In questo romanzo "Conversazione in Sicilia", tra i più famosi e capisaldi della sua scrittura si respira la nostalgia della sua terra natale, una Sicilia calda e accogliente, ma allo stesso tempo anche inospitale e povera, piena di contraddizioni.
In questa storia non accade moltissimo, semplicemente, il nostro protagonista intraprende un viaggio dalla Lombardia alla Sicilia, ritornando al luogo in cui è cresciuto, e da lì capirà le grandi differenze tra Nord e Sud, fino a giungere ad un' esagerata esaltazione del Nord, racchiusa nella figura quasi leggendaria e mitologica del "Grande Lombardo". Da una parte il protagonista vuole discostarsi dalla sua terra d'origine, ma dall' altra avverte una stretta appartenenza ad essa.
Il protagonista finirà per elogiare "l' uomo lombardo" in modo quasi imbarazzante, fino a sfociare in una forma di razzismo verso le proprie origini meridionali, come se, per essere dei veri gran uomini sia necessario possedere origini lombarde.
Tuttavia, la madre stessa smentirà le sue convinzioni, d'altro canto, dalle lunghe conversazioni riflessive con lei, emergerà che il vero "Grande Lombardo" non è che un miraggio.
In fondo, tra Nord e Sud non esistono tutte queste enormi differenze, anzi, spesso e volentieri, sono solo delle costruzioni dialettiche e mentali degli uomini.
Sono gli esseri umani stessi a volersi distinguere dagli altri, tanto da credersi con presunzione e arroganza tanto diversi, così da potersi distaccare, creando disparità e separazione fra loro.
Elio Vittorini conclude, intuendo che non esiste "il vero Grande Lombardo", così da farci intuire, che non esiste neanche un' Italia meridionale e settentrionale, ma esiste solo un' unica terra su cui viviamo.
Per quante differenze gli italiani potrebbero inventare e raccontare su di sé, in fondo, sono tutti più o meno simili e dovrebbero smetterla di arrampicarsi agli specchi, pur di sentirsi superiori agli uni o agli altri.
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