lunedì 23 gennaio 2017

Il meglio che possa capitare a una brioche di Pablo Tusset

L'amaro in bocca che questo libro mi ha lasciato, nonostante l'abbia letto tempo fa, non mi è ancora passato.
Del resto dovevo prevederlo, non è un libro nelle mie corde, se così si possa dire.
E' un libro troppo alternativo e strampalato per i miei gusti, quindi dovevo aspettarmi che mi avrebbe lasciato una certa insoddisfazione nel finirlo.
Tuttavia, nonostante questo, sono contenta di averlo letto,perchè ha delle parti carine e divertenti.
In alcune parti, mi sono molto rivista nel sarcasmo e disfattismo del protagonista.
E inoltre è stato un modo per rivivere i ricordi del mio precedente viaggio a Barcelona.
Del resto mi ha attirato anche questo, il fatto che la storia sia ambientata a Barcelona e che lo scrittore è un informatico, dato che il mio fidanzato lo è.
E così mi chiedevo come potesse essere scritto un libro da un informatico, e in questo libro ho trovato la mia risposta.
Un libro pieno di tante terminologie da hacker e informatici,per creare una parodia del mondo informatico e quello reale.
Il protagonista paragona la sua vita a come quella di una brioche, che il meglio che possa capitargli è quello di essere imburrata e mangiata, ma con il rapimento del fratello, riesce a vivere un'avventura esaltante e più fantasiosa di quella dei film,e per una volta anzichè essere una brioche, diventa qualcosa di più, il protagonista figo della situazione, ma ovviamente tutte le favole sono destinate a finire, e si è poi costretti a tornare alla solita routine. Lui riconosce di non essere fatto per quel mondo, lui è fatto per essere un nerd, non il figo della situazione, e non è portato ad avere la vita comune degli altri, ma tuttavia è come se un po' dal finale capisse che la routine è la cosa migliore da vivere, tuttavia non saprei dire ma il finale risulta sconclusionato, dopo averla tirata tanto per le lunghe, sembra che l'autore non sapesse come terminare la storia e avesse deciso di concluderla di colpo con un finale dolce e amaro allo stesso tempo, e mi ha dunque irritato, perchè dopo i miei sforzi per terminarlo, sperando che migliorasse con il finale, alla fine si è rivelato "nosense".
Certo non è stato peggiore di "Ogni cosa illuminata" di Jonathan Safran Foer, ma quasi!
Non è stato deludente quanto "La casa del sonno"di Jonathan Coe, (inizio a pensare di dover escludere i libri degli scrittori che si chiamano "Jonathan")ma ci è mancato poco.
In conclusione ritengo che sia un libro bellino e spensierato, ma senza troppe pretese, che aveva dei buoni spunti, ma che si è perso strada facendo, però come primo libro di un informatico, forse è stato comunque un buon inizio, spero che Pablo Tusset migliori in questo senso, qualora pubblicasse qualcos'altro, potrei decidere di dargli un'altra chance con un suo nuovo libro, dato che il sarcasmo e la simpatia in questo libro, non mi è dispiaciuta, e si vede da questa nota simpatia il fatto che lo scrittore sia barceloneta, infatti il libro mi ha in alcuni momenti divertito e molto ricordato il mio piacevole viaggio a Barcellona, e potevo benissimo rivedere le zone da lui richiamate di Barcelona "Passaig de la Gracia", "il mercato della boqueria" e moltissimi altri luoghi, e monumenti della bellissima Barcelona, quindi un libro che tutto sommato ti dà anche quell'impressione di vivere le atmosfere, le vie di Barcelona, e anche un po' lo stile di vita e le trasgressioni dei barcelonesi.
Poi la copertina del libro molto, ma molto carina, ricorda molto una di quelle raffigurazioni d'arte moderna  che mi capitò di vedere al "Museo d'arte Catalunya", un museo gigantesco, di cui serbo un bellissimo ricordo.









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