mercoledì 7 aprile 2021

Rosemary's baby di Ira Levin


Sulle prime pagine non mi ha entusiasmato moltissimo, magari, anche per gli impegni lavorativi e la stanchezza, unendosi al fatto che, spesso, il più delle volte, l'inizio di un libro non mi piace quasi mai. 
Difficilmente un libro mi attrae fin dalle prime pagine.

Comunque, mi aspettavo qualcosa di più, ha vinto o no un premio chiamato "Edgar Allan Poe" questo libro?!Eppure non c'è traccia di quello stile cupo di Edgar Allan Poe. 

C'è una sequenza di eventi agghiaccianti che potevano essere resi più cruenti e dargli uno spessore più inquietante, ma Ira Levin non è uno scrittore descrittivo, tutta al più si focalizza sulla psicologia di Rosemary e del marito. 

Questo libro se viene letto come horror appare piuttosto deludente e piatto, non c'è dell'intrattenimento con scene sanguinose e di grande terrore. 

Se invece, volete dargli una chiave interpretativa differente, appare grottesco e si rabbrividisce per l'introspezione dei personaggi. La domanda vera che, per tutto il libro mi ha colto impreparata è stato quel dubbio fastidioso per la testa: Ma c'è davvero la congrega di satanismo e il marito è un disgustoso  patriarca approfittatore, oppure è tutto dentro la mente di Rosemary?

Cos'è più spaventoso del libro? il bambino indemoniato nato da satana o il marito di Rosemary? Il ritratto di quel finto marito amorevole e docile, ma che in realtà detiene il controllo da sempre di Rosemary e per la sua ambizione manipola la moglie a suo piacimento? Poi, il finale lascia un senso di mistero insoluto, per quanto possa apparire vera quella realtà di satanismo il dubbio che sia tutta un'immaginazione di Rosemary resta al lettore, perché la scrittura di Ira Levin offre una verità non del tutto assoluta, ma labile e duplice, quindi nella conclusione del romanzo, si resta sempre con quella sensazione di incertezza. Poi, se ci riflettiamo in profondità, Rosemary voleva diventare madre a tutti i costi come si evince per tutta la lettura del romanzo, e in fondo lei come il marito appare un personaggio spregevole e vile pronta a tutto pur di diventare madre, e si contenta persino di crescere il figlio di "satana" lo accetta come " giusto" compromesso e sacrificio pur di ottenere ciò che più desidera. Il bambino non a caso non è cattivo o maligno, ma, imbronciato, vittima dei desideri e ambizioni scellerate di tutti i personaggi, di cui la stessa Rosemary decide di diventarne parte attiva. O un'altra chiave di lettura, forse più moderna è quella di un paradosso Rosemary voleva veramente diventare madre? O era solo imprigionata nelle convenzioni stesse di dover diventare madre a tutti i costi? Per sentirsi viva e donna? Togliendogli l'elemento fantastico dell'amuleto, potremo pensare che è tutto un processo, che è Rosemary stessa il mostro di sé stessa, intrappolata nelle sue convinzioni sociali dell' essere madre e poi si accorge di colpo che non dovrebbe essere così, ma poi nuovamente ricade nelle sue credenze e si lascia soggiogare da esse. 

Oppure, se fosse, dunque, Rosemary la vera cattiva? Sotto le mentite spoglie di un personaggio remissivo e devoto al marito, c'è un personaggio che in realtà porta a termine e realizza i suoi desideri a tutti i costi, mascherando il tutto sotto quella sua finta e apparente sottomissione sessuale.


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