indesiderata, riuscendo a cavarsela anche senza di lui, dimostrando di non aver bisogno di Mr Rochester . Mentre è proprio lui, che non appena Jane se ne va, perde tutto. Senza andare nei dettagli del romanzo, è a tratti sottilmente  femminista, sebbene questa natura del romanzo potrebbe anche essere contraddetta da una vera fervente femminista dei tempi odierni, ma il romanzo va anche collocato in base all'epoca in cui è stato scritto. Dopotutto, trovo anche interessante e piacevole questa doppia natura ambigua di Jane sottomessa a Mr Rochester, ma allo stesso tempo indipendente, che piega per molti aspetti Mr Rochester, senza lasciarsi convincere a restare a Thornfield,nel momento in cui  non lo ritiene giusto, per la sua morale etica, tuttavia quando il legittimo impedimento  alla loro unione svanisce, torna da lui di sua spontanea volontà, mostrandosi compiacente e ben disposta a prendersi cura di lui. La frase "Ebbene, cari lettori, alla fine l'ho sposato" in questo caso sottolinea l'emancipazione di Jane Eyre, che sta a voler dire "io ho scelto di sposarlo"come mio pari, non per migliorare la mia condizione sociale, ma solo perché lo amo e voglio sposarlo.
C'è sempre un duplice rapporto di sottomissione e dominazione da parte di entrambi i personaggi. È come se Jane sappia sapientemente equilibrare la sua sottomissione a lui, pur senza piegarsi del tutto, anzi il più delle volte dominando la natura irascibile e violenta di lui.
Molti critici hanno ritenuto che il libro non dovesse annoverarsi nella letteratura inglese alta, per i suoi aspetti fiabeschi e inverosimili della trama, sicuramente c'è qualcosa di troppo  irrealistico che stoni, ma senza nulla togliere alla qualità delle pagine, del resto è un' evidente scelta stilistica di Charlotte Bronte, basta scrutare un attimo sulla sua biografia per cogliere l' influenza delle fiabe raccontate dal fratello. Non mi ha tanto infastidito lei, che trovi ristoro una volta fuggita da Thornfield in una tenuta in mezzo ai boschi desolati, che appare quasi misteriosamente, in riferimento alla fiaba dei fratelli Grimm che stiano leggendo le due ragazze della casa, che poi scoprirà essere cugine. Tutta al più coincidenza delle coincidenze sono tutti cugini, e Jane Eyre erediterà tutto dallo zio appena morto, diventando difatti una donna ricca e indipendente, insomma perché queste cose non succedono anche a me?! Queste sono le forzature che si potevano evitare, che  banalizzano un po' la storia. Per altri questa cosa era già insita nel cognome "Eyre" che starebbe per "ereditiera errante", tralasciando tutte le altre teorie marxiste e non, che siano state costruite attorno al romanzo da cui prendo fermamente le distanze, perché secondo me spesso si finisce per costruire attorno ad un romanzo dei significati che non c'erano assolutamente, sfinendo l' intero contenuto dell' opera stessa.
Per il resto cosa posso dire, un cinque stelle, devo dire che l' inizio del romanzo mi era parso un po' fiacco, ma poi più avanti il ritmo si fa sempre più trascinante, soprattutto per il modo in cui Charlotte Bronte riesce a descrivere i personaggi e il loro rapporto.
Di come riesca delineare le fattezze e i caratteri dei due protagonisti e a farli apparire affascinanti, nonostante siano appunto due personaggi brutti fisicamente, ma coinvolgenti e ammalianti intellettualmente.
Poi un aspetto parosistico che io personalmente ho amato per quanto faccia molto "Arsenio Lupin e i suoi travestimenti", come elemento non sense e farsesco,  Mr Rochester che si traveste da zingara veggente, questo aspetto  sbruffone e burlone di Mr Rochester l'ho adorato, segna una rottura  con il Mr Rochester  sempre depresso, serioso e rabbioso dei film. Tra l' altro un' altra profonda differenza è quella del macchinoso intrigo studiato ad hoc per sedurre Jane Eyre. Mentre nel film, Mr Rochester appare un uomo ambiguo, indeciso tra Miss Ingram e Jane, oppure fanno credere che sia Jane ad aver equivocato e che lui non abbia mai pensato di sposare Miss Ingram, be' nel romanzo è lui che ha architettato quest' inganno facendo credere a Jane di voler sposare "Miss Ingram" per fare ingelosire Jane e attrarla maggiormente a lui. Questo elemento cambia tutto, nel senso nei film questo aspetto sia  machiavellico e romantico di Mr Rochester si perde, rendendolo solo un uomo indeciso e ambiguo.
Concludo col dirvi, evitate di guardare il film, leggete piuttosto il romanzo e semmai solo dopo guardate le versioni cinematografiche, quella che per ora mi è parsa la più fedele al romanzo è senza dubbio quella del 2011, con "Micheal Fassbender" nel ruolo di Mr Rochester, e "Mia Wasikowska" nei panni di Jane,tuttavia anche qui c'è qualcosa che non mi torna tipo la scena in cui tenta di strangolare Jane, non cerca di strangolarla, ma la stringe per la vita non volendo farla andare via, alludendo eroticamente al desiderio erotico del suo corpo, in maniera ovviamente molto elegante e ben celata, quindi pensava di farla sua, ma dice appunto che prendendola con la forza sarebbe solo entrato nel suo guscio che racchiude la sua anima, mentre lui voleva ottenere appunto il suo amore, non il semplice possesso del suo corpo, e così vi rinuncia. Tra l' altro una delle parti più emozionanti di tutto il romanzo, che nel film si riduce  banalmente a poche battute riprese dal libro. Paradossalmente una cosa interessante sulla post-fazione, diceva che il libro suscitò scandalo, e verrebbe da pensare che fosse per la componente implicitamente erotica presente nel libro, e invece ad indignare il lettore dell' epoca era stato il carattere di Jane ritenuta troppo intraprendente e sovversiva come donna.
Cosa posso dire?! Se amate i classici, questo di sicuro è una tappa obbligatoria! E sono più che certa che non ve ne pentirete,non lasciatevi demoralizzare dalla mole di pagine, è un libro che superato lo scoglio iniziale, si divora e ci si ritrova ad averlo a malincuore terminato!

lunedì 17 giugno 2019

Gridare amore dal centro del mondo di Kyoichi Katayama

Premetto che avevo visto il film giapponese di cui ho dei ricordi anche un po' vaghi, ma me lo ricordo veramente molto diverso dall'opera cartacea.

Era triste,  ma in realtà il film si soffermava più su altro, era forse un po' più freddo e distaccato nei confronti della ragazza di cui è innamorata il protagonista, il film prendeva una piega più matura, meno da teen-dramma adolescenziale.

Mentre invece il libro è più incentrato sulla storia d'amore adolescenziale fra i due protagonisti Sakutaro e Aki, un amore vissuto in modo molto lento e delicato.

Ma sfortunatamente le cose prenderanno una piega drammatica, ormai proposta da moltissimi altri libri come in "Bianca come il latte e rossa come il sangue" Di D'avenia,  "Tutta colpa delle stelle" di John Green, "I passi dell'amore" di Nicholas Parks e moltissimi altri, ma si differenzia molto da essi, poichè è un libro uscito molto prima, lontano dalla moda del teen dramma adolescenziale per eccellenza.

Lontano dal clamore, e dal seguire degli schemi ben precisi del genere teen-drama, con ragazza morente a causa di un tumore incurabile, che se ne parla ormai in un modo quasi viscerale, da aver perso la sua originalità e persino la delicatezza nell'affrontare certe tematiche nel modo più adeguato e corretto.

Sembra  ormai che si voglia solo dare alla "storia d'amore"  uno spessore commovente e struggente, così da aggiudicarsi facilmente il titolo di "best-steller", perchè si sa che se finisce in modo tragico si ha una maggiore presa sul pubblico, e poi hai trattato una tematica delicata e allora..."Oh wow!",

Il problema è che bisogna anche saperli trattare certi temi, e anche saper aggiungere qualcosa di  NUOVO e di non già detto, soprattutto quando di libri così ce ne sono  ormai a bizzeffe.

Quindi direi che un libro come "Gridare amore dal centro del mondo" , letto adesso dovrebbe perdere la sua carica di originalità, e invece no, riesce a mantenere una sua identità, a distaccarsi dalla moda, va totalmente controcorrente, forse perchè è giapponese, e il modo di narrare è diverso, si percepisce una sensibilità e delicatezza particolare, caratterizzata anche dai silenzi, quegli istanti di riflessione fra i due personaggi sulla caducità della vita.

Non resta confinato a teen-drama, nonostante sia un libro fluente e immediato, che constà di soltanto 5 capitoli, e si può finire in un solo giorno...

Nonostante la brevità e la scorrevolezza, il libro racchiude una grande profondità emotiva, si respira in esso, una  delicatezza puramente giapponese, nel modo in cui vengano espressi i sentimenti  e le emozioni dei personaggi, la morte viene percepita in un modo unico, singolare e indistinto, silenzioso, lento...Non come le cose plateali a cui siamo abituati noi occidentali.


Un libro che vale davvero la pena  leggere, molto commovente e struggente, tuttavia, non sfocia negli eccessi del dramma ridondante e fastidioso, da diventare quasi viscerale e patetico,  ma resta  contenuto e realistico.

Non si riduce  neanche alla malattia, all'amore e alla  morte della protagonista, ma induce a riflettere sull'esistenza stessa, sulla vita e la morte a livelli molto alti, non da solito teen-dramma in cui la tragedia deve essere solo un pretesto per farci commuovere, ma in questo caso diventa un' intenso spunto di riflessione sulla vita stessa, raggiungendo quindi livelli alti narrativi, e rappresentando il processo di maturazione stesso del protagonista che si interfaccia per la prima volta con la scoperta della morte, perdendo una persona a lui molto cara.








Brutta storia innamorarsi di Deborah Lo presti

"Brutta storia innamorarsi" di Deborah Lo presti, allora partiamo dal concetto che stavo male, molto male quando decisi di leggere questo libro su google libri, e quindi mi sono detta ho proprio bisogno di leggere una cosa senza impegno, semplice e immediata, che non sia troppo stronzata, che abbia un minimo di autorevolezza, non le solite cose di wattpad. Ma devo ricredermi, dopotutto pubblico anche io su wattpad, e le storie di wattpad al confronto sono più avvincenti, e hanno quel qualcosa di più originale di questa storia.

Dopotutto ho scoperto, che in realtà chiunque può auto-pubblicare su google libri, e che alla fine non è una piattaforma tanto diversa e discordante da wattpad, in realtà non ha nulla di più autorevole, è solo un canale diverso, che trova forse più consensi perchè è in mezzo a pubblicazioni più serie e classiche.

Ma c'è una grande differenza su wattpad mantieni i diritti sulla tua opera, su google bè per quanto ne so, ne perdi parecchi, e quindi non tutti si rimettono a questo tipo di pubblicazione, non sono belle le regole dettate da google sulle auto-pubblicazioni, a me personalmente hanno fatto storcere tanto il naso.

Quindi visto e considerato che sia quasi sicuramente un auto-pubblicazione della ragazza, che probabilmente è stata revisionata da lei stessa senza l'aiuto di nessun'altro, sarò un minimo clemente, considerando anche che non sarà neanche maggiorenne.

Non lo so, da fonti certe, ma per scrivere una storia  d'amore in modo così superficiale e sbrigativo, deve per forza non superare i quattordici o sedici anni di età, o forse dato che ha parlato di lavoro, magari poco più che diciottenne.


Si respira tanta ingenuità, innocenza nel modo di raccontare la storia e anche tante scemenze da film rosa, che nella realtà non possono accadere nè ora nè mai.

Quindi cosa posso dire, è uno di quei libri inutili, di cui ne potevamo anche far a meno, bè sicuramente si, ma dato che è gratis e disponibile su google come ebook, e non credo neanche che esista la versione cartacea, non abbiamo sprecato cellulosa, come direbbe "Michela Murgia", quindi non sarà indetta nessuna vendetta dagli alberi, e quindi va bene così.

Tuttavia, posso dire che in certi momenti il libro sembrava quasi piacevole e accurato nel descrivere le situazioni lavorative di questa ragazza senza alcuna esperienza lavorativa, ci si poteva forse un po' immedesimare e rivedere in lei.

Siamo tutte state ragazze inesperte che si ritrovano a far i conti con un mondo del lavoro, duro e severo, e che se non hai il temperamento giusto e adeguato, in determinati ambienti lavorativi proprio non ti ci trovi e ti mangiano viva.
Ma poi la trama si perde, sfocia in una storia d'amore forzata e costruita a tavolino, solo perchè ci andava di costruire la storia d'amore...ovviamente ci deve essere il bad boy, figlio del capo, che non si sa perchè deve essere attratto dalla ragazzina acqua e sapone, solo perchè gli dà più volte un due di picche...vabbè...dite la trama non è originale, chi se ne frega, l'importante è come viene narrata, ma anche sulla narrazione, non c'è stile.
E' tutto molto scorrevole, immediato e con qualche falla di significato, dato che ha messo "un imparare", laddove ci sarebbe andato un altro termine tipo "conoscere", tuttavia ammetto non troppi errori, un'ottima revisione, abbastanza accurata per essere "un fai da te", ma la storia non ha spessore, non coinvolge, i personaggi sono solo abbozzi stereotipati da cose già viste, privi di una personalità propria e preponderante.

Non ci si svincola dai filmetti rosa, non si crea nulla di nuovo di fatto, non si dà carisma e charme ai personaggi, lasciando un vuoto e un senso di insoddisfazione per la perdita di tempo.

 Si, ok ne avrò perso poco, data la brevità della storia, ma davvero troppa pochezza... A volte prediligo piuttosto qualcosa di scritto male, ma che almeno abbia la parvenza di qualcosa di nuovo e innovativo, perchè almeno si corrono dei rischi, mentre questo libro sembra così studiato, calcolato e soppesato persino nelle parole, da non lasciare nulla di fatto...dato che assomiglia a cose già lette e viste, senza tracciare una propria personalità, non risalta in nessun modo.

Non pensavo che lo avrei mai detto, ma al confronto "cinquanta sfumature di grigio" è un capolavoro, dato che almeno assume una sua identità come genere, e i personaggi spiccano per la loro assurdità, e il libro bè per il suo modo di essere scritto male e con delle figure retoriche assurde e quasi imbarazzanti ti rimane impresso, mentre questo te lo dimentichi dopo due giorni, anzi non appena lo hai finito di leggere, ti chiedi, ma in bè cosa ho letto?! Nulla di nulla...

Bè c'è del potenziale, ma male investito, e così che riassumerei tutto il libro, "brutta storia scrivere, senza sapere che pesci prendere!" e   aggiungerei anche "brutta storia leggere, quando non stai troppo bene!".







Il signore delle mosche di William Golding

E' un libro che mi trascino da mesi, devo dire che me lo aspettavo più avvincente e invece... si è rivelato molto noioso, quasi soporifero per via dei tempi morti.

Ci sono state pagine e pagine, in cui ho sperato in una svolta, e invece non accade assolutamente nulla, ma è proprio così che doveva essere, è uno di quei libri tra l'amore e l'odio, lo odi e lo ami allo stesso tempo e con la stessa intensità.


Nell' isola  desolata in cui misteriosamente questi bambini si ritrovano, ci sono tre figure di spicco: Ralph e Jack che si contendono il ruolo di leader, e poi Piggy il bambino più saggio, cicciotto e timido,  che dà sempre ottimi consigli, ma non è alla ricerca del potere, alla fine non viene neanche preso in considerazione, ma  è sempre  bersaglio delle preso in giro di tutti.

Sicuramente è un libro che letto adesso, appare quasi scontato, dato che il significato della storia, è stato ripreso innumerevoli volte in serie tv, film e libri.

Il tanto famoso "Hunger Games" riprende questo tipo di storia, ovviamente in chiave distopica, perchè si sa che lo "youngs adult" associato alla distopia, ultimamente spopola!

Ma ahimè, "Hunger Games" non introduce neanche nulla di innovativo alla trama, dato che non modifica o altera un 'opera come "il signore delle mosche" ma si rifà persino ad un secondo clone giapponese già modificato e se vogliamo distopico "Battle royale" Di Koushou Takani.

Tolta questa piccola parentesi, possiamo dire che "il signore delle mosche" di William Golding è un libro che sicuramente ha segnato un'epoca,  di un indiscutibile valore che piaccia o meno, è un cult che ha dato origine a tutta una serie di altre opere, e di alcune potevamo farne anche a meno, ma vabbè questa resta una mia considerazione.

Quindi sicuramente, se lo avessi letto prima di aver visto tutta una serie di altre cose o di aver letto qualcosa di simile, sulla crudeltà umana e sul desiderio di potere che ogni uomo prova, di voler sempre sopraffare sugli altri, bè sicuramente lo avrei apprezzato di più perchè mi sarebbe apparsa come una cosa nuova, ma sfortunatamente letto adesso, bè perde tanto di significato.

Questa realtà cruda  in cui persino i bambini  perdono la loro innocenza, pur di voler prevaricare sugli altri, e alla fine riassume il concetto che una società perfetta sia un'utopia che le regole servono, e nonostante le regole vengano create, c'è sempre chi le adotterà per il proprio tornaconto.

Ovviamente chi è saggio e onesto, non sopravvive... ma qui voglio evitare spoiler...quindi non scenderò nei particolari.

Una cosa sicuramente curiosa, e dall' altra anche un po' noiosa, è stata la totale assenza del genere femminile, e continuo a chiedermi perchè non ci fossero bambine? Una scelta maschilista? O femminista? Forse Golding pensava che la presenza di figure femminili avrebbe dato più umanità alla storia, che le bambine avrebbero potuto essere più di cuore e  meno disumane, oppure che il genere femminile nella società non devono avere rilievo e potere decisionale...?! Questo per me continua ad essere un grande punto interrogativo.

Riguardo invece la presenza della "bestia", la visione poi di questa figura mitologica e immaginaria del signore delle mosche, ho notato che appariva solo a coloro che ovviamente avevano voglia di prevaricare sugli altri, quindi ovviamente una metafora sulla sete di potere, che alla fine non  ti riempie che soltanto di un pugno di mosche, ma non si ottiene nulla di fatto, infatti il libro termina con una riflessione più o meno simile, in cui fa capire che se fossero andati d'accordo tra loro, tante tragedie si sarebbero anche potute evitare, e che alla fine tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi e invece alla fine per il desiderio di potere e prevaricazione, hanno preferito farsi del male.

Sicuramente mi aspettavo, un po' più di azione, e qualcosa di più cruento, sarà che ormai siamo così abituati a scene di violenza efferata, che il signore delle mosche appare quasi una bazzecola di poco conto, anche se devo ammettere che verso la fine, non ho potuto far a meno di sobbalzare dal divano.

Nonostante la scena  di violenza non sia così dettagliata nella sua crudeltà, ha qualcosa che suscita indignazione e dolore, nonostante i tempi, risulta un libro ancora in grado di scuotere,  suscitando emozioni negative: di rabbia, costernazione e sdegno.

Inoltre devo ammettere che è un libro scritto stilisticamente bene, accurato nelle sue descrizioni, paradossalmente non è tanto in sè la trama e il significato del libro che ho apprezzato di più, ma le immagini che William Golding ti dà dell' isola, dei personaggi, dei loro pensieri e inquietudini.

Secondo me è un libro che va letto ad alta voce, per apprezzarne di più la carica emotiva, il suono delle parole e la potenza delle immagini, predominano più della trama e del significato stesso del libro.

 E dire che non ho neanche una delle traduzioni migliori e accurate del libro, ma devo dire che è molto suggestivo e coinvolgente nel modo di descrivere e narrare la storia, lo scrittore riesce a riempire quei vuoti e buchi che ci sono nello svolgimento della trama.

E' un libro molto contemplativo, non ne apprezzi la vera essenza se non lo leggi ad alta voce, infatti tutte le volte che mi è venuto a noia, è stato perchè ero costretta a leggerlo con gli occhi, per ragioni di forza maggiore.


















martedì 21 maggio 2019

L'alchimista di Paulo Coelho

Terminato a fatica, durante il mio volo per Parigi... Questo libro mi ha lasciato  un insoddisfazione tale che non lo consiglierei neppure al mio peggior nemico. Non  so come possa essere valutato come un buon libro, dato che davvero credo che sia il peggiore di Coelho, ok che non ne avrò letti molti, però da quello che ricordi "Veronica decide di morire" era più profondo e toccante, anche "Undici minuti" ti lasciava qualcosa, mentre questo il nulla più assoluto. Un libro patetico per la sua retorica scontata, che vuole essere uno di quei libri "new age" che ti suggeriscono di essere fedele ai tuoi sogni, ma senza riuscire efficacemente nell' intento.
Premetto che ne ho letti libri di questo genere, e non sopporto quando lo scrittore si atteggia da uomo saggio che vuole spiegarti la vita quando lui stesso sembra avere le idee piuttosto confuse e non affronta pienamente l'argomento, con vaneggiamenti insensati e luoghi comuni.
Si perché questo libro è la sagra dei luoghi comuni e della banalità... Ok sicuramente già non mi piace il genere, ma devo ammettere che ci sono stati libri che seguono questo filone che sono stati di gran lunga più efficaci per citarne qualcuno : Sergio Bambaren con "il delfino" oppure "il Gabbiano di Jonathan Livingstone" di Richard Bach.
Non so come sia possibile che molta gente valuti questo libro come un capolavoro, dato che è davvero inutile e insulso, stilisticamente povero, dato che Paulo Coelho  in altri libri ha dato prova di poter scrivere meglio di così.
Poi trama?! Una noia mortale e quasi senza senso...il sogno? La morale? Insignificante e  scontata.  Poi l'alchimista, dal nome ci si aspetta una buona parte di magia e misticismo, invece è solo un barboso espediente sul volerti dire di inseguire i tuoi sogni, anche se impossibili, molto irrealistico e insensato.
Ringrazio il cielo di averlo finito dato che non ne potevo veramente più, una gran fatica a finirlo.
So cosa direbbero molti, perché sforzarsi di leggere un libro che non ti piace? Be' io sono dell'idea che se un libro non lo finisci, non puoi essere del tutto certo che non ti sia piaciuto, per avere un' idea completa su qualcosa devi andare fino in fondo, sarà anche una forma di masochismo ma la penso così e faccio fatica a lasciare un libro in sospeso, mi rimane sempre il dubbio che più avanti, in fondo alle pagine ci sia una svolta inaspettata che possa farmi mutare opinione, ma ahimè non è stato questo il caso, brutto fino all' ultima pagina, l'unica consolazione è che stavo solcando i cieli di Parigi .

giovedì 28 marzo 2019

L'altra faccia di un ricordo oscuro di Yi Kyunyong

Era già da un po' di tempo che volevo iniziare a leggere qualche libro sulla divisione politica della Corea e ho deciso di iniziare da questo breve racconto. La storia è molto semplice, spedita e immediata, un uomo smarrisce la sua borsa con dei documenti importanti per il lavoro.
Da questo semplice episodio, andando alla ricerca disperata di questa borsa, sarà costretto a far luce nel suo passato. Un passato dimenticato, di guerra, che lo ha separato per sempre  da sua  sorella. E' un libro molto riflessivo, che fa pensare alla guerra e alle sue relative conseguenze di morte e sofferenza, un paese diviso a metà, che non riesce a riconciliarsi. Lo scrittore non ha voluto attribuire  un nome al protagonista, così da far rispecchiare nella storia un qualsiasi coreano del sud. La separazione del protagonista con la sorella è carica di significato, rappresenta metaforicamente la rottura e il distacco del paese in due parti,nord e sud. Fa capire e pensare a quanta gente ha smarrito i propri familiari, ha dovuto rompere qualsiasi legame familiare con quelli che erano a nord o viceversa. Breve ma intenso, un libro che lascia il segno con discreta eleganza.


martedì 26 marzo 2019

Il mondo deve sapere di Michela Murgia

Questo è il primo libro scritto da  Michela Murgia e narra della sua traumatica e tragicomica esperienza nel call center della Kirby, un aspirapolvere di produzione  americana accerima nemica del folletto.
In realtà inizialmente Michela Murgia teneva un blog in forma anonima in cui parlava e denunciava la Kirby per come trattava i suoi dipendenti, la pressione psicologica alla quale venivano sottoposti, e dal blog poi ne è stato tratto questo libro.
Motivo per cui non è una vera e propria narrazione, ma più un libro che si focalizza sulle dinamiche del lavoro come centralinista, riportando con sarcasmo e ironia tutto quello che effettivamente accadeva dentro al call center. E se da una parte il libro ci strappa tante risate, dall' altro se ripensiamo alla sua prefazione che parla della situazione italiana sul mondo del lavoro, ci accorgiamo che purtroppo quello che ci narra questo libro rappresenta una storia vera, una realtà sempre più preponderante nel nostro paese e la risata da allegra diventa amara se ci riflettiamo fino in fondo.
Un libro che con ironia e sarcasmo apre le coscienze, solo se vogliamo ovviamente aprirle fino in fondo.  Mi è piaciuto davvero tanto, perché è un libro davvero intelligente, le critiche, le osservazioni e le battute di Michela Murgia sono quasi sempre sensate e geniali, e ha questo suo modo particolare di giocare con le parole che diverte e ti tiene incollata al libro.
Mentre per quanto riguarda il film "Tutta la vita davanti" di Virzì, film che vuole essere una rivisitazione di questo libro, è tutta un'altra cosa, rappresentano certamente sempre uno specchio della stessa realtà, ma con un tono del tutto diverso.  Il tono del film è più serioso e drammatico, e per certi versi risulta anche meno efficace nel suo scopo, nella sua riflessione rispetto al libro della Murgia. Appare come il solito film trito e ritrito sulla condizione italiana di precariato dei giovani,senza dire nulla di nuovo, che non sia stato già detto in un milione di altri film del genere. Scontato, fastidioso, ripetitivo, inconcludente e insensato sul finale.  Unica nota positiva il film mi ha portato a indagare affondo e a scoprire il libro, che non gode di molta notorietà.  Sicuramente apprezzo comunque i film che trattino certe tematiche, rispetto a film italiani di cui potremo veramente fare a meno come le commedie stupide e i cine-panettoni, ciò che mi dispiace che non sia riesca ad aggiungere niente di nuovo in questi film, niente che non sia stato già detto fino alla nausea. Insomma non lasciano il segno, non hanno un tratto distintivo, rimangono tutti anonimi e piatti. Persino con la protagonista non c'è immedesimazione, rimane un personaggio lontano e distante da noi, nonostante dovesse invece rispecchiare innumerevoli giovani italiani senza lavoro e che per disperazione si buttano a lavorare dentro ai call center.

mercoledì 20 marzo 2019

A ogni costo Brenna Aubrey



A volte si ha bisogno di leggere qualcosa di leggero, qualcosa di davvero trash e kitch e così ho cercato su playlibri qualche ebook gratis, qualcosa di spensierato di tanto in tanto ci vuole.
Mi ritrovo la storia di una nerd di videogiochi che pubblica recensioni su un blog di videogiochi, che lavora come inserviente in un ospedale e che vorrebbe diventare medico, ma ahimè rimanda sempre il test, ovviamente poi entrano in gioco problemi economici per la quale decide di mettere all' asta la sua verginità in rete.
Allora inizialmente quando ho letto un'ondata di puritanesimo mi è salita addosso, poi ho pensato si trattasse di una storia vera avevo sentito una notizia di una ragazza che lo aveva fatto per davvero, ma alla fine ho capito che era cmq una storia inventata magari vagamente ispirata al caso di quella famosa ragazza che lo ha fatto veramente e si è innamorata del tipo che ha comprata la sua verginità. Vabbè oh, ognuno fa del suo corpo ciò che vuole.
Ovviamente la storia parte con il classico cliché dell' uomo ricco miliardario che sarà affascinante e che compra la sua verginità, naturalmente si innamoreranno, ovviamente ci saranno ventimila paturnie mentali e incomprensioni tra i due...insomma un classico se non fosse che hanno deciso che il tipo miliardario dovesse essere un programmatore di videogiochi miliardario, quindi il nerd, ricco e figo.
Devo dire che se non fosse per l' ostentazione esagerata della ricchezza di questo tipo di romanzi,  e per alcune pecche a livello stilistico, tipo licenze poetiche come "gemito aspro" che non so come faccia un gemito ad essere aspro, non so forse suonava figo l' accostamento di gemito con aspro, ma non ha senso a livello descrittivo, insomma togliendo il fatto anche che esista un seguito di cui non avevamo affatto bisogno, bè sicuramente non è poi così trash, anzi devo dire che è stata una lettura tutto sommato carina e senza impegno.
L'unica cosa che odio in questi romanzi è che devono sempre tutti essere degli strafighi, la totale mancanza di normalità e realtà, diciamo che in questo caso siamo lontani anni luce da cinquanta sfumature di grigio, per nostra fortuna, Adam è un personaggio meno pomposo e fastidioso di un Mr Grey e la protagonista è sicuramente più sveglia e intelligente di Anastasia.  E sicuramente la scrittrice ha preso meno licenze poetiche discutibili di El James. Forse per quello ho deciso di proseguire la lettura e dedicarci una recensione, dato che non mi è del tutto dispiaciuto, avrei anche dato un 3 stelle su goodreads se non fosse che l' idea che ci fosse un seguito mi desse troppo fastidio, dato che mi sembra una storia autoconclusiva  e il seguito di questi libri mi fa quasi sempre storcere il naso, dal farmi dire "E Basta  scrivi un'altra storia! Insomma fatti venire un'altra idea!". E poi ho apprezzato lo sforzo della scrittrice di affrontare delle tematiche pseudo serie, per quanto fossero un semplice contorno della storia. Non grido al capolavoro letterario, ma per un libro totalmente gratuito e spensierato devo dire che non è tanto male, certo poi mettere il seguito a pagamento a 5€ mi ha fatto davvero ridere, nel senso chi pagherà per leggere il seguito a quella cifra dopo che cmq la storia ha bene o male avuto un lieto fine sensato e quindi non è strettamente necessario leggere il seguito.
Devo anche ammettere che da una parte ho apprezzato il fatto che la scrittrice non abbia deciso di fare la furbetta di stroncare sul finale rimandando al libro successivo la lieta conclusione, come trovata commerciale di sicuro avrebbe potuto funzionare, certamente non su di me, ma su altre persone sicuramente si.
Un' altra cosa che ovviamente ho apprezzato è il rilancio dei nerd, perché i nerd devono essere essere visti come degli sfigati? Certo non saranno tutti fighi, straricci e cervelloni come Adam, ma neanche per forza dei cessi ambulanti. Poi diciamo che la protagonista mi è parsa davvero una più con spina dorsale e meno rincoglionita di Anastasia Steele e quindi se ha avuto successo cinquanta sfumature di grigio, non vedo perché questo non debba sfondare? Che al confronto mi pare un grande capolavoro letterario.

venerdì 8 marzo 2019

L' uomo che trema di Andrea Pomella

Questo libro  parla di un uomo  che soffre di depressione e ansia...e credo sia un libro molto vicino alla realtà, riporta alla perfezione tutte quelle emozioni e sensazioni che si provano quando "il male oscuro" si impossessa di noi e non sappiamo come uscirne. Faticosamente trascinare il proprio corpo da una parte all' altra, cercare di chiudere e spegnere il cervello, ma i pensieri negativi ci affollano la testa e ci sentiamo incapaci a gestire qualsiasi attività o impegno sociale. La sensazione che la vita ci sfugga dalle mani. Questo libro parla di tutte queste emozioni, è come un memoriale sulla depressione di un uomo, ma in realtà può essere vista come la propria, perché sono emozioni che ci accomunano tutti quando la depressione e l'ansia prendono il sopravvento su di noi. Sicuramente è un libro non molto facile da leggere, nel senso sicuramente a volte è un pugno al cuore e allo stomaco, ma è un libro che fa prendere coscienza delle dinamiche del nostro cervello e di quanto non sia così semplice, nel senso la depressione non è un periodo no, la depressione è una patologia che ti porti per il resto della vita, che farà sempre parte di te per quanto tu non lo voglia, è  quell' ombra scura che sta sempre dietro di te, che ti distrugge oppure se la ascolti con attenzione ti dà nuova vita... A volte la depressione avviene per una ribellione che avviene dentro di noi,la nostra mente si ribella alle convenzioni e a tutto quello che facciamo spinti dalla società che ci dice che dobbiamo ottenere determinati risultati altrimenti siamo dei falliti, che dobbiamo lavorare e portare a casa dei soldi pur facendo qualcosa che non è costruttivo e che non ci piace affatto.  La depressione nasce anche da un malessere, da una società che è malata, una società in cui devi dare il massimo ma in cambio non ti viene ridato niente. Una società in cui esiti, in cui hai sempre paura di non valere e non aver fatto abbastanza, perché sai che in fondo quello che farai non sarà mai abbastanza, ci sarà sempre qualcuno altro che sarà più bravo di te e che parlerà 5 lingue per aggiudicarsi un posto di addetta vendita o di gelataio... Comunque non era questo di cui stavo parlando, deformazione professionale da disoccupata pardon. Ecco il succo è che puoi essere depresso perché la società in cui vivi fa veramente schifo e anche questo libro lo suggerisce, però bisogna trovare una forza dentro di sé per reagire e non abbattersi, diciamo che questo libro mi ha lasciato tanto a livello emotivo e personale. Mi ha fatto capire tante cose di me, cose che ho ritrovato nello stesso protagonista per quanto riguarda la scarsa autostima, goffaggine e insicurezza, e a delle dinamiche mentali autodistruttuve che si scatenano per il quale finisci per autosabotarti. È un libro che straconsiglio a chi sta passando un periodo depressivo, può sembrare un paradosso, ma io penso che un periodo difficile vada affrontato e conoscerne le dinamiche è meglio, per quanto alle volte preferiamo fuggire e distrarci dal problema, ma in realtà è inutile e non è produttivo, fingere di non avere un problema è peggio del problema stesso, perché quando tu sai di avere un problema ti adoperi per risolverlo, ma se invece si continua a distrarsi e a fuggire dal problema, non lo si affronta e quindi non ci si adopera per trovare una soluzione.

mercoledì 13 febbraio 2019

Il grande Gatsby

Questo libro mi è piaciuto molto, l'ho trovato efficace e intenso, le descrizioni creavano immagini intense come quelle dei quadri impressionisti, senza culminare nell' eccesso.  E devo ammettere che ho trovato anche il film per certi versi attento a ricreare le immagini descritte nel libro, come se il regista non si fosse solo limitato a leggere la trama, ma che abbia effettivamente voluto riprodurre le immagini e le sensazioni del libro sul film.  Per quanto ovviamente il film perda sempre qualcosa sul significato stesso del romanzo, soprattutto quando mi piazzano delle musiche chiaramente moderne e discotecare creando un' eccessiva dissonanza con il romanzo. Focalizzando forse la storia un po' troppo sulle feste, e non sulla figura misteriosa di Gatsby nella quale serpeggia questo alone di mistero, un uomo ricco, ma che non si sa come abbia fatto tutti quei soldi, e nel romanzo si evidenzia quanto l'aspetto del come si sia arricchito appaia un aspetto irrilevante per la gente che affolla le sue feste, una domanda quasi sciocca da farsi. Una critica evidente ad un America superficiale e vacua, e non è tanto Gatsby ad apparire sbagliato e corrotto, ma appunto chi lo circonda, lui appare solo come un bambino che insegue un sogno e  pur di ottenere quel che vuole,  è stato costretto a ricorrere a dei sotterfugi.  Ma quello che ci insegna questo libro è che non si può tornare indietro e ricostruire tutto da capo, è così alla fine Gatsby è destinato a soccombere rincorrendo un sogno che non gli appartiene neanche più, che fa parte del passato, ma che lui insiste a voler rincorrere nonostante tutto.
Da questo punto di vista, devo dire che nel film anche la recitazione di "Leonardo di Caprio"l'ho trovata coerente con il protagonista del romanzo, quindi tutto sommato immaginarmi un "Leonardo di Caprio" non mi ha guastato la lettura, solo che ovviamente nel libro ci sono tanti messaggi e significati che nel film difficilmente hanno lo stesso impatto.
Un libro molto bello e piacevole da leggere, che non annoia quasi mai, perché ogni pagina e descrizione non risulta quasi mai inutile o prolissa, ma è strettamente legata alla narrazione della storia.  Commovente e struggente sul finale, in cui si intuisce l' ipocrisia della gente, che quando le feste sono finite non  si fanno più vivi, lasciando il protagonista alla sua triste e sciagurata fine.  Un mondo freddo, ambiguo e superficiale, che alla fine risucchia la vita di chi  racchiude ancora una certa purezza di spirito come quella di Gatsby.
L'ho letto tutto d'un fiato, piaciuto dalla prima all' ultima pagina.
Lo straconsiglio!




mercoledì 6 febbraio 2019

Il delta di Venere di Anais Nin

Capitata per caso su questo titolo, l'ho sentito citare molte volte quando si parla di letture erotiche,e così per curiosità appena l'ho trovato non ho potuto fare a meno di volerlo leggere.
Il libro è una raccolta di racconti erotici commissionati da un uomo anziano a degli amici -scrittori di Anais Nin, alla fine la sola che si è prestata del tutto all' incarico è stata proprio Anais Nin,  per bisogni economici. Non so se questa storia sia effettivamente veritiera, o rappresenti una scusante per giustificare l'alto contenuto erotico, del tipo "non volevo, mi hanno costretto a scrivere questo genere di volgarità" , anche se da una persona disinibita come Anais Nin che ha scritto pure un diario, che parla delle sue innumerevoli relazioni adultere, mi sembra alquanto inusuale, però potrebbe, appunto, aver iniziato da questo libro a lasciarsi davvero andare ad una vita più trasgressiva e disinibita.
Riguardo i racconti, posso dire che il primo non mi è piaciuto affatto, troppa superficialità di contenuti e un erotismo malato che sfocia in una pedofilia incestuosa e rocambolesca.
L' ossessione dell' uomo per il sesso che lo porta ad abusi sessuali, viene narrato in modo quasi  umoristico, come se dovesse fare ridere. No, assolutamente no, l'ho trovato di cattivo gusto.
Dagli altri racconti in poi, niente di ché e se vogliamo neanche nulla di troppo erotico e spinto, solo alcuni racconti sono  degni di nota "Elena" e qualche altro, in cui si tratteggia un' accurata sessualità femminile. Diciamo che non mi ha convinto del tutto, però va considerato che Anais Nin sia stata la prima donna a scrivere libri erotici, quindi come inizio non è male, poi ovviamente come in tutte le raccolte di racconti, ci sono racconti che piacciono di più e altri che stridono , una cosa che sicuramente ha attirato la mia attenzione è che in ogni racconto uno degli elementi che si ripete di continuo è l' adulterio femminile, peraltro un evidente spunto autobiografico dato che Anais Nin tradiva di continuo il marito. Sicuramente la figura di Anais Nin esercita un certo fascino e magnetismo, dato che ha parlato del piacere,desideri  e fantasie sessuali femminili senza peli sulla lingua. Chissà, forse gli darò una seconda chance, magari leggere i suoi diari potrebbe rivelarsi  ancora più interessante. Una nota positiva è che nei  suoi racconti non sfocia quasi mai nella volgarità, certo a volte è un erotismo molto sottile, per nulla efficace,  mentre in altri racconti le immagini sono più audaci con una  buona dose di erotismo graffiante e passionale, ma senza usare mai un linguaggio  troppo scurrile. Forse è più nelle azioni che i personaggi si rivelano essere il più delle volte scabrosi e indecenti, ma se si legge libri del genere si sa che si incorre nel rischio di voyaerismo, perversioni  e parafilie un po' spropositate o dell'atto sessuale portato quasi all' esasperazione.  Ma devo considerare che sono incappata in letture erotiche molto più spinte, in cui si toccano perversioni neanche più eccitanti, ma che nel mio caso ho trovato davvero disgustose, che mi hanno provocato sdegno e difficoltà nel proseguire la lettura come nel caso del "Vangelo di Eros" libro peraltro poco conosciuto di una scrittrice francese più moderna, che in questo momento non mi  sovviene il nome, ma che comunque era davvero qualcosa di illegibile, quindi  tanto di cappello ad Anais Nin, che comunque a parte alcune cose che possono piacere o meno, resta comunque equilibrata rispetto ad altri noti autori del genere, e mi piace il fatto che il libro abbia una  dimensione femminile del sesso, molto focalizzato sul piacere della donna, forse proprio per quello si chiama "delta di Venere".Si percepisce  nel romanzo una delicatezza e sensibilità comunque femminile nel parlare di sesso, come anche un forte desiderio di emancipazione femminile, come se si volesse appunto rendere chiaro e noto che anche le donne godono e provano desideri sessuali, cosa che magari ancora adesso  non è ancora ritenuta una cosa accettabile in una società cattolica, bigotta e maschilista. "Alle donne piace fare sesso", suona ancora come un tabù e difficilmente si trovano romanzi erotici così efficaci che parlano di donne consapevoli di se stesse e del proprio corpo e che decidono loro stesse come usarlo per procurarsi piacere.

mercoledì 30 gennaio 2019

Sorellastre di Tara Hyland

Di questo titolo vorrei fare una premessa il titolo originale è "Daughters of fortune" (figlie della fortuna) facendo espressamente riferimento alla caparbietà di queste tre  sorelle Elizabeth,Amber e Caitilin(la sorellastra)di ottenere fama e successo ognuna a loro modo, quindi il titolo italiano trae davvero in inganno, poiché avevo acquistato questo titolo da Amazon,sia per il prezzo irrisorio di 3€ , ma anche per la tematica, volevo un libro che parlasse a livello emotivo e psicologico del rapporto tra sorelle, e invece mi sono ritrovata in una storia parecchio asettica a livello di affetti familiari. Diciamo che la copertina trae tanto in inganno, o si pensa a qualcosa in stile romanzo rosa o comunque ad una storia dolce sul rapporto tra sorelle, e invece niente di tutto questo.  Per certi versi si è rivelato più di quanto avessi sperato a livello di trama, però mi aspettavo più che una raccolta di avvenimenti, anche qualcosa di più a livello emotivo e psicologico. Accadono tante cose, ma in maniera forse troppo sbrigativa, quando avrei preferito un approfondimento in più dei personaggi e della loro emotività, invece sotto il profilo emozionale mi sembra che il libro sia un po' freddo e comunque troppo immediato e superficiale. Diciamo che l'idea della storia e a livello di trama è molto carina, con un marcato femminismo che non mi dispiace affatto, che mostra delle donne caparbie, forti e determinate. Tuttavia ci sono troppi salti temporali, e troppe pagine che passano da un personaggio all' altro, lasciando in sospeso vicende che magari sarebbe stato più bello approfondire.  Poi in certi momenti mi sembrava che le protagoniste avessero diciamo la strada fin troppo spianata ottenendo forse con troppa facilità la fama e il successo, non so avrei preferito un libro un po' più realistico in questo senso, perché in molti casi era praticamente banale e scontato che le protagoniste sarebbero riuscite a spuntarla e a tirarsi fuori da tutte "le difficoltà" peraltro le difficoltà in molti casi per Elizabeth e Caitilin non ci sono neanche state più di tanto. Sarà che mi fa venire il nervoso un libro incentrato sulla storia di un' impresa di moda, su una stilista e la gestione di un' impresa e che non mi parli in maniera sensata delle difficoltà incontrate lungo la strada, perché che le protagoniste riescano ad aver successo ok, ma perché? A volte non sembra tanto che si impegnino, quanto più sono nate brave e fighe e allora la spuntano sempre, e gli va sempre tutto alla grande!  Forse Amber che si metteva nei casini da sola, bè è stato l'unico parte più interessante della storia, affrontando tematiche come la dipendenza dalla droga e la violenza sessuale.  Tuttavia anche sulla violenza sessuale, mi è sembrato un po' un argomento su cui l'autrice poteva fare maggiore leva, e invece ne parla come si una cosa che è successa, che scuote le protagoniste, ma non tantissimo in fin dei conti, e a me sta cosa lascia un po' di sasso. Nel senso NO,non ci siamo, posso capire la freddezza che permane la famiglia Melville, e che magari sono tutti un po' apatici e asettici, ma una violenza sessuale deve sconvolgere e stravolgere tanto una persona, insomma mi aspettavo almeno in quel frangente una dolorosa emozione espressa in maniera forte, e invece niente, il vuoto assoluto, come se avessimo parlato di un piccolo incidente come un altro, non so... cioè boh! Si, poi ovviamente viene un po' fatto intuire più avanti che quella vicenda abbia scosso il personaggio di Caitilin, però a me non sta per niente bene la superficialità della scrittrice nel descrivermi una scena del genere, quasi come se fosse quasi una cosa  naturale che succede. No, se vuoi sensibilizzare, toccando certi argomenti devi farlo bene, tipo dicendomi cosa prova Caitilin tipo ripensando a quella notte e invece no, per la scrittrice era più importante l'argomento dell' azienda di famiglia, ma scherziamo? Ma sul serio? Ora capisco, che da un libro svenduto a 3€ non mi posso aspettare chissà che grandi cose, però la cosa peggiore, è avere gli argomenti giusti da buttare sul calderone, e non affrontarli. Io non ho davvero capito perché gettare così tanta carne sul fuoco, se poi non hai intenzione di affrontare certe tematiche fino in fondo. E menomale che è nella collana della Mondadori "emozioni", quelle che in questo libro sono per lo più inesistenti. Ora anche sulle scene di sesso, io non ho capito perché parlarne in maniera così piatta, come automatismi pornografici, cioè questa è stata violentata e dopo tanto tempo trova il coraggio di concedersi ad un uomo perché lo ama e capisce di potersi fidare di lui, insomma un momento pieno di emozioni no? Almeno doveva esserlo, peccato che la scrittrice ti spegne letteralmente il cuore, facendoti anche cadere le ovaie.
Secondo me, era un po' indecisa non sapeva quale genere abbracciare, e alla fine non ne ha toccato profondamente nessuno , restando sempre così sul vago e scostante sui personaggi e le vicende.
Insomma ti fa letteralmente venire il nervoso, perché poteva davvero essere un libro più piacevole e coinvolgente, le idee c'erano tutte, ma per qualche strana ragione non si capisce perché si va sempre a parare da un'altra parte, un pezzo interessante viene subito interrotto sul più bello, e vengono approfonditi argomenti irrilevanti,del tipo riunioni di lavoro con termini tecnici di marketing e di azioni che chissenefrega! Cioè nel senso ok, va bene questi vogliono comprare l'azienda, ma non farmi il pippone con cose tecniche da broker,non interessa a nessuno! Piuttosto le cose importanti da leggere erano altre!  Insomma questo libro mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, perché c'erano tutti gli elementi interessanti che potevano rendere la storia carina, interessante e piacevole, ma la scrittrice ha deciso di stroncarli sul nascere. E poi il nosense, tipo Caitilin che se ne va di punto in bianco e abbandona quel disgraziato di Luciene, decidendo così di punto in bianco che non lo ama più e cambia addirittura città, ok...va bene... Vabbè è tipo "Loreley" di una mamma per amica questa. Dici vabbè ha capito che non lo ama più ci può stare, lo mandi a malapena giù e poi dopo a distanza di poche altre pagine inizia a pensare "Mi manca Luciene" Ma hai fatto tutto te! Lo hai mollato tu, brutta cretina! Insomma io i drammi che potevano essere evitati non li tollero nei romanzi, quelle cose costruite ad hoc dai personaggi perché mentalmente sono instabili non riesco a capirle e mi appaiono un po' inverosimili, dato che in questo caso bastava solo "Parlare!". Ora io capisco che noi  donne siamo complicate e lunatiche, ma non anche bipolari.
Come anche la questione del padre con la madre di Caitilin, suo padre voleva spiegargli la questione, ma lei tronca il discorso, e poi a distanza di tantissimo, quand'è incinta si sveglia di colpo e decide di voler scoprire la verità.  Ma tuo padre te la stava per dire, insomma dopo 580 pagine, decidi che vuoi scoprire davvero cosa è successo, forse svegliarsi un po' prima?!
Una cosa che ho molto apprezzato è stata la storia della prostituta, che inizialmente sembra buttata lì a casaccio, ma che più avanti acquista un senso logico, inoltre ho pensato che l'autrice volesse in qualche modo mettere a paragone la vita della sfortunata prostituta con quella di Amber e delle altre sorelle. Insomma, in conclusione, una vera delusione su tutti i fronti, vedrò di scambiarlo con qualche libro del" book crossing" della biblioteca di Tradate. Leggendo i ringraziamenti dell' autrice, ho notato che ha scritto che il libro era molto più prolisso e che coloro che glie lo hanno revisionato l'hanno aiutata a tagliare un po', peccato che forse nel taglio si è perso forse il coinvolgimento del lettore che viene sballottato da un arco temporale all'altro senza capirci più niente. Per esempio Elizabeth e Cole si sposano, bè ecco avrei voluto capire meglio quando hanno deciso di farlo, cioè nel senso i personaggi quasi si innamorano e neanche te ne accorgi, non ti fa vedere insomma quando scocca la reale scintilla fra i personaggi...avviene tutto come se dovesse avvenire perché così ha deciso la scrittrice, è tutto troppo piatto.

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