Nel complesso mi è piaciuto, anche se mi aspettavo qualcosa di più da quest' autrice. All' inizio, ho trovato la lettura molto monotona e deludente, dato che per molti capitoli non accade assolutamente nulla di rilevante. Più avanti , si fa interessante giocando sull' introspezione, perché del resto è un horror sottile, che gioca sullo stato di fragilità emotiva dei personaggi. Alla fine, Hill House non è una casa stregata nel vero senso del termine, non accade poi nulla di veramente paranormale, semplicemente la casa si nutre delle paure, insicurezze e angoscie di coloro che ci soggiornano.
È una suggestione molto forte, che dentro la casa si fa più ricettiva, soprattutto nei soggetti più malinconici e sofferenti.
Si evince in conclusione, che la casa non uccide tutti indistintamente, ma sceglie le sue vittime, scovando le prede più facili, cioè quelle più emotivamente instabili, sole e fragili.
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