Questa storia viene scritta nel 2014, ma tradotta e pubblicata in Italia nel 2020, casualità? Io non credo.
In effetti, nel leggere questo romanzo notiamo delle analogie con l' epidemia di coronavirus realmente esplosa nel 2020, e con un' epidemia vissuta nella realtà, in prima persona e recentemente, capiamo e cogliamo meglio le sfumature delle riflessioni di questo libro, anche se questo purtroppo, non basta.
La scrittura di Karen Russell risulta insufficiente, a soddisfare il mio palato letterario, mi ha lasciato un po' in sospeso e con un bel "ma" in sottofondo.
Forse, si poteva scrivere qualcosa di più, sviluppare delle riflessioni e argomentazioni maggiori su una tematica del genere.
È come se all' inizio del libro ci siano tante idee e spunti, ma poi l' autrice le esaurisce tutte in un solo colpo, quando in realtà la storia poteva andare ben oltre, giungere a qualcosa di più esaustivo e significativo, e invece niente.
Karen Russell perde la sua occasione, di scrivere qualcosa che possa restare nella memoria del lettore, e si ritrova a scivolare nel dimenticatoio nel novero di tanti libri distopici un po' tutti uguali e privi di spessore.
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