giovedì 9 aprile 2020

Intervista col vampiro di Anne Rice

È un libro che volevo leggere da molto, non essendo mai stata ampiamente soddisfatta dalla versione cinematografica.
E in effetti, devo dire che è uno di quei libri in cui la trama a livello cinematografico si appiattisce, si consuma in una sequenza di scene e avvenimenti, senza riuscire ad esprimere il senso di solitudine, amarezza e angoscia che permane nel protagonista.
Anne Rice è stata l' iniziatrice del genere moderno in cui si narra di vampiri, non i vampiri giovani di "Twilight" in cui essere vampiri è una figata, no per Anne Rice  significa perdere la propria umanità e mortalità è una fonte costante di tormento e rimpianto per non aver vissuto pienamente la propria umanità, non averla goduta e amata nella sua interezza e brevità. Non credevo che la storia fosse così riflessiva e profonda, e che fosse scritto così accuratamente bene, o almeno nella traduzione capitatami fra le mani neanche tra le più recenti, si ha una scrittura scorrevole, tuttavia non è una profusione di parole messe a caso, "Anne Rice" è perfettamente padrona dal suo stile, sa quali corde toccare, quali parole usare.  
I vampiri di Anne Rice sono affascinati, ma maledetti, vivono in uno stato costante di avvilimento e dannazione, fino a che tutte le emozioni diventano sempre meno importanti, perdono di valore in una vita infinita. 
Credo che sia uno di quei libri ingiustamente dimenticati, ma che merita assolutamente una lettura, per gli amanti del genere e non. Non è un libro che si limita a parlare di vampiri, ma scava più affondo attorno a cosa significa vivere in eterno, e al significato stesso della morte. 
Parla più del valore della "morte", senza di essa la vita stessa diventa priva di senso, non si apprezza il reale valore dell' esistenza. La morte stessa per i vampiri diviene un dono per le loro vittime, perché qualcosa per loro di costantemente irraggiungibile. Si riflette anche sull'amore e tutte le sue sfumature, una costante ricerca di questo sentimento che diventa effimero e deludente. L' amore platonico di Louis per Claudia, la bambina vampira e la sua insofferenza per restare sempre bloccata nel corpo di una bambina, nonostante la sua mente divenga sempre più quella di una donna matura.  Lestat e la sua eterna noia,che cerca di colmare con il lusso sfrenato e frivolo, o con nuovi abili modi sadici di cacciare e uccidere le proprie vittime per berne il sangue.
Louis che invece rinnega la sua stessa natura di vampiro, cercando di nutrirsi solo di sangue animale, odiando sé stesso e il suo bisogno disperato di sangue umano. Cibarsi di loro, bere il loro sangue diventa un modo per godere di istanti di umanità, quando si succhia il loro sangue ci si nutre per un attimo della loro esistenza, della loro umanità, e il corpo perennemente freddo dei vampiri diventa caldo e il cuore batte all' unisono con quello della vittima. L' uccisione e il cibarsi diventa un atto romantico, un modo per provare ancora emozioni umane, non è solo riempirsi lo stomaco, ma un metodo per colmare il vuoto emotivo dei vampiri, privati delle loro sensazioni umane.






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