domenica 13 novembre 2022

Chiedi alla polvere di John Fante

Un uomo vuole diventare uno scrittore, ma, a differenza di molti altre storie sulla stessa scia, in questa storia ci accorgiamo che il protagonista è quasi un visionario, pieno di sé e di manie di grandezza destinate a soccombere, scontrandosi con la realtà dei fatti. 
È una storia di aspettative deluse e di amori infranti e non corrisposti. 
Ha un aspetto romantico e drammatico, ravvivato e velato sapientemente dalla penna sarcastica e vivace di John Fante. Tuttavia, andando avanti la storia perde quel ritmo incalzante di humor, e diventa malinconico, laconico e quasi opprimente. C'è tanta crudezza, che ho trovato corrosiva e offensiva. 
Forse, i tempi sono ben diversi, e quindi un libro del genere può fare innoridire il lettore, tanto da metterlo a disagio nel proseguimento della lettura, perché il protagonista narra la violenza con una naturalezza e disinvoltura, come se fosse qualcosa di dovuto, di necessario, soprattutto a discapito di una donna mexicana, che pur dice di amare. 
Il razzismo e la misoginia è spiazzante, non so è un libro che va preso con le pinze, dai toni eccessivamente forti, e devo dire che dopo quella violenza insensata ho volutamente preso le distanze dal protagonista, quindi, ho sentito meno interesse e coinvolgimento nel proseguire. Capisco l' apertura e la confessione, forse, pseudo biografica e sincera di John Fante, che si autodefinisce comunque un farabutto e una canaglia della peggior specie, ma, è veramente difficile apprezzare un protagonista che picchia una donna, soprattutto, una che dice di amare per tutto il libro, perde di credibilità e di ammirazione. 
È un libro eccessivamente spontaneo, di una sincerità offensiva e spiazzante, senza alcun filtro, apprezzato infatti da Bukowski, riscoperto appunto da lui. 
Per me resta una lettura mediocre, che si perde nella sopraffazione di una povera donna straniera, che non ricambia i sentimenti di Arthuro Bandini o di John Fante, dato che verso la fine dichiara che la storia sia vera, e dice di aver amato veramente questa donna, ma di un amore feroce, seppur senza passione erotica, perché aveva capito sin dall' inizio che quella donna non gli sarebbe mai appartenuta, come se le donne potessero veramente appartenere ad un uomo. 
Non so purtroppo idee e visioni troppo antiquate nel ruolo di genere della donna, capisco anche che volevasi passare il messaggio di denuncia sociale sul razzismo e appunto sul genere femminile,  ma lo trovo di un' ipocrisia unica, un messaggio del genere trasmesso da uno che picchia e  perseguita una donna perché non lo corrisponde sentimentalmente, capisco anche, che le convenzioni sociali fossero altre, ma io credo che cosa è giusto e cosa è sbagliato non possa necessariamente derivare da una linea di pensiero culturale e sociale, è radicato nell' uomo. 

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