Può essere anche di grande aiuto per capire tutte le dinamiche distorte che si innescano in un rapporto coniugale patriarcale e non del tutto paritario.
La storia di Tehmina è pesante, difficile da digerire, perché ci mette nelle condizioni di svelare un mondo chiuso e a sé stante, in cui l' uomo resta ancora padrone della donna, in nome opportunistico di una religione, su cui neanche crede.
Si sfrutta e reinterpreta il Corano secondo la propria convenienza, è sempre stato fatto così e si continua ad agire in questa maniera. Mi è piaciuto molto questo libro, perché nonostante gli enormi capitomboli della protagonista, si capisce in fondo la ragione profonda per cui ritornasse sempre da quel marito violento e tanto disprezzato, dopotutto, Tehmina spiega accuratamente le dinamiche della società pakistana, in cui si scoraggia il divorzio, soprattutto se è la donna a volerlo. Si innesca un meccanismo distorto, per cui è la stessa famiglia d'origine a tener legata la donna al proprio aguzzino, per non suscitare scandali, o perché Allah non vuole. Anche se, dettagliata nella sua amarezza, questa storia ha un lieto fine, è una storia di coraggio e rivincita personale di una donna contro un uomo possessivo e manipolatore, o meglio contro un intero sistema feudale arretrato.
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