giovedì 14 giugno 2018

Il miniaturista di Jessie Burton

Appena finito di leggerlo con un misto di delusione,amarezza,ma allo stesso tempo inaspettata sorpresa.
Avevo comprato questo libro con un entusiasmo a dir poco febbrile, credevo fosse un libro fiabesco,sullo  stile di "Matthias Malzieu" e di "Neil Gaiman".
Inutile dire, che mi sono sbagliata, di fantasioso c'è  soltanto la figura misteriosa della miniaturista, che ricrea delle piccole miniature in cui prevede in un certo senso il destino dei personaggi, ma in realtà non è tanto l'elemento portante della trama, infatti il titolo è fuorviante. A dire il vero, è fuorviante anche la descrizione della trama sul retro copertina, che lascia supporre che ci sia una storia d'amore passionale, ma che purtroppo o per fortuna non c'è.
In sostanza, credevo di ritrovarmi in una storia d'amore ambientata verso la metà del seicento, ad Amsterdam, e invece mi ritrovo dentro ad una storia che è tutto l'opposto del romanticismo.
Nella ha 17 anni quando viene data in sposa al mercante Johannes Brandt, inizialmente si pensa quasi che tra i due possa nascere per davvero l'amore, da quel matrimonio sagacemente combinato,ma l'autrice in questo senso ha peccato di originalità e sadismo, volendo direzionare la storia su tematiche più forti, quali l'omosessualità e di quanto la legge e la chiesa fosse severa e ottusa da definirlo un reato da punire con la morte.
Temi sicuramente apprezzati, anche se inizialmente, da come si era presentato il romanzo il fatto che Johannes fosse gay mi ha particolarmente deluso, dato che in tutto il romanzo si rende evidente quanto Nella si sia innamorata di suo marito, e anche se lui non osa spingersi più in là di un bacio, sembrava che lo facesse per rispetto, in attesa di conoscersi meglio... Insomma mi sono sentita un po' presa per i fondelli dall' autrice, e questo mi ha guastato la lettura.
Ma alla fine sono contenta di non aver abbandonato la lettura, dato che ho potuto in un certo senso ricredermi. Non era il libro che mi aspettavo di leggere, ma nonostante tutto, si è rivelata una buona lettura, a tratti coinvolgente in altri un po' meno, con tante emozioni poco descritte. Inizialmente  i personaggi sembrano tutte bambole manovrate dai fili del miniaturista, senza alcuna emozione, ma solo alla fine si ha l'opportunità di scoprire a fondo l'anima dei personaggi. In fondo, il fatto che non sia una storia d'amore lo rende meno scontato, originale e sorprendente, anche se mi ha lasciato un certo amaro in bocca per l'epilogo crudo e amaro.
Aveva voglia di una storia più frivola e allegra, e invece mi sono ritrovata un romanzo ben scritto su una realtà seicentesca cruda e imperdonabile. Tuttavia anche se tra Nella e Johannes non è amore, si percepisce tra loro una complicità profonda, persino più intensa di quella di due innamorati,  dato che tra tutti gli sguardi, Johannes verso la fine  ricerca lo sguardo di Nella, della moglie che non ha mai toccato, e lei allo stesso tempo ricerca disperatamente il suo. Quindi mi è piaciuto o non mi è piaciuto? E' ardua la sentenza, credo che su molti punti la storia presenti dei profondi buchi neri, poca introspezione e  mi sarebbe piaciuto che il personaggio della miniaturista fosse ampiamente svelato, dato che il titolo è appunto "il miniaturista".
Tuttavia non posso neanche dire che sia un pessimo romanzo, posso dire che è carino nonostante sia noioso su molti punti, poichè l'autrice si sofferma su particolari superflui, anzichè soffermarsi su aspetti che potevano rivelarsi più interessanti, per esempio questa benedetta figura della miniaturista chi è chi non è, liquidare il senso della sua figura con un concetto meramente filosofico sull' essere fautori del proprio destino, non mi ha del tutto soddisfatto.


sabato 9 giugno 2018

Mathilda di Victor Lodato

Un libro che ha riscosso molto successo in America e altri paesi, sicuramente perché è un libro che arriva dritto al cuore.
Ho scoperto questo titolo per puro caso.
Ovviamente non è da confondere con Matilda di Rohal Dahl, quello è più un libro sul significato dell' essere bambini, questo invece tratta di ben altro, tocca una fascia di età più complessa, quella dell' adolescenza.
Alcuni hanno voluto paragonarlo al "giovane Holden", e per alcuni aspetti forse lo ricorda, ma non del tutto.
È una storia più moderna, più vicina ai nostri tempi.
Un'altro tratto interessante è che l'autore non accenni mai esplicitamente all' ambientazione, si fa fatica a capire che la storia si svolga in America facilitando un immedesimazione, rendendo la storia più vicina a noi.
La trama è in apparenza semplice e lineare: Matilda ha tredicenni, ed oltre ai drammi di tutte le adolescenti: il corpo che cambia, i ragazzi e le  riflessioni sull' essere o non essere, si trova a vivere un dramma ben peggiore, la morte di sua sorella Helene, aveva solo sedici anni quando un uomo la spinse sotto un treno e Matilda non riesce a darsi pace vuole scoprire chi sia stato ad uccidere sua sorella. Dinnanzi l'indifferenza dei suoi genitori che si chiudono nel loro dolore senza parlarne con lei, inizia ad essere dispettosa e a voler diventare cattiva per attirare l'attenzione dei genitori.
Non fatevi strane idee,molte recensioni e premesse stesse del libro traggono in inganno, Matilda non è banalmente uno di quei libro in cui una tredicenne gioca a fare la piccola detective. Non è un giallo adolescenziale, ma piuttosto un libro di formazione nella quale la protagonista intraprende un percorso di accettazione del dolore che la perdita di una persona cara comporti, quel senso di desolazione e di  colpa che attanaglia tutti quando si perde qualcuno, e si brancola nel buio alla ricerca disperata di  un colpevole su cui scagliare la propria collera. Un libro intenso,  riflessivo,  moderno, che ti fa scoprire cosa significa essere adolescente al giorno d'oggi.
Ormai lontana da quel periodo, pensavo sarebbe stato difficile ritrovarmi tra le pagine di questo libro, e invece no, l'autore è riuscito a coinvolgermi nella storia di Matilda.  Nonostante la drammaticità della storia, il libro non risulta pesante, ma abbastanza scorrevole, forse mette solo un po' malinconia e tristezza, ma si conclude con un messaggio propositivo.
Inoltre ciò che mi ha colpito di più, sono state le  forti e intelligenti riflessioni sul terrorismo. Si mette in discussione il vittismo americano, ricordandoci che gli oppressi non sono solo vittime,ma sono stati in passato carnefici, e gli stessi che adesso chiamiamo  "terroristi", in passato erano le vittime dei giochi politici e degli interessi economici dell' America e di tanti altri paesi.


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